Svizzera

Imprese responsabili, controprogetto in vigore da gennaio

Lo ha deciso oggi il Consiglio federale: i nuovi obblighi di diligenza per le imprese saranno applicati a partire dall’esercizio contabile del 2023

(Keystone)
3 dicembre 2021
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Il controprogetto indiretto all’iniziativa popolare “Per imprese responsabili - a tutela dell’essere umano e dell’ambiente”, approvata dal popolo ma non dai cantoni, entrerà in vigore il prossimo 1° gennaio. Lo ha deciso oggi il Consiglio federale precisando che i nuovi obblighi di diligenza per le imprese saranno applicati per la prima volta nell’esercizio contabile del 2023.

A differenza dell’iniziativa, la controproposta, elaborata sotto forma di revisione del diritto della società anonima, non prevede alcuna disposizione in materia di responsabilità, indica il governo in una nota. “Si tratta di una normativa in linea con gli standard internazionali, che si orienta prevalentemente alle disposizioni attualmente applicate nell’Unione europea”, viene precisato.

Le nuove disposizioni “per una migliore protezione dell’essere umano e dell’ambiente”, approvate dal Parlamento, prevedono l’obbligo per le grandi imprese svizzere di redigere un rapporto sui rischi della loro attività nei settori dell’ambiente, della socialità, del lavoro, dei diritti dell’uomo e della lotta contro la corruzione e le misure adottate per evitare tali rischi.

Prevedono inoltre obblighi di diligenza estesi per le aziende che operano in settori dove esiste il rischio di lavoro minorile e di operare con minerali estratti in zone di guerra.

Nella seduta odierna l’esecutivo ha approvato l’ordinanza che regola i dettagli di tali obblighi. Essa fissa i volumi minimi di importazione e lavorazione di minerali al di sotto dei quali un’impresa è esonerata dall’obbligo di diligenza. Ad esempio per l’oro la soglia è fissata a 100 chili l’anno. Sono dispensate le imprese che lavorano e importano metalli riciclati.

Sono previste deroghe anche per le piccole e medie imprese (Pmi) e per le aziende che presentano lievi rischi legati al lavoro minorile. Sono considerate Pmi le imprese che per due esercizi consecutivi non oltrepassano due dei valori seguenti: somma di bilancio di 20 milioni di franchi, fatturato di 40 milioni di franchi e 250 impieghi (media annua).

Per quanto riguarda il lavoro minorile, l’esecutivo ha deciso di inasprire le disposizioni rispetto a quanto proposto nella procedura di consultazione introducendo una norma standard per i casi manifesti. In questo modo anche le Pmi saranno tenute a osservare gli obblighi di diligenza e a riferire se ci sono indizi fondati che offrono prodotti o servizi ottenuti ricorrendo al lavoro minorile. Questa normativa, precisa il Consiglio federale, è più severa di quelle in vigore nell’Ue.

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