Confine

Nei comuni di frontiera crescono i residenti e sono frontalieri

Cambia la demografia nei comuni comaschi a ridosso del Ticino dove la popolazione è in aumento. Lo certifica l’Istituto nazionale di statistica italiano

Una presenza che non passa sotto silenzio e che fa gola ai sindaci
(Ti-Press)
18 gennaio 2024
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Cambia la demografia nei comuni comaschi a ridosso del Canton Ticino. Sono tutti in crescita, come certificano i dati dell’Istat, l’Istituto nazionale di statistica italiano. E ciò accade da qualche anno a questa parte. Tale crescita coincide con l’aumento del frontalierato, segmento occupazionale determinante per l’economia ticinese. Sono infatti poco meno di ottantamila i frontalieri attualmente attivi in Ticino. Insomma, alla base dell’aumento della popolazione dei comuni di frontiera ci sarebbero proprio i frontalieri.

Una presenza che non passa sotto silenzio e che fa gola ai sindaci in quanto, attraverso i ristorni, significa introitare somme di denaro che sempre più spesso consentono di assestare i bilanci comunali e finanziare opere che resterebbero sulla carta, dato che i trasferimenti statali sono insufficienti. Con quanto previsto dal nuovo accordo italo-svizzero sulla fiscalità dei frontalieri i comuni della fascia di confine beneficeranno di stanziamenti sempre più ingenti. Questo perché le tasse che i frontalieri pagheranno andranno a finanziare un fondo destinato ai comuni di frontiera. Questo spiega il motivo per cui lo scorso anno Varese ha lanciato una campagna per rendere il capoluogo varesino un luogo attrattivo per i frontalieri.

Una campagna all’insegna dello slogan “Lavorare in Svizzera ma vivere a Varese” per mettere in evidenza le opportunità offerte dalla città: dai servizi educativi a misura delle famiglie, agli impianti sportivi e ai collegamenti con il Canton Ticino, incominciando dalla linea ferroviaria Arcisate-Stabio, che collega in poco tempo Varese con Mendrisio e Lugano. “Un collegamento con il Tilo, che unisce il Canton Ticino, oltre che con Varese anche con Malpensa che sta migliorando il sistema economico, sociale e culturale dell’area di frontiera” ribadisce Davide Galimberti, sindaco di Varese, che a proposito dell’“acquisto” di frontalieri aggiunge: “Il numero dei frontalieri residenti nel nostro comune è in costante crescita. Registro anche che lo sono anche gli svizzeri che vengono a vivere a Varese. Forse perché il costo della vita da noi è più basso”.

L’obiettivo di Varese è di riuscire a ricevere direttamente i ristorni soprattutto ora che a seguito della “nuova fiscalità” la percentuale dei frontalieri residenti in ogni comune per ricevere i ristorni è fissata al 3 per cento, mentre prima era al 4 per cento. A Varese in municipio è attivo uno sportello d’informazione. Uno scopo che sembra a portata di mano. Non ha gli stessi problemi Porlezza, la cui popolazione in meno di venti anni è passata da 4’300 a 5mila abitanti. Una crescita di gran lunga superiore alla media provinciale. E ciò è dovuto al numero dei frontalieri residenti nel paese capoluogo del Ceresio comasco. La conferma deriva anche dal fatto che Porlezza è seconda solo a Como quanto a ristorni con oltre 1 milione e 600mila euro.

Non ha dubbi Sergio Erculiani, sindaco di Porlezza: “Siamo a due passi da Lugano. Non c’è dubbio che il boom registrato a Porlezza negli ultimi anni sia dovuto al fatto di essere molto vicini alla Svizzera. Il nostro comune è il più vicino alla Confederazione elvetica e questo nel corso degli anni ha contribuito all’espansione territoriale di Porlezza”. Insomma, se il sindaco Erculiani pone l’accento sulla vicinanza di Lugano – “escluse le ore di maggior traffico, quelle dei frontalieri, in quindici minuti si può andare e tornare da Lugano”.

Lavena Ponte Tresa è scelta dai frontalieri (anche qui in crescita) per la qualità della vita. Ne è convinto Massimo Mastromarino, sindaco del comune lacustre del Ceresio varesino, nonché presidente dell’Associazione dei comuni di frontiera: “Se oltre confine i frontalieri trovano lavoro, da noi trovano una qualità della vita decisamente migliore rispetto altrove. Ma assistiamo anche a un altro fenomeno, che stiamo monitorando. Quello di cittadini svizzeri o nostri connazionali che, raggiunta l’età della pensione, lasciano la Svizzera per tornare in Italia, soprattutto sulla fascia di confine. Scelte motivate dal costo della vita, decisamente inferiore rispetto alla Svizzera”.

Quella della mobilità è una problematica molto sentita fra chi entrando nel mondo del lavoro ticinese decide di risiedere nei comuni della fascia di confine, come Fino Mornasco nella periferia di Como, che negli ultimissimi anni ha registrato una forte crescita dei residenti. Osserva Roberto Fornasiero, sindaco di Fino Mornasco che conta oltre 10mila abitanti: “Siamo cresciuti soprattutto grazie ai frontalieri, che per raggiungere il Canton Ticino hanno a disposizione l’autostrada e il collegamento ferroviario”. Una comodità di collegamenti verso la Svizzera che continua a far lievitare il numero di coloro che quotidianamente si recano a lavorare in Canton Ticino. Attualmente sono 460. A Fino Mornasco ci sono anche sette residenti provenienti dalla Svizzera.

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