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È un Ambrì che sorride. ‘Ce la giocheremo in casa nostra’

I biancoblù mettono la museruola al Bienne e guardano con fiducia a mercoledì, quando si deciderà tutto in 60 minuti. ‘La pressione? Pensiamo a giocare’

Un’altra prova convincente per Jared McIsaac
(Keystone)
12 marzo 2024
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Bienne – Sono da poco passate le 18, quando alla Tissot Arena si diffonde la voce che, a sorpresa, sarebbe toccato a Benjamin Conz difendere la gabbia biancoblù, lui che ha giocato davvero poco in queste ultime settimane (in totale fanno meno di due partite intere, anche a causa del famoso infortunio subito proprio qui a Bienne il 20 gennaio), semplicemente perché questo Ambrì non può fare a meno di Janne Juvonen. Oppure invece sì, a giudicare dal risultato? Quel che è certo, è che a Bienne il giurassiano impressiona per la sua solidità ma anche per la sua costanza, in una partita in cui il trentaduenne di Sainte-Ursanne riesce persino a superarsi in due occasioni, quando gli si parano davanti dapprima Fabio Hofer – subito in avvio di secondo tempo –, poi Jérôme Bachofner, e in entrambe le circostanze sbatte loro la porta in faccia. Alla fine, della trentina di tiri indirizzati sulla sua gabbia soltanto uno gli finisce alle spalle, ed è il polsino imparabile di Tino Kessler alla mezz’ora di gioco. Per la gioia dei suoi compagni di squadra, certo, ma anche del suo allenatore, quel Luca Cereda che lasciando fuori Juvonen decide di far ricorso a un Jared McIsaac che dà l’impressione di trovarsi a suo agio in un simile contesto, e domani sera alla Gottardo Arena nella sfida di ritorno il coach ticinese potrà fare affidamento su uno Juvonen riposato (ammesso che giochi lui), a differenza di un Harri Säteri che sarà invece alla sua quarta partita in sei giorni.

L’1-1 della Tissot Arena non dà particolari vantaggi ai biancoblù pensando al ritorno, siccome – al pari dei loro avversari – domani sera dovranno comunque vincere, ma è tuttavia innegabile che il pareggio permette all’Ambrì di guardare al futuro con grande fiducia, dopo il primo atto di una sfida che – senza sorprese – ha visto il Bienne fare un po’ tutto ciò che vuole col disco, ma il più delle volte tutto quel giochicchiare s’è rivelato inconcludente al cospetto di un Ambrì oltretutto partito davvero forte, tanto da ricordare quello del terzo tempo nel derby di sabato. «Siamo venuti qua con la giusta attitudine, sapendo di doverci giocare la partita in trasferta – racconta capitan Daniele Grassi –. Abbiamo giocato in maniera solida ma semplice, ed era un po’ quello che volevamo fare. E adesso abbiamo la possibilità di giocarci la qualificazione in casa nostra».

Se l’Ambrì voleva capire a che punto si trovasse di fronte a un avversario come il Bienne, squadra talentuosa finché si vuole ma che si piace forse un po’ troppo, le risposte ottenute nel canton Berna sono senz’altro positive, in un contesto comunque un po’ diverso da quello del derby, a livello di intensità fisica. «Sì, diciamo che al derby c’è sempre qualcosina in più da questo punto di vista – continua Grassi –. Credo che stasera tutti abbiano soprattutto evitato di caricarsi di penalità, e la conseguenza è forse che da fuori il match sembra un po’ meno fisico».

Ora bisognerà solo capire se alla Gottardo Arena le coordinate del duello potranno in qualche modo cambiare, dopo che ieri sera, nell’epilogo di partita, il tecnico biancoblù aveva iniziato qualche aggiustamento nelle linee, con Jakob Lilja che nel finale ha preso il posto di un Tommaso De Luca che, al pari di Inti Pestoni, sembra soffrire più di altri l’intensità. Tuttavia, la domanda che si fanno un po’ tutti dopo la sfida d’andata è soprattutto questa: chi avrà più pressione all’ingaggio d’inizio, domani sera? «Se n’era già parlato prima del derby, su chi avesse il famoso vantaggio psicologico – conclude Grassi –. Il fatto è che quando si arriva nella post season la pressione c’è, da una parte come dall’altra. Ma la verità è che dobbiamo concentrarci sul gioco, anche perché è soltanto su quello che noi giocatori abbiamo un influsso. Il resto io lo lascerei da parte».

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