Svizzera

Whatsapp non si tocca

Il Consiglio federale è contrario a rendere 'accessibili' alle autorità penali le chat criptate con la tecnologia end-to-end

(Keystone)
14 novembre 2019
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Berna – Servizi come Whatsapp non devono rendere accessibili alle autorità giudiziarie elvetiche le "chat" e le conversazioni telefoniche criptate. È l'opinione del Consiglio federale, che in una risposta al consigliere agli Stati Josef Dittli (Plr/Ur) afferma di non voler vietare la cifratura end-to-end.

Nella sua interpellanza, il "senatore" urano ricorda che il ministro dell'interno tedesco Horst Seehofer vuole permettere alle autorità preposte alla sicurezza di accedere alle chat e alle telefonate crittografate in maniera standard "end-to-end". L'intento è di obbligare, su ordine del giudice, i servizi di messaggistica quali WhatsApp, Telegram o Threema a registrare le comunicazioni dei loro clienti e a inviarle alle autorità in forma leggibile, quindi non crittografata.

Dittli precisa che la crittografia "end-to-end" costituisce attualmente uno dei migliori strumenti per tutelare la comunicazione digitale dalle intercettazioni. Il suo utilizzo impedisce ai criminali, ma anche alla polizia e ai servizi segreti, di decodificare le chat e le conversazioni intercettate tra due parti.

Secondo le autorità tedesche sussiste pertanto un elevato rischio per la sicurezza, in quanto questo fronte dei social media è utilizzato alacremente dal crimine organizzato, dai trafficanti e dagli spacciatori di droga, nonché dagli attivisti dello spionaggio, senza che sia possibile perseguirli.

Il Consiglio federale si dice consapevole dei rischi e delle sfide che le tecnologie di crittografia rappresentano per la sicurezza interna e il perseguimento penale.

Secondo il governo, la crittografia "end-to-end" delle tecnologie di comunicazione limita notevolmente le possibilità di cui dispongono le autorità di perseguimento penale e i servizi delle attività informative per sorvegliare e utilizzare i dati nel quadro dei loro compiti legali; essa non impedisce tuttavia la sorveglianza e l'acquisizione delle prove.

Ad esempio l'utilizzo di "programmi informatici speciali", disciplinato nel Codice di procedura penale consente di introdurre un programma nel dispositivo da sorvegliare. Ciò permette di rendere accessibili in forma leggibile i dati di servizi di messaggeria cifrati. Inoltre, questi dati possono essere estratti direttamente dai dispositivi messi sotto sequestro grazie ai mezzi dell'informatica forense. Tali possibilità garantiscono alle autorità preposte alla sicurezza l'accesso, nei casi previsti dalla legge, alle comunicazioni crittografate.

Viste le possibilità di sorveglianza di cui dispongono già le autorità di perseguimento penale, la Confederazione, a differenza della Germania, non intende obbligare i fornitori di servizi di messaggeria a rendere i dati accessibili alle autorità di perseguimento penale, conclude il governo.

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