Calcio

Svizzera-Italia, se rivincita fa rima con impresa

Domani a Basilea la Nati torna ad affrontare gli Azzurri dopo la disfatta dell’Euro (0-3), senza mezza squadra titolare e con Yakin al posto di Petkovic

4 settembre 2021
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16 giugno 2021, stadio Olimpico di Roma. È la sera di Italia-Svizzera all’Europeo, una partita attesissima in casa rossocrociata e in particolare per i tifosi ticinesi, che la vivono come un vero e proprio derby. A maggior ragione, lo scoramento al termine dei novanta minuti forse più brutti dell’era Petkovic (e non solo) è totale. Cinque minuti di possesso palla ben gestito dagli elvetici a inizio match fanno ben sperare, perlomeno di potersela giocare, ma non appena i padroni di casa si mettono in moto, su Xhaka e compagni cala il buio: molli, confusi, lenti, privi di mordente nonché di idee, i rossocrociati vengono letteralmente surclassati dagli uomini di Mancini in ogni reparto, con in particolare il centrocampo incapace di filtrare le folate offensive avversarie e gli esterni Mbabu e Rodriguez in balia dei vari Spinazzola e Insigne da una parte e Di Lorenzo e Berardi dall’altra. Tardiva pure la reazione di Petkovic, che inserisce Zuber e Widmer per Mbabu e Schär (con Rodriguez che si accentra, mosse queste che si riveleranno poi fondamentali nel prosieguo del torneo) solo dopo il 2-0 trovato al 56’ da Locatelli, che di fatto dopo aver già aperto il match firmando l’1-0 nel primo tempo, lo chiude (all’89’ il definitivo 3-0 di Immobile).

Poi, com’è andato a finire l’Euro lo sappiamo, con la cavalcata trionfale dell’Italia e una Svizzera capace proprio dopo la disfatta dell’Olimpico di ritrovare l’orgoglio e di scrivere una splendida pagina della sua storia, raggiungendo i quarti di finale e sfiorando l’accesso alla semi (sconfitta con la Spagna ai rigori). Per molti dei tifosi elvetici (e ticinesi), la ferita di Roma è però rimasta aperta e sul calendario è subito apparsa una nota al 5 settembre, giorno in cui le qualificazioni mondiali offrivano nuovamente una Svizzera-Italia. Il giorno della rivincita.

Nati quasi rivoluzionata, un po’ per scelta, tanto per forza

In pochi però si sarebbero aspettati tutto quello che è capitato nelle ultime settimane in casa Svizzera e che in sostanza se non cancella il discorso della rivincita, perlomeno lo mette in secondo piano, se non in terzo. A cominciare dall’addio di Vladimir Petkovic, partito per Bordeaux (dove è ancora a caccia della prima vittoria dopo due pareggi e due sconfitte nelle sue prime quattro uscite in panchina) giusto in tempo per evitarsi un’altra polemica – ricordiamo ad esempio quelle legate alle rinunce di Shaqiri e soprattutto al gesto dell’aquila albanese a Russia 2018, senza dimenticare i mugugni degli ultimi Europei tra tatuaggi e parrucchieri) – causata dalla mancata vaccinazione al Covid di capitan Granit Xhaka, positivo e costretto a saltare oltre all’amichevole giocata mercoledì contro la Grecia, anche la sfida con gli Azzurri e quella tre giorni dopo a Belfast contro l’Irlanda del Nord. Una situazione che ha messo ulteriormente in difficoltà il successore di Vlado, Murat Yakin, che per l’inizio della sua avventura sulla panchina della Nati già aveva dovuto rinunciare ai vari Shaqiri (fuori forma), Gavranovic, Embolo, Benito e Mbabu (infortunati), ai quali si è aggiunto Cömert, vittima di una commozione cerebrale nel 2-1 inflitto agli ellenici. Considerando poi che domani mancherà anche lo squalificato Freuler (espulso contro la Spagna), appare subito chiaro che della Svizzera scesa in campo a metà giugno all’Olimpico, al St. Jakob ci sarà ben poco. Per fortuna vien da dire visto com’era finita, ma scherzi a parte, in realtà affrontare i campioni d’Europa – oltretutto a un solo passo dal superare il record in solitaria di 36 partite internazionali senza sconfitta – senza metà potenziali titolari, è un gran bel problema.

In particolare, il selezionatore renano dovrà reinventarsi centrocampo e attacco, anche in base al modulo che sceglierà di schierare: il 3-5-2 che era stato demolito dagli Azzurri all’Euro e riproposto a sorpresa contro la Grecia, o infine l’annunciata difesa a quattro, con conseguente esclusione di uno dei tre centrali Elvedi, Akanji o Schär. Quest’ultima ipotesi, priverebbe oltretutto la Svizzera di uno dei pochi elementi disponibili abile nella costruzione del gioco, la qualità non proprio principale di Zakaria e Sow (improbabile l’immediato utilizzo del seppur duttile Fabian Frei). A meno che “Muri” non provi una mossa a sorpresa e decida di avanzare lo stesso difensore del Newcastle sulla mediana, lasciando Akanji ed Elvedi tra gli esterni Widmer (tra i migliori mercoledì) e Rodriguez davanti al rientrante Sommer. In attacco, nonostante una condizione non ottimale anche a causa delle quattro settimane di stop per l’infortunio alla coscia dal quale si è appena rimesso, Seferovic è imprescindibile, così come contro gli ellenici ha confermato di esserlo pure Zuber, il migliore in campo (gol, assist e tante altre iniziative). Vargas ha poi dimostrato anche mercoledì che, quando chiamato in causa, risponde praticamente sempre presente, mentre Steffen potrebbe tornare utile in caso di 4-4-2, con il suo buon stato di forma che nelle gerarchie lo piazza probabilmente davanti a Fassnacht, mentre Zeqiri è destinato a prendere il posto di Seferovic quando quest’ultimo avrà finito la benzina.

Un punto che ne varrebbe quasi tre, sulla strada per il Qatar

Come dire che per quanto limitate dalle circostanze, le «soluzioni» ai problemi che ha lui stesso ha affermato di non vedere, per Yakin non mancano. Un’altra storia, è se queste basteranno per tenere testa all’Italia in una partita già fondamentale lungo il cammino verso i Mondiali del 2022. Sì, perché se è vero che il passo falso di Chiesa e compagni con la Bulgaria (1-1) ha dato una mano agli elvetici mettendoli potenzialmente al primo posto del girone C (4 punti di distacco ma anche due partite in meno), un successo ospite al St. Jakob ribalterebbe nuovamente la situazione, mettendo ulteriore pressione sugli svizzeri anche per la trasferta in Irlanda del Nord. E solo la migliore di ogni gruppo conquisterà un biglietto per il Qatar, mentre le seconde verranno inserite in una poule di dodici squadre (comprese due provenienti dalla Nations League) dalla quale solo tre squadre accederanno, vincendo due partite secche, al Mondiale.

Ergo, meglio evitare e in questo senso, vista anche la situazione nella quale la Svizzera approccia questo match, un pareggio casalingo con gli Azzurri non sarebbe un risultato da disdegnare. Anzi, si potrebbe senza vergogna parlare di impresa. In attesa poi di giocarsi davvero tutto (salvo altre battute d’arresto da una parte o dall’altra) nel match di ritorno in programma l’11 novembre. Dove? Ovviamente all’Olimpico.

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