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Il sogno è svanito. ‘Ma abbiamo dato l'anima’

Manix Landry e l'Ambrì Piotta chiudono la stagione contro il Bienne, in un mercoledì nato male. ‘Sono convinto che avremmo meritato di più’

Commiati (e lacrime) per Conz, Kneubuehler e Fohrler. ‘Mi mancherà’
(Ti-Press)
14 marzo 2024
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Ambrì – Non bastano certo i generosi applausi del pubblico, per lenire una sconfitta tanto bruciante. Perché l’Ambrì – e a giusta ragione – ai playoff ci credeva davvero, e invece alla fine i biancoblù rimangono con un pugno di mosche in mano. Dopo un mercoledì sera a tratti angoscioso, per buona parte del tempo trascorso su una pista che sembra in salita, specie in un primo periodo di quelli da incubo per la squadra di Luca Cereda, costretta a soffrire senza sosta il gioco di un avversario che pare tutta un’altra squadra rispetto a quella che Grassi e compagni avevano dovuto affrontare (e con successo) due giorni prima, nell’andata del secondo turno dei play-in.

Col senno del poi, già dal primo cambio si capisce che stavolta non è serata, quando Yannick Rathgeb decide di andare alla balaustra per finire il primo check dettando i ritmi della serata, e lo fa scaraventando letteralmente sulla panchina di riposo degli stessi Seeländer il malcapitato Diego Kostner, che non s’aspettava un benvenuto del genere. E la stessa cosa vale del resto per i suoi compagni di squadra, che vivono venti minuti durissimi, vanamente trascorsi a rincorrere i dischi di fronte a un Bienne a dir poco sorprendente per fisicità e determinazione, in una prima parte giocata sostanzialmente a una porta sola, tanto che i bernesi vanno alla prima pausa in vantaggio di due gol. Emblematica è soprattutto la seconda rete ospite, con Rajala, Sallinen e Schläpfer che tagliano fuori la retroguardia biancoblù con due passaggi, a dimostrazione di quanto tutto vada improvvisamente un po’ troppo in fretta.

Chi si aspettava una reazione biancoblù, tuttavia, non rimarrà deluso. Infatti l’Ambrì nel secondo tempo rimette piede in pista con tutt’altro volto, anche riguardo alle linee, con Cereda che ridisegna l’attacco (e non sarà l’unica volta), in particolare promuovendo Pestoni con Spacek e De Luca e piazzando Dauphin a fianco di Heim e Bürgler. Sarà quello, a conti fatti, il miglior momento dei padroni di casa dell’intera serata, con il Bienne che improvvisamente comincia a mostrare qualche crepa, soprattutto dopo che il generoso Landry (in gol per la seconda sera di fila) trova il modo di battere Säteri con un intelligente tiro scoccato sfruttando l’involontario velo di Rathgeb, in shorthand oltretutto. A quel punto l’Ambrì spinge, il Bienne dubita e i playoff sono improvvisamente di nuovo lì, a portata di mano. Il problema, però, è che una decina di minuti dopo, con una funambolica deviazione che nemmeno se la riprova cento volte gli riesce di nuovo, Gaëtan Haas darà la mazzata forse decisiva alle speranze biancoblù. «La verità è che abbiamo cominciato la partita in maniera troppo prudente, però l’intensità era comunque buona, ma quando devi rincorrere il risultato non è facile – racconta lo stesso Landry –. Il 2-0, soprattutto, ha dato al Bienne molta energia, e così ha spinto davvero forte, ma il nostro secondo e il terzo tempo erano di molto migliori, anche perché ci siamo detti che sarebbe bastato poco per cambiare volto alla partita. È vero, non ci siamo riusciti, questione di dettagli, ma abbiamo dato l’anima per provarci. Chiudiamo i play-in con due pareggi e due sconfitte, ma sono convinto che avremmo meritato di più. Il problema è che prima di questa fase la squadra aveva una dinamica che non siamo riusciti a portare nella postseason».

‘Vado a Mannheim, non è un segreto’

Nel terzo tempo, anche un po’ casualmente, ma solo per il modo in cui nasce il 3-2 di Dauphin, l’Ambrì riaccende la fiammella della speranza, anche se in verità il Bienne non dà mai l’impressione di essere alle corde, chiudendo poi definitivamente i conti alle 22.10 passate, col gol a porta vuota di Künzle. «Siamo tutti delusi, perché avevamo il potenziale per arrivare ai playoff ma non siamo riusciti a sfruttare l’occasione – dice il difensore Tobias Fohrler –. In verità il 4-0 sciupato contro il Lugano pesa, e il caos difensivo vissuto in parte l’altra sera a Bienne e nel primo tempo qui in casa ci ha tagliato le gambe. Quando si è in modalità playoff, certi errori non te li puoi permettere. È vero, nel primo periodo i bernesi hanno giocato molto meglio di noi, vincendo tutti i duelli e mettendoci sotto pressione al punto da surclassarci, ma se avessimo cominciato come nel derby, sarebbe stato molto difficile per loro».

In quella che è pure l’ultima apparizione alla Gottardo Arena del difensore tedesco, arrivato in Svizzera nove anni fa, cinque dei quali trascorsi ad Ambrì. «Sì, vado a Mannheim, non è un segreto. E di sicuro la famiglia biancoblù mi mancherà».

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