laR+ IL COMMENTO

Le battaglie dentro la monade leibniziana del Gran Consiglio

Le imposte di circolazione sono solo l'ultimo capitolo della gazzarra cui si assiste da troppo tempo. Desolante, soprattutto guardando fuori da palazzo

In sintesi:
  • Ognuno con la propria voce, che rimbomba tanto da rendere sordi
  • Il Centro, sconfitto ieri sulle targhe, non vorrà più fare da comprimario 
  • Oggi si vota la riforma fiscale, senza una maggioranza pronta a farsi le giuste domande
(Ti-Press)
12 dicembre 2023
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Quello che resta dell’ennesimo dibattito sull’imposta di circolazione, andato in scena ieri in Gran Consiglio, non è né il fatto che dal 2024 le emissioni di CO2 conteranno meno, né che l’incasso resterà fermo a 80 milioni di franchi. Tolta la trita prosopopea, il riassunto di giornata è che il Centro non è più disposto a fare il comprimario e che sarà il vero ago della bilancia di questa legislatura che è cominciata in modo travagliato e finirà ancora peggio.

La portata dell’intervento di Fiorenzo Dadò, che ha parlato chiaramente di ‘triciclo a geometria variabile’, di ‘patto di inizio legislatura cui noi diciamo no’ e di ‘riforma fiscale che va verso il funerale’, è stata abilmente colta dal capogruppo dell’Udc Sergio Morisoli, che è sceso dal rapporto di minoranza destinato all’onorevole e coerente disfatta per saltare su quello di maggioranza. Perché? Per ‘realpolitik’ e perché ‘il Centro si oppone già in partenza a qualsiasi risanamento dei conti, ad altri sgravi e ai tagli’.

Ulteriore conferma che siamo arrivati dove era prevedibile si arrivasse: al tutti contro tutti, ai veti incrociati, a un Gran Consiglio diventato un ring, a uno sfilacciamento della politica nel suo insieme. In un contesto generale affine alla battaglia, molto meno alla costruzione.

La gazzarra cui si assiste da troppo tempo in parlamento, e che non è dovuta certamente a nobili ideali, mancando completamente di responsabilità è di conseguenza la cartina di tornasole di come viva molta politica questa fase di crisi sociale e non solo. Come una monade di Leibniz: con il suo perfetto funzionamento interno e nessuna possibilità di essere influenzata, incalzata, corretta da agenti esterni. La pura, indolente indipendenza da proteste sempre più chiassose, da un malcontento montante, da preoccupazioni del ceto medio che si sta chiedendo fino a quando potrà continuare a definirsi tale.

In questo contesto, quello della battaglia dentro la monade, una manovra di rientro che scontenta tutti rischia di diventare brusio di sottofondo invece che farsi avvertimento a cambiare rotta. Una riforma fiscale che vede l’abbassamento dell’aliquota massima per i più abbienti dal 15 al 12%, quando, sul binario parallelo, circa 5mila persone si vedranno togliere il sussidio di cassa malati, rischia di essere accettata fischiettando, senza che ci sia una maggioranza davvero pronta a farsi domande sia sull’opportunità in questa delicatissima fase sia sulle conseguenze. ‘Decreto Morisoli’, comunque sostenuto dal popolo, o meno.

Verosimilmente il Centro oggi si asterrà sulla riforma fiscale, e nelle prossime settimane si farà sentire ancora più forte riguardo al Preventivo 2024, legandolo a una serissima revisione della spesa, e alla manovra di rientro. Poi sarà il turno di qualcun altro, e in seguito di altri ancora. Ognuno con la propria voce che rimbomba talmente tanto da rendere sordi. Poi basterà dare la colpa alla frammentazione, per ricominciare da capo. In una monade che gira di notte e senza bussola.

Il presidente del Plr Alessandro Speziali nel recente comitato cantonale del suo partito ha invitato a guardare fuori dalle loro stanze, intercettare i timori delle persone e fornire le risposte giuste. I liberali radicali non sono di certo gli unici a dover svolgere in fretta questo esercizio, vista l’antifona generale di ’sti disgraziati tempi.

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