Estero

Donbass, Crimea e neutralità. I nodi dei negoziati

Le principali tematiche al centro delle contee con la Russa, che hanno portato all’invasione da parte delle truppe di Mosca

Si prova a trovare un accordo
(Keystone)
16 marzo 2022
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La neutralità dell’Ucraina e il futuro della Crimea e della regione del Donbass, nell’est del Paese, sono i principali nodi al centro delle contese con la Russia che hanno portato all’invasione delle truppe di Mosca, e quindi al centro delle trattative che si stanno svolgendo in questi giorni.

* CRIMEA - Le indiscrezioni sui negoziati indicano una disponibilità del governo di Kiev a concedere una sorta di riconoscimento della sovranità di Mosca su questa strategica penisola, popolata da una maggioranza di etnia russa, dove tra l’altro la Russia ha, a Sebastopoli, la base della sua flotta del Mar Nero. La Crimea è stata annessa alla Federazione russa fin dal 2014, quando Mosca appoggiò militarmente una rivolta del governo locale contro il potere centrale ucraino dopo l’estromissione del presidente filo-russo Viktor Yanukovich in seguito ad un movimento di protesta e a una serie di violenze. L’annessione fu sancita a maggioranza schiacciante da un referendum svoltosi il 16 marzo del 2014 la cui legittimità non è stata riconosciuta dall’Onu, dalla Ue e dagli Usa.

* DONBASS - Anche in questo caso diversi osservatori sostengono che il governo del presidente Volodymyr Zelensky sarebbe pronto, in cambio del cessate il fuoco e del ritiro delle truppe di invasione russe, a rinunciare al territorio - pari al 7% del totale nazionale - controllato dalle autoproclamate Repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, popolate da una maggioranza russofona. Attualmente le due Repubbliche occupano circa un terzo delle omonime province di Donetsk e Lugansk. Anche in questo caso l’appoggio militare più o meno mascherato di Mosca è stato determinante nel portare alla proclamazione di indipendenza, che ha dato il via ad una guerra con il potere centrale di Kiev che ha provocato in otto anni circa 14.000 morti. Vladimir Putin, che ha accusato l’Ucraina di avere applicato nel Donbass una politica di "genocidio", ha riconosciuto le due Repubbliche autoproclamate il 21 febbraio, tre giorni prima di lanciare l’offensiva generale contro l’Ucraina.

* ADESIONE ALLA NATO - Zelensky in sostanza ha detto di poter rinunciare all’aspirazione ad entrare nell’Alleanza, ma in cambio di garanzie di sicurezza internazionali per difendersi da eventuali minacce russe. Secondo una bozza d’accordo in 15 punti pubblicata dal Financial Times, tali garanzie potrebbero essere offerte da Usa, Gran Bretagna e Turchia, ma non è chiaro se ciò comporterebbe la promessa ad intervenire militarmente a sostegno di Kiev in caso di attacco russo. Al vertice dell’Alleanza di Bucarest nel 2008 il presidente americano George W. Bush propose di aprire subito la procedura per l’adesione di Kiev, ma Francia e Germania si opposero. Un compromesso portò ad una dichiarazione in cui si prometteva che in futuro l’Ucraina avrebbe potuto aderire. Gli eventi del 2014 hanno portato il nuovo governo a riprendere i piani di adesione e nel 2019 l’aspirazione ad entrare nell’Alleanza è stata sancita nella Costituzione. Ma proprio questa scelta è stata riconosciuta come un errore da Zelensky già nei giorni precedenti allo scoppio della guerra.

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