Svizzera

La Svizzera concede la libera circolazione alla Croazia dal 2022

Lo ha dichiarato la Segreteria di Stato per la migrazione (Sem) non avendo constatato alcuno squilibrio “degno di nota” sul mercato del lavoro elvetico

(Keystone)
22 ottobre 2021
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Non avendo costatato alcuno squilibrio “degno di nota” sul mercato del lavoro elvetico, dall’inizio del 2022 la Croazia godrà della libera circolazione completa delle persone. È quanto comunicato oggi ufficialmente da parte elvetica ai membri del Comitato misto Svizzera-Ue sulla libera circolazione in videoconferenza.

La decisione di equiparare i Croati agli altri cittadini dell’UE/AELS è stata adottata dal Consiglio federale all’inizio di ottobre.

La Confederazione ha ratificato l’accordo con la Croazia sulla libera circolazione delle persone nel dicembre 2016. Ciò aveva consentito a Berna di partecipare a pieno titolo al programma di ricerca Horizon 2020. Il 31 dicembre 2020 risiedevano in Svizzera 28’324 cittadini croati (6 in più rispetto al 2019), pari all’1,9% dei cittadini UE/AELS residenti in Svizzera.

Clausola di salvaguardia

Qualora l’immigrazione di lavoratori croati oltrepassi un dato valore soglia, la Svizzera potrebbe attivare una clausola di salvaguardia che, dal 1° gennaio 2023 e al massimo fino al 31 dicembre 2026, le consentirebbe di limitare nuovamente il numero di permessi rilasciati a cittadini croati, precisa una nota odierna della Segreteria di Stato della migrazione (SEM).

Tale clausola non è rimasta lettera morta: nel 2017 e 2018 è stata applicata nei confronti di Bulgaria e Romania, due Paesi che beneficiano della libera circolazione completa dal giugno 2019. Ciò significa che nei confronti di questi Stati è stata mantenuta la priorità dei lavoratori indigeni, nonché i contingenti e il controllo delle condizioni salariali e lavorative.

Il 22 settembre scorso, durante la seduta del Consiglio degli Stati, il “senatore” Marco Chiesa (UDC/TI) aveva chiesto invano, mediante una mozione, di appellarsi alla clausola di salvaguardia per limitare l’immigrazione di lavoratori europei, specie dall’Italia, onde proteggere quei cantoni e regioni malmenati dalla crisi imputabile alla pandemia.

Una moratoria accompagnata dalla reintroduzione della preferenza indigena e dal contingentamento dei permessi. Nelle intenzioni del presidente dell’UDC, per raggiungere questo obiettivo il Consiglio federale avrebbe dovuto convocare il Comitato misto Svizzera-UE per cercare una soluzione per il mercato del lavoro in crisi così come prevede l’articolo 14 dell’accordo sulla libera circolazione tra Berna e Bruxelles

Posti vacanti

L’incontro odierno del Comitato misto Svizzera Unione europea (UE) per l’Accordo sulla libera circolazione delle persone (ALC) è il 24esimo. Come di consueto, le due delegazioni hanno affrontato varie questioni relative all’attuazione e allo sviluppo dell’ALC.

Durante gli scambi, le due parti hanno rilevato con soddisfazione che l’ALC funziona fondamentalmente bene. La Svizzera ha poi informato l’Ue sui risvolti più recenti dell’attuazione dell’obbligo di annunciare i posti di lavoro vacanti. Ha inoltre fornito a Bruxelles statistiche e informazioni sulla giurisprudenza riguardante l’espulsione di stranieri che commettono reati. Su richiesta della Svizzera, l’UE ha informato in merito ai recenti sviluppi per quanto riguarda i diritti dei cittadini svizzeri in diversi Stati membri dell’Unione.

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