laR+ Svizzera

Consiglio federale: rinnovo secondo copione o disordinato?

Un candidato ‘selvaggio’ per punire il Ps? Un piano ‘segreto’ contro Ignazio Cassis? Quel che c’è da sapere alla vigilia del giorno x

Chi la spunterà tra Jon Pult (sullo sfondo) e Beat Jans (in primo piano)? Oppure verrà eletto un candidato ‘selvaggio’?
(Keystone)
12 dicembre 2023
|

Chi la spunterà tra i due candidati ufficiali del Ps, il basilese Beat Jans e il grigionese Jon Pult? Qualcuno estrarrà dal cilindro un candidato ‘selvaggio’, pescando tra chi è rimasto fuori dal ‘ticket’ voluto dal gruppo socialista (Daniel Jositsch, Roger Nordmann) o ripescando Eva Herzog (sconfitta un anno fa nella corsa alla successione di Simonetta Sommaruga)? Il Plr conserverà il suo secondo seggio in Consiglio federale, quello di Ignazio Cassis (Plr), attaccato dai Verdi? Il candidato ecologista Gerhard Andrey verrà sostenuto in modo compatto da socialisti e verdi-liberali? In questo caso, Plr e Udc metteranno in atto ritorsioni nei confronti del Ps, rispedendo al mittente il ticket ufficiale? E davvero l’Alleanza del Centro – come giurano e spergiurano i suoi vertici – non si presterà a giochetti e si atterrà alla regola consolidatasi da una quindicina d’anni a questa parte, secondo cui un ‘ministro’ in carica che si ripresenta non viene mandato a casa?

Gli interrogativi non mancano alla vigilia del giorno x. Mentre sui media proseguono le speculazioni attorno all’esistenza di presunti ‘piani segreti’, sin qui tutti prontamente smentiti da chi è stato tirato in ballo, i partiti restano guardinghi. Certo, tutti hanno annunciato che voteranno per uno dei due candidati ufficiali. Ma il resto rimane avvolto dal mistero. Poco probabile che giungano specifiche raccomandazioni di voto, o altre rilevanti indicazioni di sorta, nelle poche ore che ancora mancano al rinnovo del Consiglio federale. Oggi pomeriggio però tutti i gruppi si riuniscono nuovamente per decidere le rispettive strategie. Strategie che – leggenda vuole – verranno poi affinate in base a mercanteggiamenti dell’ultima ora, durante la ‘notte dei lunghi coltelli’.

Assisteremo a un’elezione ordinata dall’inizio alla fine, un po’ noiosetta, come quasi sempre accade? Oppure verremo sorpresi da una dinamica incontrollata, a conferma più o meno parziale delle voci (quasi mai rivelatesi fondate in passato) che circolano da settimane nella Berna federale e sui media di tutto il Paese? L’essenziale da capire, in una serie di domande e risposte.

Cosa succede domani?

A partire dalle 8 l’Assemblea federale (le due Camere riunite in seduta plenaria: 246 membri) rinnova integralmente il Consiglio federale, come avviene ogni quattro anni all’inizio della nuova legislatura. Stavolta, oltre al rinnovo integrale, si svolge un’elezione sostitutiva per assegnare il seggio del dimissionario Alain Berset (Ps), in carica dal primo gennaio 2012. Non è tutto. In seguito verranno eletti il Cancelliere della Confederazione per il periodo 2024-2027 (Walter Thurnherr si ritira: il posto è vacante), il presidente della Confederazione per il 2024 (Viola Amherd) e il vicepresidente del Consiglio federale (Karin Keller-Sutter) per lo stesso anno.

Come si svolge lo scrutinio?

Le regole sono stabilite dalla Legge sul Parlamento. I seggi del Consiglio federale sono assegnati singolarmente e in votazioni successive, secondo l’ordine di anzianità di servizio: prima quelli dei sei consiglieri federali in carica che si ripresentano (nell’ordine: Guy Parmelin, Udc; Ignazio Cassis, Plr; Viola Amherd, Centro; Karin Keller-Sutter, Plr; Albert Rösti, Udc; Elisabeth Baume-Schneider, Ps), dopodiché quello vacante di Berset.

È eletto chi supera la maggioranza assoluta, cioè la metà dei voti validi più uno (124, se tutti sono presenti e nessuno si astiene). Il numero dei turni di scrutinio è illimitato. Nei primi due possono essere elette tutte le persone eleggibili. Dal terzo in poi non sono ammessi nuovi candidati. E già dal secondo turno chi riceve meno di 10 voti viene eliminato. Dal terzo turno di scrutinio in poi, il candidato che riceve il minor numero di voti non è più eleggibile, a meno che due o più persone non finiscano appaiate.

Quando si entra nel vivo?

