Arte

La pittura in punta di piedi di Colomba Amstutz

La mostra allestita nella Sinopia e dedicata all’opera dell’artista natia di Locarno è visitabile da sabato 3 settembre fino al 15 gennaio 2023.

Tuffatori
(© Colomba Amstutz)
3 settembre 2022
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Ecco una terra, ecco un mare. L’atmosfera è sospesa, rarefatta, ferma. Una levità greve e pura insieme, in cui le forme – che resistono – galleggiano, fluttuano in campiture sottotono e chiaroscurali. La forza di gravità non esiste. ‘Tra sogno e realtà: l’eterna contemplazione di Colomba Amstutz’ è la mostra che il Museo Casa Rusca di Locarno ospita da domani al 15 gennaio 2023. L’esposizione è stata allestita nella Sinopia, spazio riservato agli artisti locali o a coloro che hanno legami stretti con la regione e il Ticino.

Guardando al passato, «in trent’anni di vita, Casa Rusca non aveva mai dedicato mostre ad artiste donne», ha introdotto il direttore della pinacoteca Rodolfo Huber. Una lacuna che si è iniziato a colmare proponendo una serie di esposizioni che si focalizzano su nomi femminili. «Colomba Amstutz rientra in questo filone. Prima di lei sono state esposte Gabriela Spector e Malina Suliman». La programmazione espositiva segue allora un filo rosso – con tre "nodi" – che accomuna e dà criterio: «Ci si focalizza su artiste con un sostrato migratorio che determina identità complesse», ha ricordato il direttore. Questi ultimi due elementi sono fra loro strettamente interconnessi, poiché le vicende personali determinano e incidono sull’identità e quindi sul linguaggio attraverso cui si esprimono le protagoniste.

E la storia di Colomba Amstutz è fatta di migrazione, dolore, amore e arte. Procediamo nel periplo biografico a grandi bracciate, rimandando al bel catalogo che accompagna la mostra per gli approfondimenti. Amstutz nasce a Locarno nel ’59, vive buona parte della sua infanzia in Costa d’Avorio, dove suo padre – che era ingegnere agronomo – muore nel 1973; lei ha dodici anni. Inutile scrivere che il trauma lascerà cicatrici, dando luogo a due abbandoni: al padre e all’Africa. In quello stesso anno infatti la famiglia torna a Locarno, dove la pittrice porta avanti la sua formazione scolastica, per approdare quindi a Sion. Là, fra il 1979 e il 1981, frequenta la Scuola di belle arti. Si trasferisce allora a Firenze, dove continua il suo percorso e si diploma nel 1987. Nel capoluogo toscano, l’artista vive per vent’anni, fino al 2002, quando decide di tornare in Svizzera (ancora a Sion) con la sua famiglia.

Un viaggio nello spazio e nel tempo

Immergendoci oltre, la narrazione di questa mostra è «un viaggio – come lo è la vita stessa –, nello spazio e nel tempo. Nella memoria, soggettiva e collettiva». Grazie alla guida del critico d’arte e professore Claudio Guarda, nostro Virgilio per l’occasione, tratteggiamo la figura artistica di Colomba, tenendo ben presente che a Firenze, quando l’artista vi si trasferisce in gioventù, «è il periodo della transavanguardia (che rimette al centro la figurazione; ndr), ma è pure la città che ha dato i natali a Giotto, Brunelleschi… è un museo a cielo aperto». Stilisticamente, in Colomba «torna la figura, ma è una figura che galleggia, si muove libera; come se le leggi della natura non esistessero». La pittrice «entra con passi leggeri, felpati, in un mondo soggettivo e della memoria. Dal punto di vista cromatico – rispetto ai primordi –, i toni sono attenuati, si son fatti chiaroscurali. In questo mondo di sospensione, si muovono figure che si cercano, ma che sono ferme in pose quasi innaturali, come se fossero in attesa».


© Colomba Amstutz
Tuffatori

L’artista in questo suo peregrinare «procede per nuclei tematici: tuffatori, scacchi, mito, uomo e natura». Tentando di sublimare la sua opera, si osserva allora che il suo fare «si definisce per due dimensioni: la forma e, appunto, il tema». I soggetti originano dalla soggettività, ma «si caricano spesso di connotazioni inquietanti e illusioni funeste. Per esempio i tuffatori sono nuotatori che galleggiano nella pienezza della vita; sono però anche nuotatori che fluttuano fra terre che sprofondano. C’è l’allusione al Mare Nostrum, richiamando sì ai romani, ma anche a coloro che tentano di attraversarlo per trovare terre più ospitali». E ancora: «l’Africa, il mito di Icaro che si spinge oltre il sole e brucia, la deriva dei continenti, che è un fatto geofisico, ma allude altresì alla dimensione sociale, divenendo allegoria sociopolitica. Colomba racconta un’umanità che recupera il passato e si proietta nel futuro vivendo in un mondo sospeso, in attesa di qualcosa». Osservando i suoi lavori – in larga parte acrilico su carta intelata, ma anche acquatinta, acquaforte eccetera – dal punto di vista formale, salta subito all’occhio «la bipartizione o la tripartizione. Che relazione c’è fra questi segmenti? Spesso sono parti contrapposte di un mondo diviso» con elementi di contatto fra le une e le altre, che significano «l’avvertire una separazione, ma al contempo ribadire il desiderio di unità».


© Colomba Amstutz
Icaro

Ogni tema ha perciò una duplice lettura: pura e mitica; contaminata e disastrata. Quella di Colomba «è una pittura in punta di piedi, non grida, ma dice quanto basta o lascia intuire. Non urla, ma raccontando tocca anche problemi reali: il disagio del moderno e la condizione sociale e politica nella quale viviamo. "Nuotare e volare sono senza dubbio sogni immemoriali". Ma sono anche l’ombra di un pericolo», ha chiosato Guarda, citando un passaggio del testo di Julia Hountou, pubblicato nelle prime pagine del catalogo.

Negli spazi «"rustici" e con particolare conformazione della Sinopia», il percorso espositivo è stato concepito con «l’intenzione di presentare in sequenza le tematiche care all’artista, mettendole in risalto», ha ribadito Huber, sollecitato in merito all’allestimento. «Scendendo, oltre alle note biografiche che raccontano chi è l’artista, sono esposti un video-documento, che la mostra al lavoro nel suo laboratorio, e un’installazione, ancora video. Si tratta di un suo quaderno d’artista»: è esposto l’oggetto accompagnato da uno schermo tattile, grazie al quale sarà possibile sfogliare virtualmente il libriccino contenente dipinti e disegni. Si entra poi nel vivo dell’esposizione con una trentina di opere.

Informazioni complete inerenti alla mostra su www.museocasarusca.ch.

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