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‘Profughi ucraini, primi arrivi nel giro di due, tre settimane’

Il Ticino si prepara ad accogliere chi fugge dalla guerra. Il Cantone scrive ai municipi. Possibili scenari e pianificazione

Il capo della Sezione del militare e della protezione della popolazione Ryan Pedevilla (Ti-Press)
5 marzo 2022
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Il Ticino si prepara ad accogliere i cittadini ucraini in fuga dalla guerra. Con i primi importanti arrivi attesi nelle prossime due, tre settimane. La previsione è del Dipartimento istituzioni, e meglio della Smpp, la Sezione del militare e della protezione della popolazione. Che ieri, unitamente all’Ufficio dei richiedenti l’asilo e dei rifugiati (Dipartimento sanità e socialità) e per il tramite della Sezione degli enti locali, ha scritto a tutti i municipi. È la prima comunicazione del Cantone ai Comuni sul possibile impatto umanitario del conflitto, con indicazioni sulla sua gestione che per ora non possono che essere di massima. «Dobbiamo cominciare a pianificare, non possiamo aspettare oltre», dice alla ‘Regione’ il colonnello Smg Ryan Pedevilla, capo della Smpp. "Il continente europeo – scrive il Dipartimento istituzioni agli esecutivi locali – si trova confrontato con un forte afflusso di persone in fuga dalla zona del conflitto. Se non si riuscisse a trovare un accordo a breve termine per porre fine agli scontri, milioni di profughi – in particolare anziani, donne e bambini – necessiteranno di un luogo in cui stare. In questo senso i Paesi europei si stanno muovendo in maniera concertata per organizzare e gestire la presa a carico e sembra si voglia proporre una chiave di riparto tra gli Stati per coordinare gli sforzi volti ad aiutare queste persone". La Confederazione "ha attivato uno Stato maggiore di crisi in ambito di asilo che insieme alla Segreteria di Stato per la migrazione (Sem) dovrebbe fornire delle prime indicazioni nei prossimi giorni. Lo Stato Maggiore Cantonale di condotta può, invece, essere attivato dalle autorità cantonali appena ritenuto necessario".

In attesa di conoscere le intenzioni delle autorità federali, prosegue la lettera, il Cantone "si sta muovendo per intavolare le prime riflessioni e inizializzare i preparativi per essere pronti ad accogliere i primi arrivi sul territorio cantonale che potrebbero avvenire nel giro di 2 o al massimo 3 settimane". Sono "due" gli scenari che "potrebbero interessare la Confederazione e, rispettivamente, il Canton Ticino". Il primo: "L’arrivo autonomo sul territorio cantonale di profughi ucraini che non dispongono di un permesso di dimora (procedura semplificata introdotta negli scorsi giorni dal Consiglio federale) per un periodo limitato (di norma massimo tre mesi) e che in una seconda fase potranno depositare una domanda d’asilo (situazione attuale)". Il secondo: "La concessione da parte della Sem dello statuto di persone bisognose di protezione prive di un permesso di dimora a tutti i profughi ucraini, ponendoli al beneficio di un permesso S, rilasciato per 12 mesi e per al massimo 5 anni. Dopo l’arrivo in Svizzera queste persone saranno verosimilmente attribuite dalla Confederazione ai singoli Cantoni". Ed è quest’ultimo lo scenario prospettato ieri dal Consiglio federale: la concessione del permesso S. Sulla proposta del governo si pronunceranno a breve i Cantoni. Se ne saprà di più la prossima settimana.

I profughi, indica ancora il Dipartimento istituzioni agli enti locali, dovrebbero giungere in Ticino "viaggiando su autobus o treni, facilitando la gestione dell’accoglienza". E al momento "è realistico pianificare un dispositivo in grado di accogliere 2’400 persone diluite su un lasso di 1-2 settimane (quota del 5% a livello federale)". Le organizzazioni di Protezione civile "stanno effettuando le prime analisi per garantire l’accoglienza e l’assistenza dei profughi identificando possibili strutture protette per gestire temporaneamente le persone bisognose di protezione in attesa di un’attribuzione definitiva".

