Ticino

Roncelli lascia e accusa: ‘Clima da epurazione di pensiero’

L’esponente socialista si dimette dalla vicepresidenza e dalla direzione del Ps attaccando la co-presidenza: ‘Concesso giusto giusto il diritto di tacere’

(Ti-Press)
18 ottobre 2022
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Evaristo Roncelli si dimette dalla vicepresidenza e dalla direzione del Ps. E lo fa con una lettera ai media in cui esprime una netta contestazione nei confronti della dirigenza e soprattutto della co-presidenza del partito. "Dopo la Conferenza cantonale del Ps del 7 settembre mi ero promesso, nell’interesse del partito, di evitare ulteriori polemiche. Avevo perciò deciso di congelare le mie dimissioni dalla direzione" scrive Roncelli nella nota ai media, aggiungendo che tali "buone intenzioni" sono state "superate" dalla lettera inviata lo scorso giovedì dalla copresidenza cantonale del partito che parlava di "fuoco amico" all’interno del partito in riferimento alle pressioni di una minoranza del partito riguardo la composizione della lista per le prossime elezioni cantonali.

Sotto accusa, per l’ormai ex vicepresidente, è la linea politica stessa del Partito socialista: "Affermare che ‘una maggioranza di estrema sinistra NON si sia impossessata del Partito Socialista’", scrive Roncelli, "significa fingere che Marina Carobbio non appartenga, come Anna Biscossa o Adriano Venuti, al gruppo di persone che nel 2010 creò l’associazione Prospettive socialiste proprio con l’intento di spostare la linea politica del Ps più a sinistra. Oppure significa negare che l’attuale copresidente Fabrizio Sirica in passato fosse un membro attivo del Forum Alternativo". E si spinge oltre, parlando di un vero e proprio "clima di epurazione di pensiero" all’interno del partito negli ultimi anni riguardo ogni "visione divergente".

A sostegno di tale affermazione, Roncelli riferisce "un clima da stadio" in occasione della Conferenza cantonale del 2017 sulla riforma fisco-sociale, con tanto di insulti personali nei confronti di alcuni membri del partito "rei e ree di non condividere un pensiero secondo alcuni sufficientemente di sinistra". Un clima che, per l’esponente socialista, esprime il mono-pensiero "se non la pensi come noi non sei un socialista" di cui afferma di aver subito il peso nei suoi due anni di vicepresidenza. "Quando ho provato a esprimere la necessità di un sostegno a imprese e famiglie per il rincaro dei costi dell’energia, sono diventato ‘un lobbista delle aziende di carburanti’; quando ho portato un’opinione diversa sulle candidature alla lista per il Consiglio di Stato sono addirittura stato definito ‘persona inutile per la società’", prosegue la lettera.

Secondo Roncelli, tale situazione avrebbe spinto diversi membri del partito a evitare di esprimersi "per non farsi linciare nei gremi interni o, purtroppo, anche sui social media", il tutto senza alcun sostegno della co-presidenza, accusata ora dall’ex vicepresidente di non essere intervenuta a invitare "se non alla pace perlomeno alla civiltà". Lo stesso Roncelli afferma di essersi astenuto più volte dall’esprimere le proprie posizioni riguardo alcune recenti iniziative, come quella contro l’allevamento intensivo o il pacchetto di misure presentato dal Ps a tutela del potere d’acquisto contro l’inflazione.

Altre, ancora, le accuse del vicepresidente dimissionario alla co-presidenza, accusata di considerare "buoni" i membri del partito che concordano con le scelte della dirigenza e di bollare come "i cattivi" quelli che la pensano diversamente, considerati "tifosi che pensano solo alle poltrone": un vecchio adagio "dal sapore un po’ sovietico" per Roncelli, che si chiede "se all’interno del partito socialista ci sia ancora spazio per una diversità di opinioni.". A titolo di esempio, l’ormai ex dirigente scrive: "Ad esempio, in un Cantone di 350’000 abitanti con emissioni pro capite di CO2 basse rispetto alle altre economie avanzate, ma con salari inferiori e con una disoccupazione sopra la media nazionale la priorità è l’ambiente o una sana crescita economica? Possiamo porre questioni politiche come questa senza essere tacciati di appartenere a un altro partito o senza essere invitati ad andarcene? La risposta, purtroppo, è no".

Quindi, l’affondo finale: "A tutti gli effetti alla cosiddetta socialdemocrazia, la direzione ha concesso giusto giusto il diritto di tacere. E ora che alcuni sono stanchi di tacere, la direzione ci tratta tutti, sorpresa sorpresa, come nemici del popolo. Siccome ho deciso di non avvalermi più della facoltà di tacere, con effetto immediato lascio la direzione del partito, come primo passo per recuperare insieme a molte altre persone, il diritto di esprimere liberamente le nostre opinioni".

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