Culture

La morte li fa belli (al funerale di Elio e le Storie Tese)

Concerto Definitivo (particolari)
21 dicembre 2017
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C’è scritto “R.I.P. Elio e le Storie Tese” sulla lapide che funge da fondale al palco a forma di bara del Concerto Definitivo, andato in scena martedì sera in un Forum di Assago sold out. Epitaffio che fa il pari con il libro delle firme all’entrata, sul quale si legge il cordoglio del popolo degli Elii (qualcuno scrive “L’ultima volta che vi ho visti, infatti, non mi sembravate proprio in forma”). Sotto il poster del concerto, lumini di Padre Pio e corona di fiori. Altre corone sono ai lati del palco e appese qua e là per il palazzetto.

Il Concerto Definitivo, nel frattempo, è diventato provvisorio a causa della chiamata a Sanremo ricevuta dal direttore artistico Claudio Baglioni, come spiegato da Elio nella conferenza stampa in diretta streaming lo scorso lunedì. Un incontro con la stampa a colpi di supercazzole («Abbiamo deciso di scioglierci durante il tour europeo, per contrasti sulla gestione del bagno chimico del bus. A 50 anni suonati ognuno ha i suoi problemi») e qualche verità: «Siamo stati sommersi da un’ondata d’affetto. Giorno dopo giorno si è affacciata l’ipotesi di fare un tour d’addio». Così, il Concerto Definitivo è diventato un Tour Definitivo in memoria di Feiez (al secolo Paolo Panigada, scomparso 20 anni fa). Il percorso di 11 date da Brescia ad Acireale e ritorno non include fermate ticinesi. Entro il 30 giugno – «La data di scadenza del gruppo» indicata da Faso – un ultimo addio milanese del quale ancora si deve stabilire il dove. Per venire incontro a chi, al di fuori della Lombardia, ha acquistato il tagliando per il concerto di martedì scorso , c’è un biglietto omaggio per uno spettacolo nella regione di residenza.

Aperta dal manifesto ‘Servi della gleba’, la messa funebre per lo scioglimento del Complessino celebrata dal parroco Cosma (che, quando in voce di Carmelo, la butta in fine pecoreccio) non si fa mancare proprio nulla. Compreso un corpo di ballo del quale Mangoni è l’étoile. Sulle note di ‘Discomusic’, all’interno del medley danzereccio aperto dal ‘Pippero’, l’architetto attraversa per lungo un Forum diventato dance hall, raggiungendo l’estremità opposta del palco per esibirsi in tutte le sue forme in un numero di pole dance acrobatica. Una lunga standing ovation, al grido di ‘Forza Panino’ (ripetuto più tardi nel bis ‘Tapparella’), accoglie l’assolo di sax di Feiez in ‘T.V.U.M.D.B.’. La pubblica celebrazione del polistrumentista commuove il cantante, che trattiene più di una lacrima. «Credo che vi abbia sentiti», commenta.

La scaletta recupera ampie pagine da ‘Elio Samaga Hukapan Kariyana Turu’, album d’esordio. Inclusa ‘Piattaforma’, sulla quale Elio annuncia Cristina D’Avena, sul palco a rendere il favore al Sopraccigliato, che appare nel suo ‘Duets’ in ‘Siamo fatti così’. La regina dei cartoons canta la parte che fu di Paola Tovaglia, doppiatrice di cartoni animati e conduttrice della trasmissione ‘Ciao Ciao’, scomparsa poco tempo dopo quell’incisione. A un brano di distanza (la reprise di ‘Il vitello dai piedi di balsa’, che i bimbi in sala conoscono a memoria), la seconda standing ovation è per Stefano Bollani, al pianoforte in ‘El Pube’, storia di un venditore di lubrificanti non per motori. Pianista e cantante se la ridono di quel giornalista che, celebrando l’addio annunciato alle Iene, definì Bollani “il fondatore della band” («Nel 1980 avevo otto anni», ricorda il pianista).

Pianista per pianista, al Forum non c’è Rocco Tanica, che disse addio nel 2016 da questa stessa arena. E Sanremo per Sanremo, in attesa di conoscere ‘Arrivedorci’ («La Rai l’ha chiamata ‘Arrivederci’, segno che anche quest’anno vogliono boicottarci», così Elio alla stampa ricordando il 1996), la band regala due estratti da secondo posto (‘La canzone mononota’ e ‘La terra dei cachi’), prima degli smarmittamenti di ‘Supergiovane’, eroe che non invecchia mai, come i suoi creatori.

«È valsa la pena fondare un gruppo per avere una serata come questa», conclude Elio dopo 3 ore di show. L'ultimo epitaffio è ‘Nubi di ieri sul nostro domani odierno (Abitudinario)’, dopo il quale i dubbi per il destino della miglior band degli ultimi 30 anni (nuovo disco a parte, che sarà certezza) rimangono insoluti. Gli stessi dubbi sul merlo che – malgrado la mucca faccia sempre “mu” – continua a non fare “me”.

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