La rielezione di Parmelin al primo turno di scrutinio è scontata. Idem quella di Amherd (terzo turno), Keller-Sutter (quarto), Rösti (quinto) e Baume-Schneider (sesto). Suspense assicurata, per contro, già al secondo turno. Ignazio Cassis (Plr) si ripresenta. Il suo seggio è attaccato dai Verdi. Per il Partito ecologista svizzero – uscito ridimensionato dalle recenti elezioni – è l’ennesimo tentativo di entrare in Governo: dal 2000 ci ha provato diverse volte, soprattutto a spese di un Plr in costante calo di consensi. Le chance del loro candidato sono minime. Solo il Ps e i Verdi liberali (Pvl) hanno invitato a un’audizione il consigliere nazionale friburghese Gerhard Andrey.

In teoria, sinistra (76 seggi all’Assemblea federale) e partiti del centro (57, Pvl ed evangelici compresi) hanno i numeri per dare il benservito a Cassis e guadagnarsi la maggioranza in Governo. Ma senza la complicità dell’Alleanza del Centro non succederà niente. E il partito di Gerhard Pfister – come del resto Udc, Plr e Pvl – ha dichiarato di non voler mandare a casa nessun ‘ministro’ in carica che si ripresenta, attenendosi a una tradizione che negli ultimi 150 anni è stata rotta soltanto in due occasioni (Ruth Metzler dell’allora Ppd nel 2003, Christoph Blocher dell’Udc quattro anni più tardi).

Dunque: un ampio sostegno al candidato dei Verdi pare assai poco probabile; Andrey al massimo potrà contare sui voti dei socialisti (50), così come probabilmente su una parte di quelli dei Verdi liberali (11) e su quelli di sparuti battitori liberi negli altri gruppi. Troppo pochi per impensierire il ticinese, che già nel 2019 aveva parato in scioltezza l’attacco ecologista (la ex presidente del partito Regula Rytz si fermò a 82 voti: le vennero a mancare quelli del Pvl e persino una manciata di voti dal Ps).

‘Piani segreti’ contro Cassis?

Cassis ha la riconferma in tasca, quindi? Andiamoci piano. Sui media (alimentate dal capogruppo del Plr Damien Cottier, che disporrebbe di “indizi” in tal senso) si rincorrono da settimane le voci circa ‘piani segreti’ per far fuori il ‘ministro’ degli Esteri.

Uno di questi sarebbe ordito dagli ‘strateghi’ del Centro. I presunti papabili (lo stesso presidente Pfister, il consigliere nazionale grigionese Martin Candinas) hanno smentito a più riprese l’esistenza di un simile complotto, ribadendo al contempo l’intenzione di attaccare un seggio del Plr tra qualche anno, quando il ticinese (o Karin Keller-Sutter) non si ripresenterà per un altro mandato o rassegnerà le dimissioni. Domenica, poi, è arrivata un’ulteriore conferma di peso: “Il Centro è sempre stato chiaro: il 13 dicembre non toglieremo l’incarico ad alcun membro del governo nazionale”, ha dichiarato al ‘SonntagsBlick’ Philipp Matthias Bregy, capogruppo alle Camere federali.

L’ultima versione del presunto ‘piano segreto’ ne attribuisce la regia non a Pfister e ai suoi, bensì a Christoph Blocher e a un gruppetto di influenti parlamentari e dirigenti dell’Udc (compresa la figlia di Christoph, Magdalena Martullo-Blocher). Questi sarebbero giunti alla conclusione che non valga più la pena sostenere un Plr caduto in disgrazia, e il cui secondo seggio in Consiglio federale pare avere il destino segnato. Meglio darsi da fare subito, dunque, abbandonando già adesso Cassis e promuovendo al suo posto un conservatore del Centro (il consigliere nazionale Martin Candinas), con il quale poi sarebbe facile andare d’accordo. “Non accetterei un’elezione il prossimo 13 dicembre”, ha ribadito ai giornali di Ch-Media il grigionese (che, se eletto, sbarrerebbe la strada a un altro grigionese, Jon Pult, peraltro suo candidato prediletto per la successione di Berset…). E poi: davvero l’Udc è pronta a sacrificare la collaborazione con il Plr? E il Centro a perdere la faccia in maniera così eclatante?

Candidato ‘selvaggio’ anziché Jans/Pult?

Antenne alzate, poi, al settimo turno di scrutinio. Viene assegnato il seggio del dimissionario Alain Berset. Nessuno contesta i due seggi del Ps in Consiglio federale. A maggior ragione dopo le recenti elezioni, con i socialisti che hanno rafforzato la loro posizione di secondo partito del Paese. A destra e al centro, però, alcuni sono dell’idea che il ticket ufficiale non offra una vera scelta: il 59enne Beat Jans (presidente del Consiglio di Stato di Basilea-Città, ex consigliere nazionale) e il 39enne Jon Pult (consigliere nazionale grigionese) sarebbero “gemelli” e, per giunta, troppo di sinistra.