Logistica e persone di riferimento

Il Cantone avanza un paio di richieste ai Comuni. Anzitutto quella di "collaborare attivamente con le Regioni di Protezione civile in modo da facilitare i preparativi del dispositivo d’accoglienza". In una prima fase, si aggiunge nella nota agli enti locali, "occorre segnalare le strutture di accoglienza con almeno 50 posti in prontezza elevata (colonie, foyer eccetera)". In una seconda fase "sarà inoltre importante che i Comuni raccolgano eventuali segnalazioni di terzi e le trasmettano, se si tratta di possibili soluzioni alloggiative di una durata minima di 3 mesi, al Comando della PCi", la Protezione civile.

Le segnalazioni "devono includere l’informazione relativa al Comune, all’indirizzo, al nominativo della persona di contatto, al tipo di struttura (appartamento di vacanza, pensione, casa parrocchiale, colonia di vacanza eccetera) e alla durata minima della soluzione proposta. Anche i Comuni stessi potranno segnalare le possibili soluzioni da loro individuate". La seconda richiesta agli enti locali è di "definire il contatto della persona di riferimento a livello comunale per l’emergenza profughi (nome e cognome, indirizzo email, numero di telefono)" e di trasmetterlo alla Sezione degli enti locali. Inoltre, continua il Dipartimento nella missiva ai municipi, "vi sensibilizziamo al fatto che alcuni profughi ucraini potrebbero entrare in Svizzera con un permesso turistico (validità di 3 mesi). Si tratta di una situazione delicata considerato il loro vissuto, quindi vi invitiamo a prendere contatto con loro e al contempo di inoltrare una constatazione del loro arrivo al Servizio rimpatri e stranieri della Polizia cantonale".

‘Coordinare le forze per essere efficaci’

La solidarietà, una solidarietà che per risultare efficace va coordinata. È un altro aspetto su cui si sofferma la comunicazione agli enti locali. "Siamo consapevoli che molti di voi, animati da un forte senso civico e da un ammirevole animo caritatevole, si stanno mobilitando per offrire supporto alle persone che giungeranno in cerca di rifugio nel nostro Cantone. In questa fase, come avvenuto anche durante la pandemia, sarà fondamentale – sottolinea il Dipartimento istituzioni – coordinare le attività in modo da unire le forze per essere il più efficaci possibili. Vi chiediamo quindi di voler seguire le raccomandazioni e le indicazioni che vi forniremo nei prossimi giorni". Il Cantone si sta dunque attrezzando per accogliere i profughi. E, fa sapere Pedevilla, «non è da escludere che il dispositivo, che conta già sulla Protezione civile e sui diversi servizi incaricati, possa essere potenziato con personale ausiliario, come avvenuto, con ottimi risultati, durante la pandemia».

Pini: ‘Un Ticino solidale di cui andar fieri’

A far sentire la sua voce è il Primo cittadino del Cantone, il presidente del Gran Consiglio Nicola Pini, che da noi raggiunto afferma: «Condivido lo sgomento per gli sviluppi che ci hanno condotti tutti in una guerra. Se non è qui, è a pochi passi, in Europa, e ha il sapore amaro di tristi tempi passati che sembrano non aver insegnato nulla». E proprio per questo «non basta indignarsi e condannare ogni guerra, ma è ancora più necessario organizzarsi e contribuire. Vedo quindi con speranza gli slanci di solidarietà, umanità e vicinanza degli ultimi giorni che confermano che questa guerra, e tutte le vite da essa toccate, ci concernono. È un Ticino commovente quello dei sacchi di vestiti e beni di prima necessità destinati all’Ucraina. È un Ticino le cui istituzioni si stanno muovendo e organizzando per accogliere e aiutare. È una concretizzazione di quel ‘Tutti per uno, uno per tutti’ non a parole, ma con i fatti. È un Ticino di cui andare fieri».

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