EDUCAZIONE

L’educazione all’affettività: una priorità per la scuola?

Gli apprendimenti disciplinari vanno bilanciati con un ambiente di apprendimento attento a benessere e dimensione affettiva

Quando si pensa alla scuola spesso la si immagina come luogo di apprendimento e sviluppo culturale. Questa immagine nasce dal ricordo che ognuno di noi ha della propria formazione che sempre più spesso va ben oltre il termine della scuola dell’obbligo e corrisponde ad un percorso professionalizzante. Tuttavia nella scuola, soprattutto in quella dell’obbligo, oltre ai saperi anche la socializzazione e l’affettività giocano un ruolo importante nella dimensione educativa. Questa multidimensionalità è espressa dalle finalità stesse della scuola che includono lo sviluppo armonico delle persone. Tale armonia dovrebbe consentire di raggiungere il massimo benessere sia psichico che fisico e contribuire attivamente alla realizzazione nella società delle istanze di giustizia e libertà.

Benessere, un diritto e un obiettivo

Il benessere a scuola serve a realizzare finalità più generali ed è necessario fare il possibile perché questa condizione sia garantita a tutte le persone che la frequentano. Ma come fare nella pratica? Lavorare attivamente sul benessere impone al corpo docente di sviluppare ambiti che vadano oltre quelli disciplinari. Tali elementi sono presenti nel piano di studio della scuola dell’obbligo e sono riferibili alle competenze trasversali e alla formazione generale. Il loro impatto e il loro ruolo sono tanto più fondamentali quanto più giovane è l’età degli alunni.

I saperi disciplinari sono più importanti della dimensione affettiva?

L’accento sulla dimensione affettiva è più marcato nella scuola dell’infanzia. Ciò non significa che esso perda di importanza nel corso degli studi obbligatori, ma con il progredire della scolarizzazione le sue componenti si diluiscono in virtù di una maggiore attenzione agli apprendimenti delle singole discipline. Nel senso comune questi saperi sono considerati più determinanti per il percorso professionale e anche per questo spesso l’attenzione degli adulti vi si concentra. Sottovalutare l’importanza del benessere e dell’affettività nell’ambiente scolastico, e lo sviluppo di competenze trasversali quali l’empatia o la comunicazione, è un errore comune che può portare ad un apprendimento poco efficace. Lo squilibrio tra dimensioni disciplinari e trasversali rischia quindi di alimentare un circolo vizioso, ma una via d’uscita è possibile. La cura dell’ambiente di apprendimento in termini affettivi contribuisce infatti a creare un’esperienza scolastica appagante per allievi e allieve, genitori e docenti, e permette l’ottenimento di risultati scolastici migliori. Per contro non investire nel benessere, una forma di prevenzione, porta a conseguenze immediate e a lungo termine. Gli effetti immediati riguardano tutta una serie di problemi emergenti che vanno dal bullismo, agli atteggiamenti discriminatori, ai comportamenti problematici fino al senso di persecuzione, la mancata frequenza scolastica, l’autolesionismo, i problemi alimentari ecc. Gli effetti a lungo termine possono essere facilmente immaginabili ed hanno a che vedere con un mancato raggiungimento del benessere con una conseguente scarsa integrazione nella società e fallimento nell’assunzione di ruoli attivi.

Quali componenti per un’educazione all’affettività?

L’educazione all’affettività è dunque l’ingrediente che deve legare le diverse sfaccettature dell’esperienza che le giovani generazioni fanno della scuola. L’Oms ha individuato già da tempo una serie di competenze che sono state denominate Life Skills, ovvero competenze per la vita.


lifeskills.it

Questa gamma di abilità cognitive, emotive e relazionali di base consente alle persone di operare con competenza sia sul piano individuale che su quello sociale. In altre parole, si tratta di abilità e capacità che ci permettono di acquisire un comportamento versatile e positivo, grazie al quale possiamo affrontare efficacemente le richieste e le sfide della vita quotidiana.

Le Life Skills possono essere raggruppate in tre aree: competenze emotive (consapevolezza di sé, gestione delle emozioni, gestione dello stress); competenze relazionali (empatia, comunicazione efficace, relazioni efficaci); competenze cognitive (risolvere i problemi, prendere decisioni, pensiero critico, pensiero creativo). La sfida per la scuola è sviluppare consapevolmente e in modo sistematico queste competenze, incorporandole all’interno dei percorsi formativi, in maniera tale che esse possano essere vissute da tutte le persone.

Il ruolo del corpo docente

Lavorare nella scuola per lo sviluppo della dimensione affettiva contribuisce a costruire fondamenta solide per la realizzazione dei diritti delle persone ed è da considerare un presupposto e non un accessorio rispetto agli apprendimenti scolastici disciplinari. Le docenti e i docenti hanno la possibilità di favorire o meno una prospettiva di benessere. Chi sente il fuoco sacro dell’insegnamento, o chi lo ha sentito in passato, sa bene che come insegnanti ci si sente realizzati quando il rapporto educativo con l’allievo permette ad entrambi di comprendersi come persone e di vedere al di là dei propri ruoli cristallizzati. Insegnare è dunque soprattutto educare e gran parte del valore della professione è racchiusa in questa considerazione. Favorire questa consapevolezza nel corpo docente e sostenerne la legittimazione è un compito dello Stato e deve essere una priorità per la società e la politica, non farlo comporta ora e comporterà in futuro sofferenza per le persone e costi finanziari per la società.

C’è bisogno di una nuova prospettiva nella scuola?

Ci si può domandare se sia necessario un cambiamento nel nostro modo di concepire la scuola. Le sfide che ci troviamo davanti sono sempre più di natura sistemica (guerre, cambiamento climatico, pandemie). Al contempo i nostri giovani (ma anche molti adulti) sono sempre più vittime delle logiche di consumo e come noi sono intrappolati in un paradigma insensato di crescita costante. In contemporanea cresce la necessità di soddisfare la fame di bisogni immateriali e ad essa non è possibile rispondere con un flusso continuo di beni che sono invece materiali.

La scuola attuale, da parte sua, non riesce ancora a sottrarsi a questa logica e rincorre le novità proponendo spesso le risposte sbagliate ad una domanda più che legittima. Complicare le griglie orarie e moltiplicare gli ambiti formativi erode la risorsa "tempo giornaliero" che è di natura finita. È probabile che sia giunto il momento di riflettere e prendersi la responsabilità di fare scelte coraggiose e magari controcorrente, in palio c’è il benessere nel senso più vasto del termine. Una possibile alternativa dovrà passare necessariamente per un’educazione che comprenda un forte accento ad impegnarsi per il bene comune e al prendersi cura gli uni degli altri, al cuore dell’affettività.

*presidente della Commissione per l’educazione affettiva e sessuale nella scuola (CEAS), DECS

In collaborazione con il Dipartimento formazione e apprendimento

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