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Scuola, la ‘proposta Bertini’ trova l’appoggio della politica

'Servono più investimenti', ha detto il 1° Agosto l'ex vicesindaco di Lugano. I partiti di governo concordano, con alcuni distinguo sul come investire

Ti-Press
2 agosto 2021
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«Abbiamo sempre detto che la scuola è importante quindi siamo felici se lo è anche per altri partiti, sperando non siano parole al vento siamo a disposizione per sostenere atti concreti che potenzino il mondo della formazione». La copresidente del Ps Laura Riget accoglie con soddisfazione la proposta di un maxi investimento da 100 milioni di franchi nella scuola dell’obbligo avanzata dall’ex vicesindaco di Lugano Michele Bertini nella sua allocuzione del 1° agosto tenuta a Faido. «Il disagio sociale che c’è in Ticino - spiega Riget alla ‘Regione’ - è solo il sintomo del malessere: il vero problema nasce da un mercato del lavoro che è interconnesso al sistema formativo. Se miglioriamo quest’ultimo, l’effetto sarà positivo in fatto di manodopera a disposizione per posti di lavoro altamente qualificati». Insomma, per la copresidente socialista «è più importante che mai, in questa fase di uscita dalla pandemia, avere un piano di rilancio audace che punta a investimenti a lungo termine. Purtroppo, dal Dipartimento finanze ed economia e dal Consiglio di Stato non abbiamo ancora visto niente. La scuola, assieme alla sostenibilità ambientale, deve essere uno dei pilastri di questo rilancio». Che questa proposta sia arrivata da un liberale come lascia Riget? «Beh… penso che le elezioni del 2023 si stanno avvicinando sempre di più e che diversi partiti hanno usato i loro discorsi per iniziare a battere il terreno», risponde sibillina.

Speziali (Plr): ‘Investire anche sui contenuti’

«La formazione è un nostro caposaldo da tempo immemore», ricorda il presidente del Plr Alessandro Speziali. «La formazione e la scuola dell’obbligo, così come la ricerca, sono un antidoto non solo alla pandemia ma anche alle difficoltà del mercato del lavoro, perché danno la possibilità di fornire alle nostre aziende manodopera residente qualificata». Investire sì, per il Plr. Ma non solo con investimenti materiali. «Serve anche investire sui contenuti - rileva Speziali -. Il cantiere aperto sul tema dei livelli ci porta a pensare a una scuola media che si avvicina a una maggior differenziazione curricolare, senza creare allievi di serie A e di serie B, ma allievi che hanno voglia di andare verso una formazione generale o professionale». Oltre questo, Speziali sottolinea che «complice la pandemia tutto quello che riguarda la formazione in ambito sanitario assume molta rilevanza: vogliamo arrivare a un Ticino polo di ricerca nazionale, all’ospedale cantonale e poi all’ospedale universitario».

Dadò (Ppd): ‘Un aiuto per invertire il trend del calo demografico’

Accoglie con favore più investimenti nella scuola anche il presidente del Ppd Fiorenzo Dadò, «perché mettere soldi nella formazione è la premessa per evitare alle nuove generazioni di finire in assistenza. È più che doveroso che ci siano investimenti forti. Poi, su come investire, si apre un altro discorso». Nel senso che, prosegue Dadò, «non necessariamente oggi tutto quello che viene investito per l’istruzione è ben speso. Servirebbe una valutazione generale, e magari indipendente, perché le risorse non sono illimitate quindi bisogna capire se sia il caso di riorientare le priorità». Spingere sull’acceleratore della formazione per il presidente del Ppd «aiuta anche a intervenire sull’emergenza gravissima che è il calo demografico in Ticino, perché dentro questo problema c’è anche il discorso dell’istruzione e il fatto che serve investire di più e meglio».

Guerra (Lega): ‘La scuola media oggi non funziona bene’

Per il deputato leghista Michele Guerra «la scuola plasma il nostro futuro, pertanto è uno strumento fondamentale per il bene e il benessere della società. Da quando sono stato eletto in Gran Consiglio nel 2011 continuo a ripeterlo: serve una riforma del nostro sistema scolastico che oggi in alcuni campi, soprattutto la scuola media, non funziona bene. In tal senso - continua Guerra - si tratta soprattutto non di aggiungere, ma di fare meglio. La scuola media è il perno centrale del nostro sistema scolastico e dove avviene una selezione: oggi però non funziona bene per tre semplici ragioni. Sceglie il futuro degli allievi sulla base del loro rendimento a 12/13 anni, quando non dimostrano ancora le proprie vere capacità; tiene conto in modo esagerato di tedesco e matematica (i livelli, che non sono il metro della misura delle capacità di un allievo: e chi è eccellente in italiano, storia e tutte le altre materie?!); fa selezione in un’età in cui tanto dipende dalla famiglia in cui ci si ritrova. Di questo malfunzionamento e della necessità di migliorare ne abbiamo la prova provata, più del 30% di chi esce selezionato per livelli A e liceo va al liceo e non ce la fa. Questo è soltanto un esempio di ciò che all’interno del sistema scolastico va migliorato».

Bertini: ‘Un contributo al dibattito, il mio primo da esterno’

Da noi raggiunto, Michele Bertini afferma come la sua intenzione era «di portare un contributo al dibattito dal mio osservatorio, da esterno, perché per la prima volta ho parlato in pubblico da quando non sono più vicesindaco e municipale di Lugano. È chiaro che, l’ho visto in municipio, le priorità degli investimenti è difficile metterle. Ma alla base di tutto c’è la formazione dei cittadini di domani, la scuola ha bisogno di più risorse, ai docenti serve più sostegno ed eventuali risorse supplementari devono essere dedicate a loro». Una formazione che per Bertini è fondamentale: «Nella lotta alla pandemia abbiamo visto come si può chiedere di igienizzarsi le mani, indossare mascherine, mettere divieti ma se non si riesce ad avere una comunità solida attorno ai valori della responsabilità individuale si corre sempre dietro ai problemi, invece che risolverli alla radice. Se ripenso alla frase di Stefano Franscini “Ove non v’è istruzione, non v’è vera libertà”, la traduzione di “libertà” per me è dare ai cittadini gli strumenti per favorire uno spirito critico che porta a decidere con la propria testa».

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