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Spending review, ecco il mandato della Gestione al governo

La maggioranza commissionale (esclusa l'Udc) dà seguito alla richiesta del Centro in vista del voto sul Preventivo '24. Sarà affidata a un ente esterno

Presto in aula
(Ti-Press)
26 gennaio 2024
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Un’analisi della spesa pubblica da affidare “a uno o più enti esterni e indipendenti, non al beneficio di contributi o mandati di prestazione da parte del Cantone, selezionati tramite pubblico concorso”. Un’analisi della spesa (“amministrazione, formazione, giustizia ed enti terzi sovvenzionati") con l’obiettivo di “concretizzare sul medio e lungo termine un processo di trasformazione e innovazione”. Per esempio identificando “possibili ambiti di miglioramento nei processi amministrativi e gestionali, anche con riferimento ai processi di pianificazione, esecuzione, produzione e controllo”.

Eccolo il disegno di decreto legislativo messo a punto dalla commissione parlamentare della Gestione – e che traduce in cinque articoli l’iniziativa preannunciata e presentata dalla liberale radicale Alessandra Gianella, dal centrista Maurizio Agustoni e da Omar Balli della Lega – per (poter) avviare la revisione della spesa pubblica. Una spending review sollecitata, anzi risollecitata dal Centro nella lunga e faticosa discussione in Gestione sul Preventivo 2024 del Cantone sfociata in tre rapporti. Fra cui quello di maggioranza firmato martedì da Centro, Lega e Plr. Il dossier approderà nella sessione di Gran Consiglio che si apre lunedì 5 febbraio.

La commissione della Gestione, si legge nel suo recentissimo rapporto, “ha discusso e condiviso il testo dell’iniziativa elaborata nel corso della seduta del 23 gennaio, in cui ha affinato e sottoscritto il rapporto di maggioranza sul Preventivo 2024”. Invita quindi il plenum del parlamento “ad approvare, tramite la procedura dell’urgenza e contestualmente alla trattazione del Preventivo 2024, il progetto di decreto legislativo allegato all’iniziativa”. Iniziativa con la quale la Gestione “intende promuovere un progetto di innovazione e trasformazione dell’Amministrazione cantonale e del settore della Formazione sul medio/lungo termine ponendo al centro dell’attenzione il corretto equilibrio tra la spesa pubblica e la qualità del servizio al cittadino”. Questo progetto “non sostituisce le misure necessarie a corto termine per riequilibrare i conti dello Stato”.

Il democentrista Galeazzi: un esercizio alibi

Il rapporto commissionale sull’iniziativa non è stato firmato dai due deputati Udc in Gestione. «Non lo abbiamo firmato – dice Tiziano Galeazzi alla ‘Regione’ – perché da almeno vent’anni giace nei cassetti un documento dell’allora Arthur Andersen, costato tre milioni e passa ai contribuenti, sulla spesa pubblica, con anche gli interventi da implementare, ma che non sono mai stati attuati. A noi sembra che quello che si voglia fare sia un esercizio alibi: si farà un’analisi della spesa che magari si discuterà fra vent’anni, con il rischio che anche questo rapporto rimanga lettera morta».

Il Decreto legislativo punto per punto

Il Decreto legislativo allegato all’iniziativa parlamentare della Gestione parla chiaro, a partire dal suo articolo 1, quello dedicato agli obiettivi dell’analisi della spesa. Che avrà delle pietre angolari: “Identificare possibili ambiti di miglioramento nei processi amministrativi e gestionali, anche con riferimento ai processi di pianificazione, esecuzione, produzione e controllo; presentare proposte concrete che possano rendere l’amministrazione del Cantone più efficace ed efficiente in particolare grazie a modelli di gestione dell’amministrazione basati sul principio della gestione per obiettivi e alla digitalizzazione sia interna all’ente pubblico, sia verso l’utenza, e i possibili apporti dell’intelligenza artificiale”. Poi, va da sé, occorre “identificare i margini di miglioramento negli strumenti utilizzati per la responsabilizzazione degli enti esecutivi (contratti di prestazione); presentare proposte concrete che possano rendere i contratti di prestazione più efficaci ed efficienti”. Le analisi, in questo campo, dovranno invece riguardare “il livello dell’efficacia dei sussidi e contributi erogati dallo Stato a sostegno di determinate politiche pubbliche, e la pertinenza delle prestazioni offerte al pubblico”.

