Spettacoli

Premi del cinema svizzero, quelle nomination poco chiare

Secondo Klaudia Reynicke, regista di 'Love me tender', la procedura dell'Accademia del cinema penalizza le produzioni ticinesi

La notte delle nomination a Soletta (@Keystone)
24 gennaio 2020
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Numerosi applausi, ieri sera al Landhaus di Soletta, durante la notte delle nomination dei Premi del cinema svizzero che saranno assegnati il prossimo 27 marzo. Ma c'era chi non ha applaudito e anzi il giorno dopo ci ha manifestato le sue perplessità per la procedura di selezione di un riconoscimento nato per celebrare e diffondere il cinema svizzero.
La regista Klaudia Reynicke è certo seccata perché il suo 'Love me tender' non è in corsa, ma non è una questione di delusione personale: possibile, si chiede, che un film selezionato a Locarno e in altri festival internazionali – tra cui Toronto, dove, ci ha raccontato, ha attirato l'interesse di alcuni investitori per una serie tv – e in corsa proprio a Soletta per il Prix du public, sia stato completamente ignorato? 
A dimostrazione che il suo non è un discorso personale, la regista cita un'altra produzione ticinese che l'anno scorso ha raccolto numerosi consensi ma non ha trovato spazio ai Premi del cinema svizzero: 'Cronofobia' di Francesco Rizzi. E, aggiungiamo, non solo nell'impegnativa categoria del miglior film, ma anche in quelle di settore come le musiche, sceneggiatura o le interpretazioni.

Certo, la produzione cinematografica nella Svizzera tedesca e in Romandia è indubbiamente più ricca – per numero di film e per finanze – ma dubbi sulla rappresentatività della procedura ci sono stati confermati da un membro dell'Accademia del cinema svizzero. Spetta infatti a questa istituzione scegliere candidati e premiati, analogamente a quanto avviene con gli altri riconoscimenti nazionali dagli Oscar statunitensi ai francesi César.
Rispetto a una giuria, tipica dei festival, in cui pochi giurati discutono di un numero ristretto di film, una votazione generalizzata dei membri di un'accademia si espone ai pregiudizi della comunità cinematografica. Le polemiche degli ultimi anni per gli Oscar che candidano e premiano solo uomini bianchi ne sono la dimostrazione.
Per la Svizzera, si aggiunge il numero relativamente ristretto (meno di cinqucento) membri dell'accademia, non tutti dei quali si esprimono su tutte le categorie. Insomma, in alcuni casi bastano davvero pochi voti per ricevere una nomination e – benché ogni membro sia tenuto a guardare tutti i film eleggibili – pensando alla rete di contatti di una produzione di Zurigo o di Ginevra rispetto a una ticinese, è lecito sollevare qualche perplessità sulla procedura. È peraltro prevista una commissione di selezione, ma come ci è stato confermato si limita a ratificare il risultato della votazione. Da noi contattato, l'Ufficio federale della cultura non ha ancora preso posizione a queste critiche.

Klaudia Reynicke insiste: non si tratta della rivendicazione di un singolo cineasta, ma della considerazione per il cinema ticinese. Perché impegnarsi nella realizzazione di un film della Svizzera italiana, se si sa che la strada per i Premi del cinema svizzero sarà per questo in salita?

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