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Per fortuna c’è ancora chi spende soldi per guardare i film

I dati forniti dall’ufficio stampa del Festival parlano di afflusso pari al 2019. In attesa di sorprese, un bilancio di metà rassegna

Lo spettatore anfibio (cit. Lorenzo Buccella)
(Keystone)
9 agosto 2022
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Siamo al famoso e famigerato ‘giro di boa’ e possiamo tentare un primo bilancio dei 17 film nel concorso. Ne abbiamo visti circa la metà e lo stesso per quanto riguarda la piazza. Non ci sono ancora dei dati ufficiali sul numero di spettatori, ma pensando alla quasi totale sospensione dell’edizione 2020 e il dimezzamento di posti disponibili per l’edizione 2021, il fatto che secondo l’ufficio stampa stiamo eguagliando le cifre del 2019, e questo è sicuramente un successo confortante, vuol dire che il Festival continua a essere amato dal suo pubblico, vuol dire che ci sono ancora migliaia di persone disposte a spendere 20/30 franchi per vedere un film di cui magari non sanno nulla!

Ma torniamo al mezzo bilancio, un conto sono le cifre e un altro la qualità, e cominciamo dal concorso, che devo dire fino a ora non mi ha entusiasmato: della decina di titoli visti ne salvo due o tre, mettendo al primo posto un piccolo film, senza pretese, ma ricco di emozioni e di voglia di comunicarle, parliamo di ‘Gigi la legge’, di Alessandro Comodin (Italia), che mi ha colpito per la capacità di raccontare una storia comune, la bellezza delle immagini e la bravura del suo interprete, un attore non professionista. Voglio citare anche ‘Tengo Suenos eléctricos’, di Valentina Maurel (Belgio, Francia e Costarica), anche questo per la capacità di raccontarci rapporti complessi di una famiglia disgregate, e soprattutto tra padre e figlia, un ragazza sedicenne che deve affrontare oltre alla crisi familiare anche la scoperta della sessualità, e anche in questo caso sottolineiamo la bravura degli interpreti. Lascio per ultimo ‘Skazka’, di Alexander Sokurov, sicuramente uno dei grandi registi del nostro tempo, che mi ha colpito molto per l’originale idea (animare immagini famose di quattro protagonisti della storia del ‘900 e farli dialogare fra loro) e le scelte tecnologiche, ma mi hanno lasciato perplesso alcune superficialità. Gli altri titoli mi hanno lasciato indifferente o infastidito, ma il mio è un giudizio soggettivo, poi ognuno ha il diritto e il piacere di fare la propria classifica.

Chiudiamo con la piazza, che secondo me ha presentato una selezione variata e interessante. Non è mancata la grande produzione americana, ma non sono manche anche proposte meno facili ma molto stimolanti. Personalmente ho apprezzato – a parte il divertente ed esagerato ‘Bullet Train’ – ‘Last Dance’ di Delphine lehericey e ‘My Neighbor Adolf’.

Ma come detto siamo solo a metà, speriamo che le sorprese non manchino e rinviamo un vero giudizio a fine settimana.

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