Ticino

‘Frontalieri, il nuovo governo italiano non firmerà l'accordo’

Per l'economista Baranzini il cambio di maggioranza in Italia non porterà alcuna novità sui dossier aperti che riguardano (anche) il Canton Ticino

Un vecchio-nuovo Conte (Keystone)
29 agosto 2019
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«Non cambierà assolutamente niente». Insomma, cambiano i governi in Italia ma i dossier che ci interessano da vicino rimarranno aperti sul tavolo. «E nemmeno ci sarà un cambio d’indirizzo con la nuova maggioranza che si sta creando», afferma raggiunto dalla ‘Regione’ Mauro Baranzini, economista e già decano della facoltà di Scienze economiche dell’Università della Svizzera italiana.

«In primis saranno occupati in faccende per loro più stringenti, e secondariamente anche il Partito democratico – che sostituirà la Lega nella nuova maggioranza – non ha alcuna intenzione di inimicarsi i 66 mila frontalieri più 10 mila padroncini che col nuovo regime fiscale pagherebbero molto di più». Detta facile, «questo nuovo accordo non passerà mai. Mi ricordo quando il ministro italiano Angelino Alfano un paio di anni fa venne all’Usi dicendo che il nuovo accordo sulla fiscalità dei frontalieri sarebbe stato firmato in tre mesi: son passati due anni».

Ma il problema, evidenzia Baranzini, è che «appena inizieranno le fibrillazioni dentro questo nuovo governo, che non auguro ma temo, e cominceranno a litigare, l’euro finirà ancora sotto attacco. Le conseguenze, se consideriamo pure il fatto che la Gran Bretagna si prepara a una uscita dall’Unione europea senza accordo, saranno durissime: soprattutto per il franco svizzero, che rafforzandosi ha davanti tempi durissimi». E la diretta conseguenza sarà, riprende l’economista, la grande sofferenza che vivrà l’industria svizzera nell’ambito delle esportazioni.

Aumenterà moltissimo la concorrenza estera, e fa molta paura il fatto che le nostre aziende facciano fatica a difendersi». Un esempio per un cantone di frontiera come il Ticino? «È semplice: pensiamo al nostro travertino. Le Ferrovie federali svizzere erano interessate, chissà se lo saranno ancora in futuro».

Difficile che cambi qualcosa anche a livello di blacklist e settore bancario, per Baranzini. Perché se «è chiaro che un governo con dentro il Pd sia più rigido», è altrettanto vero «che i problemi non si risolvono a Roma, ma a Bruxelles». E nemmeno, conclude, «penso che il Pd sia più favorevoli di altri alla loro entrata sul mercato italiano: non ci diranno mai di sì».

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