Confine

Ristorno dei frontalieri 2020, quindici milioni di euro

Sono quelli distribuito su un’ottantina di comuni di frontiera. Una somma leggermente inferiore a quella attribuita per l’anno 2019

(Ti-Press)
26 ottobre 2022
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Risorse finanziarie per le disastrate finanze dei comuni lombardi confinanti con il Canton Ticino. La giunta regionale lombarda nel corso della seduta di ieri ha approvato l’attribuzione alle province pedemontane aggrappate alla ramina (in primis Como e Varese, ma anche Sondrio) le somme derivanti delle imposte dei lavoratori frontalieri per l’anno 2020. Insomma, i ristorni dei frontalieri previsti dalla convenzione Italia-Svizzera sottoscritta nel 1974 e in vigore dal 1976 che ai comuni di frontiera nel corso degli anni ha consentito di porre mano a numerosi progetti che diversamente non sarebbe stato possibile finanziare, per mancanza dei trasferimenti statali.

Complessivamente la somma attribuita alle province di Como, Varese e anche in minima parte a Sondrio, che gravita soprattutto sui Grigioni, supera i 15 milioni di euro. Una somma leggermente inferiore a quella attribuita per l’anno 2019. E questo perché il trasferimento effettuato dal Consiglio di Stato del Canton Ticino è passato dagli 89’977’207 franchi di ristorno del 2019 agli 86’189’452 franchi nel 2020. Una flessione del 4,2%, pari a oltre 3,787 milioni di franchi. Un calo dovuto al fatto che, a causa del Covid-19, molti frontalieri nel 2020 hanno perso il lavoro. Poi, recuperato nel 2021 e quest’anno.

Nello specifico sono stati attribuiti 5,254 milioni alla provincia di Como, 8,788 milioni a quella di Varese, oltre un milione a Monza Brianza, poco meno di 100mila euro a Lecco e Sondrio. I Comuni interessati (una ottantina in tutto) sono quelli in cui la presenza di frontalieri non supera la soglia del 4% rispetto ai residenti (per loro i contributo è diretto, ne beneficia Como, ma non Varese).

Per ogni frontaliere residente il contributo è di 1‘226,870 euro. I ristorni, così come previsto dalla convenzione italo-svizzera, dovranno essere utilizzati per ’’la realizzazione, il completamento e il potenziamento di opere pubbliche di interesse generale volte ad agevolare i lavoratori frontalieri, con preferenza per i settori dell’edilizia abitativa e dei trasporti pubblici’’. Quello dei ristorni dei frontalieri, ricordiamo, è uno degli aspetti più dibattuti nell’ambito della nuova fiscalità dei lavoratori occupati in Svizzera che in dirittura d’arrivo è deragliata a seguito delle dimissioni del governo Draghi e del rinnovo del parlamento italiano. L’entrata in vigore del nuovo accordo italo-svizzero era fissata per il 1° gennaio 2023. Ora è slittata di 12 mesi.

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