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Frana sul finanziamento comunale all’Orchestra

Due anni di discussioni nella Commissione formazione e cultura porteranno ad un nulla di fatto per il finanziamento dell’Orchestra della Svizzera italiana (Osi). La Commissione si presenta con tre rapporti davanti al Parlamento, due dei quali non cambiano nulla rispetto ad oggi.

Eppure si era partiti bene. Il 20 marzo 2020 ben 33 deputati avevano depositato l’iniziativa parlamentare generica «Per un finanziamento pubblico stabile dell’Orchestra della Svizzera italiana», che chiede di introdurre nella Legge sulla cultura una base legale per assicurare un finanziamento stabile dell’Orchestra della Svizzera italiana da parte del Cantone e da parte di tutti i Comuni ticinesi (con una chiave di riparto che consideri la loro forza finanziaria), in modo da garantire la necessaria solidità finanziaria nel tempo a questa eccellente istituzione culturale presente in Ticino. Tuttavia due anni dopo questo fronte ampio si è sciolto come neve al sole. Il nodo sta nel varo di una base legale per stabilire l’intervento dei Comuni a favore dell’Orchestra.

In Svizzera molte orchestre di musica classica sono finanziate da Cantone e Comuni. Ecco alcuni esempi del riparto Cantone - Comuni all’interno della quota pubblica di finanziamento (dati 2018/2019):

•Bienne: 40% Cantone, 60% Comuni (50% Bienne, 10% Comuni limitrofi)

• Berna Bso: 40% Cantone, 60% Comuni (48% Città Berna, 12% altri Comuni)

• Ginevra Osr: 50% Cantone, 50% Città

• Losanna Ocl: 40% Cantone, 60% Città

• San Gallo: 67% Cantone, 33% Città

• Osi Lugano: 82% Cantoni (Canton Ticino 4’000’000 fr + Canton Grigioni 120’000 fr), 18% Comuni (Lugano 650’000 fr + altri Comuni 240’000 fr, finanziamento su base volontaria).

Il primo rapporto (minoranza 1) della Commissione formazione e cultura boccia l’iniziativa parlamentare, come se l’Orchestra non fosse un prezioso bene appartenente alla popolazione di tutti i Comuni del Cantone, e misconosce pure il grande lavoro di raccolta fondi svolto dall’Associazione Amici dell’Osi.

Il secondo rapporto (di maggioranza) si limita a fare una fotografia della realtà finanziaria attuale, chiedendo al Consiglio di Stato una modifica di legge per iscrivere l’idea di un contributo volontario da parte dei Comuni (contributi volontari che già esistono oggi, senza necessità di inventare una norma declamatoria): e nel contempo propone di codificare l’attuale intervento di 4 milioni di fr del Cantone, cosa che all’Ochestra non porta nulla.

Il terzo rapporto (minoranza 2) invita ad accettare l’iniziativa parlamentare. Dice che la nuova base legale deve servire ad accrescere i sussidi comunali per l’Osi, portando al 30% la quota di finanziamento pubblico a carico dei Comuni, avvicinandola così alle altre realtà svizzere paragonabili: e che le quote dei Comuni vanno calcolate in base alla vicinanza alla sede dell’Ochestra, alla forza finanziaria e alla popolazione dei Comuni, tenendo così conto che la frequenza dei concerti dell’Osi avviene da parte di persone domiciliate in tutto il Cantone.

In conclusione si tratta di un’occasione persa da parte del Parlamento ticinese per risolvere con preveggenza i problemi del finanziamento dell’Orchestra della Svizzera italiana, dimostrando di avere visione e leadership politica. Ora la palla ritornerà nel campo del Consiglio di Stato nell’attesa della scadenza della convenzione tra Orchestra e Srg/Ssr, che avverrà il 31.12.2023 e che sarà probabilmente foriera di grosse preoccupazioni.

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