Confine

I frontalieri sono un bacino elettorale che fa gola

Ecco perché il governo italiano ha mandato definitivamente in soffitta l'accordo tra Italia e Svizzera sul trattamento fiscale di questi lavoratori

(Ti-Press)
19 dicembre 2018
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È nella forza dei numeri che vanno ricercati i motivi per  cui l'accordo parafato da Italia e Svizzera il 22 dicembre 2015, sul nuovo sistema fiscale dei frontalieri è finito in soffitta. Innanzitutto, il numero di frontalieri occupati in Svizzera, soprattutto in Ticino, in quanto quelli che lavorano nei Grigioni e nel Vallese sono una marcata minoranza. Oltre 60mila i frontalieri in Ticino, un segmento occupazionale di primaria importanza. Un numero che moltiplicato per 5  significa 300 mila voti. Se a Roma ci fosse stata la volontà di approvare l'accordo, lo si sarebbe potuta fare già nella primavera del 2016, ma alla maggioranza di governo preoccupava il fatto che a giugno dello stesso anno erano in programma le elezioni amministrative nei più importanti capoluoghi di regione, fra cui Roma, Milano, Napoli e Torino. E, allora, i sondaggi non erano per nulla favorevoli a Matteo Renzi che aveva chiesto alla Svizzera di rallentare l'approvazione dell'accordo. Alcune discutibili misure prese dal Consiglio di Stato del Canton Ticino, considerate discriminatorie nei confronti dei frontalieri, avevano dato una mano a Renzi.

Una sorta di alibi per far scorrere il tempo, anche perchè ai frontalieri il nuovo sistema fiscale, non è mai piaciuto in quanto prevedeva un aumento del carico tributario. Lo spirito della nuova tassazione dei frontalieri era quello di collocarsi nel solco dell'articolo 53 della Carta fondamentale della Repubblica italiana che recita: ''Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività''. Ciò che non avviene l'attuale accordo in vigore e che risale al 1974, fors'anche per un deficit di conoscenza, in quanto quello parafato nel dicembre 2015 prevedeva misure in grado di attenuare le tasse per i redditi più bassi, oltre a deduzioni e detrazioni fiscali di cui attualmente i frontalieri non ne beneficiano.

Il governo giallo-verde, attento al consenso, ha mandato in soffitta l'accordo, tenendo fede a quanto sia Salvini sia Di Maio avevano promesso in vista del voto dello scorso 4 marzo. ''È penalizzante per i frontalieri'' la parola d'ordine dei pentaleghisti, quando ancora non si erano alleati per dar vista al governo del cambiamento. Pensare a un ripensamento è ipotesi alquanto azzardata: trecentomila voti sono un boccone a cui non intendono rinunciare. Sulla possibilità che le Regioni Lombardia e Piemonte possano indurre la maggioranza di governo a un ripensamento appare illusorio. Anche perchè Milano è sintonizzato sulle stesse lunghezze d'onda di Roma.

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