Spettacoli

Le tre sfide del De Gasperi di Rifici, Dematté e Pierobon

La nuova coproduzione del Lac, a Lugano nei giorni scorsi, mette in scena senza mitizzazioni gli ultimi anni del fondatore della Dc

(Foto Tommaso Le Pera)
10 marzo 2024
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‘De Gasperi: l’Europa brucia’ è uno spettacolo che ha affrontato una triplice sfida.

La prima sfida di questo spettacolo scritto da Angela Demattè e diretto da Carmelo Rifici – in scena al Lac venerdì e sabato scorsi – è stata certamente quella di raccontare uno statista come Alcide De Gasperi. Non che il fondatore della Democrazia Cristiana sia stato un personaggio secondario della politica italiana ed europea, anzi; tuttavia è difficile immaginare una narrazione epica della sua vita, forse per via della sua umiltà cattolica e trentina (ma si potrebbe anche dire mitteleuropea, visto che all’epoca della sua nascita il Trentino era parte dell’Impero austro-ungarico e studiò filologia all’Università di Vienna), o forse perché ha affrontato imprese, per quanto importanti, poco eroiche come chiedere un prestito agli Stati Uniti o risanare i Sassi di Matera – oltre che battere alle elezioni del 1948 il Fronte popolare di comunisti e socialisti. Non è Churchill che affronta la disfatta di Dunkerque, nonostante Demattè nelle note di drammaturgia abbia fatto riferimento al film ‘L’ora più buia’ come ispirazione per questo lavoro. Ma questa apparente mancanza si rivela in realtà un punto di forza: De Gasperi non è Churchill e questo ci permette di sfuggire dalle trappole di una narrazione mitica che illuminerebbe l’eroe ma al contempo metterebbe in ombra le contraddizioni di un periodo storico complesso.

La seconda sfida di ‘De Gasperi: l’Europa brucia’ è stata raccontare gli ultimi anni di vita dello statista – quelli che vedono la nascita della Repubblica italiana, il suo avvicinamento agli Stati Uniti e i suoi sforzi per una maggiore integrazione europea – attraverso le parole di De Gasperi. Le parole dei suoi discorsi, quelle rivolte alla figlia Maria Romana che gli fece da segretaria e confidente, quelle degli incontri con il comunista Palmiro Togliatti, con l’ambasciatore statunitense Dunn, le parole infine di un onirico incontro con un ragazzo di Matera. Non sono parole facili, per costruirci uno spettacolo teatrale: sono parole pensate per un uditorio particolare, pronunciate in contesti storici e sociali ben precisi; per farle arrivare allo spettatore di uno spettacolo teatrale occorre ridare loro vita e contesto. ‘De Gasperi: l’Europa brucia’ ci riesce, e questo grazie alla qualità della scrittura – notevole soprattutto nei dialoghi, in particolare il confronto tra De Gasperi e Togliatti e le discussioni con la figlia –, al bel lavoro registico di Rifici, alle eccezionali scene di Daniele Spanò che, con pochi elementi e un telo bianco colpito dal vento e da luci colorate sottolinea senza prevaricare i vari cambi di ambientazione, e ovviamente dalle interpretazioni. Paolo Pierobon è un De Gasperi incredibile: lo spettacolo si regge interamente sulla sua forza attoriale: ad affiancarlo la brava Livia Rossi nel ruolo della figlia Mari – alla quale tocca l’impegnativo compito di chiudere lo spettacolo leggendo una lettera scritta in occasione dei Sessant’anni dalla firma dei trattati di Roma – e poi Giovanni Crippa (lo sgradevole ambasciatore Dunn), Emiliano Masala (Togliatti) e Francesco Maruccia (ragazzo di Matera).

La terza sfida di ‘De Gasperi: l’Europa brucia’ è stata quella di voler guardare al passato tenendo in controluce il presente, raccontare la nascita dell’Italia e dell’Europa moderne guardando alla società e alla politica di oggi – evitando di cadere in facili demagogie su quel che adesso è l’Unione europea o sugli attuali equilibri, o squilibri, di potere geopolitico. In alcuni momenti lo spettacolo si avvicina a questo pericolo (penso al comunque interessante dialogo con il ragazzo di Matera), ma nel complesso risulta equilibrato e capace di sollevare domande senza suggerire facili risposte semplicistiche.

Queste le tre sfide di ‘De Gasperi: l’Europa brucia’. Tutte e tre pienamente superate con uno spettacolo che mostra le potenzialità del teatro nel raccontare in maniera critica e approfondita la nostra realtà.

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