Si è così fatta strada l’idea di eleggere un altro socialista, più moderato. Mentre il capogruppo Thomas Aeschi insiste sulla necessità di rispettare le regole in uso, l’ex leader carismatico dell’Udc Christoph Blocher definisce il ticket socialista «una provocazione», relativizzando al contempo l’importanza del principio di votare per i candidati ufficiali (dopo la sua estromissione nel 2007, l’Udc lo aveva addirittura messo nero su bianco nei suoi statuti: qualsiasi candidato ‘selvaggio’ che avrebbe accettato l’elezione sarebbe stato espulso dal partito…). Venerdì scorso, ad ‘Arena’, anche il ‘senatore’ del Centro Pirmin Bischof ha detto che non è una buona idea attenersi sempre ai ticket dei partiti.

I nomi che qualcuno estrarrà dal cilindro dovrebbero essere quelli del ‘senatore’ zurighese Daniel Jositsch (stavolta escluso malamente dal ticket del Ps; un anno fa, nemmeno autorizzato a candidarsi, ottenne comunque 58 voti all’Assemblea federale), del consigliere nazionale vodese ed ex capogruppo Roger Nordmann (l’Udc potrebbe essere interessata a favorire un romando, così da spianare la strada a uno svizzero-tedesco quando arriverà il momento di rimpiazzare Parmelin), oppure della ‘senatrice’ basilese Eva Herzog (sorprendentemente sconfitta lo scorso anno da Elisabeth Baume-Schneider, è stata evocata dal consigliere nazionale Udc Alfred Heer). Lanciare nella mischia e spingere fino in fondo un candidato ‘selvaggio’ sarebbe una ritorsione, soprattutto da parte di Plr e Udc, nei confronti del Ps, qualora i socialisti avessero sostenuto in precedenza l’attacco dei Verdi al seggio di Cassis.

Si fa il nome anche dello stesso Gerhard Andrey. Lui non cessa di ripetere che non è a disposizione per attaccare un seggio del Ps. Ma il fatto che non abbia escluso categoricamente di accettare un’eventuale investitura, alimenta le speculazioni.

Un candidato ‘selvaggio’ in Governo: sarebbe una novità?

No. Dal 1919 l’Assemblea federale ha promosso 13 candidati ‘selvaggi’ al posto di consigliere federale. Dal 1960, in circa un caso su cinque a essere eletti sono stati candidati non ufficiali. Spesso è stato il Ps (1959, 1973, 1983; 1993: il 3 che ritorna…) a dover rinunciare ai suoi cavalli di battaglia, considerati troppo a sinistra da una maggioranza dell’Assemblea federale (ciò che non ha impedito a personalità come Hans Peter Tschudi, Willy Ritschard e Otto Stich di trasformarsi col tempo in figure di riferimento per il partito). In questo secolo è capitato all’Udc, nel 2000 (Samuel Schmid anziché Rita Fuhrer e Roland Eberle) e nel 2007 (Eveline Widmer-Schlumpf anziché Christoph Blocher). È una delle ragioni per cui negli ultimi 15 anni si è consolidata la prassi, per i gruppi parlamentari, di presentare un ticket con due nomi (o tre, in pochi casi): una soluzione che, rispetto a una candidatura unica, non castra la libertà di scelta dell’Assemblea federale e allo stesso tempo permette ai partiti di continuare a pilotare la scelta dei propri candidati.

Dobbiamo aspettarci una sorpresa?

La maggior parte delle volte, il rinnovo parziale o integrale del Consiglio federale si svolge secondo copione, senza intoppi. Una certa dose di imponderabile però c’è sempre. Anzitutto perché a decidere – spesso con la pancia, facendo cioè astrazione da criteri ‘oggettivi’ come la provenienza geografica, il sesso, l’esperienza di esecutivo ecc. – sono ben 246 parlamentari. Poi l’elezione si svolge a scrutinio segreto: ognuno compila la sua scheda di voto anonima e la imbuca in una delle urne chiuse portate in giro dagli uscieri. Inoltre vige la libertà di voto, sancita dalla Costituzione federale. In altre parole: non esiste alcun obbligo di eleggere i candidati ufficiali, come abbiamo appena detto. A ciò si aggiunge il fatto che domani in programma non c’è solo un rinnovo integrale del Consiglio federale, bensì anche un’elezione sostitutiva, il che rende il tutto meno facile da controllare.

La sensazione, comunque, è che alla fine prevarrà la prudenza. O meglio: la voglia dei partiti di governo di non farsi del male. Al di là di questo, una cosa può essere data per certa, con un buon grado di approssimazione: in vigore dal 1959, incrinatasi nel 2003 e ripristinata appieno nel 2015, quando l’Udc ha recuperato il suo secondo seggio in Governo, la ‘formula magica’ (due seggi ciascuno in Consiglio federale ai primi tre partiti, uno al quarto) uscirà ancora una volta indenne, a dispetto del gran parlare che se ne fa. Fino a quando reggerà, lo sapremo probabilmente al più tardi fra quattro anni.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE