Spettacoli

Elio e le Storie Tese tumulati a Barolo

È giunta al termine la cerimonia funebre iniziata ad Assago in dicembre. Quattro ore di concerto, tanti ospiti e occhi lucidi per l'addio al Complessino

(Elio Tull - foto: Riccardo Medana)
2 luglio 2018
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Le Langhe, terra di grandi vini nella quale gli astemi possono comunque sniffare tartufo e vivere la psichedelica allucinazione di nuotare dentro un mare di risotto mantecato nel quale il naufragar, più che dolce, è primo piatto.

Questa introduzione di carattere poetico-culinario che collega con totale irriverenza le Marche, il Piemonte e l’Lsd è stata scelta appositamente per distrarre il lettore, che una volta finito su questa pagina si sarà chiesto: “Ma come, non ne avevate già scritto?”. Per chi si fosse perso le ultime vicende di Elio e le Storie Tese, il ‘Concerto definitivo’ di Assago listato a lutto del 19 dicembre 2017 era diventato a grande richiesta un ‘Tour d’addio’, aperto da un non previsto invito al Festival di Sanremo. Tour funebre del quale Barolo sembra essere la pietra tombale. Fine dell’introduzione.

L’ultimo volo di Supergiovane, il Circo di Rocco Tanica

Se si è presa l’autostrada, a Barolo si arriva da Alba, ma la strada è chiusa già dall’alba. A dare un senso alla maiuscola e all’indegno gioco di parole ci pensano già dal primo pomeriggio i bus navetta che portano le fave (i fan di Elio e le Storie Tese, popolo trasversale che veste a metà tra un rigoroso no-logo e un meno impegnativo abito che non fa il monaco) in Piazza Colbert per il ‘Collisioni 2018’, annuale e testuale ‘Festival di letteratura e musica in collina’, una specie di Moon and Stars piemontese con annessi dibattiti e letture non svizzerotedeschi.

Fa caldo, a Barolo, e il sole batte dritto sul palco fino a sera. Bianche pagode riparano gli artisti in prova, teli di cotone e parasole da parabrezza salvano monitor e tastiere dal cortocircuito.

Per sintetizzare le quattro ore di spettacolo che solo Bruce Springsteen, si può andare al massimo per istantanee significative: Elio che sfoggia parrucca riccia e, più tardi, canotta da muratore; Cristina D’Avena che duetta in ‘Piattaforma’; Piero Pelù con sopracciglione unico in ‘Regime di cuori’ (versione in chiave berlusconiana del classico di Litfiba); Filippo Graziani che del padre Ivan canta assai bene ‘Monna Lisa’; i The Kolors, ai quali vengono ceduti gli strumenti, che eseguono ‘Shpalman’ (dimostrando di avere meno botta dei proprietari, già 50enni); Geppi Cucciari in lacrime, Mariottide-Capatonda geneticamente triste, Sir Oliver Skardy in persona sul palco per la coda di ‘Uomini col borsello’.

La piazza osanna per l’ultima volta Mangoni, e l’artista ‘a sé’ invita tutti a Campovolo 2021, inesistente raduno del quale sarà l’unica stella. Il suo volo a planare nei panni di Supergiovane sulle poltrone dell’Ariston, lo scorso febbraio, fa qui il paio con lo stage diving, gesto profondamente rock (vedi foto). Che non si tratti di un concerto come un altro si ha certezza quando Rocco Tanica riprende per una sera quello che fu il suo posto fisso fino all’aprile del 2016, data del ritiro dai concerti, non dalle vicende degli Elii. Espletata la pratica ‘Cara ti amo’, il suo piano elettrico apre ‘Il Circo discutibile’: “Ha voluto farcene dono”, spiega Elio, dichiarando del Tanica la piena paternità autoriale di un piccolo capolavoro di sensibilità che non va raccontato, ma ascoltato.

‘Assolo di pianto’

Merito del funeral planner, con puntualità e ordine tipicamente svizzeri, i bus navetta attendono tutti al cimitero. Ma in molti preferiranno un paio di chilometri a piedi per sentirsi parte dell’esodo di un popolo smarrito, aggrappato a un “Arrivedorci” che porta con sé anche una mezza speranza.

Che si sia in presenza di una fine, o di una lunga pausa, lo raccontano gli occhi lucidi, molti. Due per tutti, quelli della coppia di genitori abbracciati ai figli, due cuccioli d’uomo addormentati che fino a un’ora prima cantavano a memoria ‘Il vitello dai piedi di balsa’, incluse le parolacce, volgarità sublimate dalla musica che oggi fanno quasi tenerezza.

Mentre la band è nel tratto di palco proteso verso il centro della piazza a stringere mani, il web pacifico di chi ha amato l’entità non replicabile chiamata Elio e le Storie Tese sta già regalando amore: “Non è bello che ci lasciate soli contro questa umanità”, scrive Dan; “Grazie per avermi rovinato la giovinezza”, aggiunge Mimmo; “Certo che sciogliervi con Salvini al governo è proprio da carogne”, digita Andrea. Vince Bruno, con una cosa da musicisti: “Assolo di pianto”.  

Barolo, Collisioni Festival, 29.6.2018 - il concerto integrale

 

 

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