Educazione

La valutazione a scuola un’occasione di crescita

Dalla misurazione all’apprendimento: la valutazione vista come opportunità per lo sviluppo di competenze e miglioramento continuo degli allievi

Ma me lo meritavo davvero?
(Ti-Press)

La questione della valutazione è indubbiamente uno dei temi più dibattuti nel contesto dell’educazione, tuttora fonte di dispute, fraintendimenti e persino di fratture tra le varie figure coinvolte nel processo educativo e comunicativo (studenti, docenti, genitori). Questo non dovrebbe sorprenderci: riflettendo, per esempio, sulle nostre esperienze scolastiche, chi non ha mai vissuto momenti di stress o di ansia, addirittura a partire dalla scuola elementare? E quanti di questi momenti erano legati a prove scritte, interrogazioni o esami? Quante volte ci siamo sentiti sotto pressione, desiderosi di ottenere buoni voti – o semplicemente di raggiungere la “sufficienza” – e abbiamo avuto la sensazione che il nostro valore fosse misurato esclusivamente attraverso le valutazioni? Nonostante la ricerca in pedagogia e le relative pratiche educative abbiano compiuto progressi significativi verso un utilizzo più ragionato e costruttivo della valutazione, alcune sue contraddizioni sono ancora presenti e tangibili.

Dietro al voto numerico c’è molto di più

Spesso si pensa che la valutazione, in particolare quella numerica, permetta al docente, e di conseguenza alla società, di esercitare un controllo obiettivo e quantificabile (diremmo quasi scientifico) sulle performance scolastiche. Non è quindi sorprendente che gli studenti studino o si comportino principalmente in funzione dei voti e delle medie finali, o che si assista alla proliferazione di esami concentrati esclusivamente sulle conoscenze (più semplici da indagare e quindi da “misurare”). Per questo motivo, si avverte talvolta una sorta di scollamento tra i momenti dedicati all’insegnamento e all’apprendimento e quelli destinati alla valutazione.

Salvisberg, nel suo lavoro di ricerca dottorale, evidenzia come non sempre la valutazione dei docenti rispecchi criteri di validità: essa, infatti, può essere condizionata dal contesto specifico (quindi dalla classe o dal confronto rispetto ad altri anni scolastici) oppure da altre variabili, come il grado di severità del docente. Al contrario, la validità e la coerenza di un giudizio possono essere supportati da un insieme di competenze professionali in ambito valutativo: ad esempio, individuare specificatamente criteri valutativi in linea con il Piano di Studio, condividerli in modo chiaro e comprensibile con gli studenti, realizzare situazioni di apprendimento e di valutazione in armonia con i principi stabiliti, interpretare le risposte degli studenti in base a tali indicatori, fornire feedback precisi (spiegando verbalmente il significato di ogni valutazione) e in accordo con i parametri precedentemente fissati.


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Non solo cifre, ma un percorso condiviso

Uno strumento di apprendimento

È importante sottolineare che la scuola dell’obbligo ticinese, così come molti altri sistemi scolastici europei e mondiali, è orientata allo sviluppo di competenze, un costrutto che rappresenta la combinazione armoniosa di conoscenze, abilità e atteggiamenti che un individuo possiede e che gli permettono di svolgere attività o compiti variegati nella vita quotidiana. L’acquisizione di competenze è quindi il risultato di un processo di apprendimento che integra aspetti non solo cognitivi, ma anche emotivi e sociali, e che si riflette nel modo in cui un individuo interagisce con il suo ambiente. L’approccio basato sulle competenze sovverte il modo tradizionale di concepire l’educazione: invece di concentrarsi esclusivamente sul “cosa” dell’apprendimento (cioè i contenuti), si preoccupa anche del “come” insegnare e quindi apprendere. Questo significa che l’obiettivo della scuola non è solo far acquisire all’individuo una certa quantità e qualità di conoscenze, ma anche di sviluppare le capacità di applicare queste conoscenze in situazioni diversificate. Di conseguenza, anche la valutazione stessa non dovrebbe limitarsi a rendicontare le conoscenze possedute dall’allievo, ma diventare un autentico strumento al servizio dell’apprendimento. In che modo?

Ad esempio, attraverso modalità che mirano a promuovere un miglioramento personale continuo, fornendo riscontri costanti e focalizzati sulle modalità con cui l’allievo esercita il suo apprendimento, stimolando una riflessione continua mediante proposte di autovalutazione e – in alcuni casi – di valutazione tra pari. La ricerca dottorale precedentemente citata mostra che alcuni docenti attuano già una valutazione per l’apprendimento, anche se sussiste ancora l’obbligo dei voti numerici. Ad esempio, alcuni accompagnano al voto un giudizio sintetico che riporta cosa l’allievo è in grado di fare e in quali aspetti – e in che modo – potrebbe migliorare.

Competenza essenziale per la vita

Queste traiettorie pedagogiche non dovrebbero sorprenderci: infatti, possiamo affermare con convinzione che l’atto del valutare – e quello del sapersi valutare – rappresenti una competenza fondamentale non solo nel contesto scolastico. Nel mondo del lavoro, per esempio, la capacità di riflettere criticamente sul proprio operato, di riconoscere i punti di forza e di individuare le aree di miglioramento è essenziale per la crescita professionale. Ma, in generale, possiamo affermare che la capacità di giudizio viene esercitata in ogni momento della vita, in circostanze assai variegate. Per tutti questi motivi, la valutazione può diventare un autentico strumento di insegnamento, sia perché offre costantemente strumenti volti al miglioramento della consapevolezza e delle abilità di apprendimento, sia perché il docente, attraverso le risposte ottenute nella valutazione, ha l’opportunità di affinare la progettazione didattica e le azioni specifiche destinate al suo promovimento. Ma anche di monitorare l’apprendimento e di correggere il percorso, di volta in volta, attuando una differenziazione didattica più efficace, raccogliendo informazioni preziose che vanno oltre il semplice “qui e ora” dell’esame, e che possono offrire un quadro complessivo dell’allievo molto più completo e utile, anche per l’allievo stesso e per i genitori, ma soprattutto per il prosieguo del percorso scolastico e professionale.


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Temuta dagli allievi, ma un bagaglio di vita

Alcune piste concrete per una nuova prospettiva valutativa

Questa nuova prospettiva sulla valutazione richiede un cambiamento culturale perché interpella le concezioni e le abitudini di tutta la società, dagli addetti ai lavori fino agli allievi e alle famiglie. Per facilitare questa traiettoria, è auspicabile intervenire su più fronti, dalla formazione degli insegnanti alla modifica dei regolamenti. Alcuni gruppi di lavoro che si occupano della comunicazione e della gestione della valutazione, con docenti di tutti i gradi della scuola obbligatoria, stanno attivando specifici approcci valutativi per apportare e alimentare soluzioni concrete al possibile cambiamento, che potrà avvenire in modo graduale e armonioso, anche attraverso la condivisione di buone pratiche ed esperienze significative.

* PhD, esperto di scienze dell’educazione per la scuola dell’obbligo ticinese, professore, Supsi-dfa

** PhD, ricercatrice, Supsi-dfa

*** Docente-ricercatrice, Supsi-dfa

In collaborazione con il Dipartimento formazione e apprendimento

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