Con l’articolo 2 si entra nel campo degli strumenti di analisi della spesa. In breve: chi fa cosa. Ebbene, si diceva, “l’analisi della spesa viene effettuata previo conferimento di incarichi a uno o più enti esterni e indipendenti, non al beneficio di contributi o mandati di prestazione da parte del Cantone, selezionati tramite pubblico concorso” e, oltre agli obiettivi già messi nero su bianco nell’articolo 1, questa analisi “dovrà integrare una valutazione dell’impatto sociale di eventuali proposte sui gruppi vulnerabili e sulla società in generale”. Tradotto: chi beneficia di sussidi. Si terrà conto di tutto, e “dall’analisi della spesa pubblica potranno essere esclusi unicamente gli ambiti poco significativi in termini finanziari e di personale impiegato (...) e dovrà in ogni caso riguardare gli ambiti nei quali, in un confronto tra Cantoni con caratteristiche assimilabili al Canton Ticino, il Ticino presenta una spesa pro-capite superiore”.

L’articolo 3 definisce la conduzione e il monitoraggio dell’analisi, fissando i paletti: “Entro tre mesi dall’adozione del presente decreto legge, la Commissione della gestione e il Consiglio di Stato, in vista della definizione del progetto e dell’attribuzione degli incarichi per lo svolgimento dell’analisi della spesa pubblica, costituiscono una commissione di progetto (Comitato guida) paritario incaricato della gestione strategica e di monitorare il processo di analisi”. Questo Comitato guida, ha i seguenti compiti: “Definire gli ambiti nel quale effettuare l’analisi; definire l’impostazione dell’analisi della spesa pubblica e allestire i relativi capitolati; trattare eventuali richieste da parte degli enti esterni e indipendenti; dirimere eventuali divergenze tra gli enti esterni e indipendenti e gli ambiti sottoposti ad analisi della spesa, fatto salvo il diritto superiore; ricevere i rapporti finali”. Entro “sei mesi” dalla costituzione di questo Comitato guida, “viene presentato al Gran Consiglio un messaggio per la richiesta dei crediti per in conferimento dei mandati”. Il Comitato presenterà “semestralmente” un rapporto sull’avanzamento dei lavori sia alla Gestione, sia al Consiglio di Stato. Operativamente, il controllo del progetto sarà assunto “da un gruppo di progetto coordinato da un consulente esterno indipendente che coinvolge i funzionari dirigenti dell’Amministrazione cantonale e consulente/i secondo modalità da stabilire”. Il resoconto annuale che accompagna il Consuntivo “contiene un aggiornamento in merito all’avanzamento dei lavori”.

I rapporti finali di questa analisi, e siamo all’articolo 4, “saranno pubblicati e il Consiglio di Stato, entro 9 mesi dalla consegna di ciascun rapporto finale, presenta uno o più messaggi in merito alle proposte contenute nel rapporto. Il Gran Consiglio decide sulle eventuali proposte concrete contenute nei rapporti entro 12 mesi dalla presentazione del relativo messaggio da parte del Consiglio di Stato”.

L’articolo 5, infine, sancisce l’entrata in vigore immediata del decreto legislativo e la sua referendabilità facoltativa.

Roncelli (Avanti con Ticino & Lavoro): ma la revisione della spesa deve essere periodica

Lo scorso novembre il tema della revisione della spesa è stato sollevato da Avanti con Ticino & Lavoro, con una mozione di Evaristo Roncelli. Chiede al Consiglio di Stato l’introduzione di “un processo sistematico di revisione della spesa pubblica (‘comprehensive spending review’) volto alla revisione dei programmi pubblici, all’analisi delle aree politiche e alla revisione dei processi a cadenza periodica”. «Tendenzialmente approveremo la proposta della Gestione – fa sapere Roncelli –. In aula ribadirò però che la revisione della spesa deve essere non un esercizio una tantum, come sembra emergere dalla richiesta della commissione perché c'è una situazione di emergenza finanziaria, ma un modo di gestire le finanze pubbliche permanente. Ogni tre, quattro, cinque anni i Dipartimenti devono rivedere le uscite per verificare se vi siano delle inefficienze da rimuovere. La revisione della spesa va fatta anche quando si è fuori dalle emergenze».

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