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La notte bianca delle intelligenze non umane

Dal tramonto di mercoledì all’alba di giovedì per sognare il futuro dell’intelligenza, tra IA e animali non umani. Parla il ricercatore Rafael Dernbach

Evento in collaborazione tra il Locarno Film Festival, il BaseCamp e l’Università della Svizzera italiana
7 agosto 2023
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Il Locarno Film Festival guarda al futuro non solo con gli importanti cambiamenti organizzativi che lo attendono, ma anche con la ricerca che prende inconsuete vie oniriche: dalle 20.44 di mercoledì 9 alle 6.17 di giovedì 10 agosto – ovvero tramonto e alba – al BaseCamp PopUp (situato all’Istituto Sant’Eugenio a Locarno) si terrà una notte bianca sul futuro dell’intelligenza. Curata dal ricercatore Rafael Dernbach, che l’anno scorso aveva organizzato una conversazione di 24 ore sul tema dell’attenzione, l’evento è una collaborazione tra il Locarno Film Festival, il BaseCamp e l’Università della Svizzera italiana. Tra gli ospiti, il professore dell’Usi Kevin B. Lee, l’artista e ricercatrice Gala Hernández López, il professore dell’Università di Stanford Shane Denson e l’artista Laura Papke.


Rafael Dernbach

Rafael Dernbach, perché “sognare”? Qualcuno potrebbe obiettare che per prepararci al futuro abbiamo bisogno di modelli, proiezioni, previsioni, non di sogni.

La conversazione a Locarno parte da un’ipotesi: l’immagine dell’intelligenza è diventata un sogno frenetico. Abbiamo scelto questa metafora per riferirci alle meravigliose immagini, ai suoni e ai testi generati dall’intelligenza artificiale che recentemente sono arrivati sui nostri schermi e che sfidano ciò che intendiamo con “comportamento intelligente”. E condividono un aspetto importante con i sogni: sembrano sfidare la realtà, ma hanno una struttura che il sognatore non conosce. Le immagini generate dall’intelligenza artificiale ci divertono o ci disturbano, ma sappiamo poco della struttura che le ha generate: speriamo che la stranezza dei sogni possa aprire la conversazione e farci abbracciare ed esplorare l’ignoto. Le previsioni sono importanti, ma si basano su ciò che conosciamo e lo estrapolano. Il cinema è chiamato macchina dei sogni, perché può puntare oltre ciò che è già noto e ovvio. Ci ha affascinato anche l’idea di mettere in scena una conversazione dal tramonto all’alba. Il mondo e le nostre idee su di esso di notte appaiono in un altro modo.

Nella presentazione troviamo fenomeni diversi: intelligenze artificiali come ChatGPT, ma anche intelligenze di animali non umani e persino funghi. Che cosa è “intelligenza”, o chiedere una definizione è contrario a questa “dimensione sognante”?

Abbiamo scelto consapevolmente di definire l’intelligenza in modo ampio per la conversazione. Il termine ha una bella etimologia. Viene dal latino inter-legere: leggere tra o leggere tra le righe. Quindi, in ogni comportamento intelligente c’è un momento di creatività e un elemento nascosto. Trovo affascinante come la nostra comprensione dell’intelligenza sia messa in discussione dall’intelligenza artificiale, ma anche dalla ricerca nelle scienze della vita. Esistono forme affascinanti di intelligenza non umana di cui sappiamo pochissimo. Qualche tempo fa, ad esempio, un gruppo di ricerca giapponese ha utilizzato un fungo per ottimizzare la rete della metropolitana di Tokyo. Mantenere una definizione ampia ci permette di far dialogare persone provenienti da campi molto diversi.

Quale sarà il ruolo del cinema in questa riflessione sull'intelligenza?

Il cinema e le immagini in movimento hanno una forte influenza su ciò che percepiamo come comportamento intelligente. Uno dei nostri relatori, Shane Denson dell'Università di Stanford, parlerà delle immagini generate e di come agiscono sulla nostra percezione e sui nostri corpi. Ma c'è anche una dimensione politica. L'attuale sciopero degli sceneggiatori di Hollywood dimostra come le nuove tecnologie abbiano delle conseguenze. Gli scrittori protestano perché le case di produzione hanno pensato di sostituire gli scrittori umani con l'intelligenza artificiale. Le proteste sollevano una questione importante: chi trae profitto dall'IA generativa e su chi si basa e si forma il suo lavoro? Giona Nazzaro ha fatto una riflessione stimolante su questo tema all'inizio del festival.

L'anno scorso l'evento era in streaming, quest'anno in presenza. È un ritorno al mondo fisico?

Il format si adatta ogni anno al tema su cui vogliamo concentrarci. L’anno scorso, lo streaming per 24 ore era la nostra interpretazione dell’economia dell’attenzione. Quest’anno vogliamo sottolineare che l’intelligenza si forma attraverso le relazioni: quando utilizziamo le piattaforme di intelligenza artificiale, interagiamo perlopiù con una scatola nera, non siamo consapevoli delle infrastrutture, del lavoro fisico e cognitivo necessario per addestrare e mantenere le piattaforme. A fronte di ciò, vogliamo concentrarci su come l’intelligenza si forma dalle interazioni dirette. Questo è stato il motivo principale che ci ha spinto a scegliere un evento completamente fisico.

Per le persone che non potranno partecipare alla notte bianca, ci sarà modo di scoprire cosa si è detto?

Documenteremo la nostra esperienza notturna in una pubblicazione cartacea e sul sito web www.thefutureofintelligence.ch. Raccoglieremo tutti gli esperimenti di pensiero, gli esercizi e i sogni della notte. Il nostro titolo provvisorio è: “Un diario dei sogni sul futuro dell’intelligenza”. Si ispira ai diari dei sogni di teorici come Theodor W. Adorno o Walter Benjamin e speriamo che possa ispirare il sogno e il pensiero critico al di là del nostro evento di Locarno.


Kevin B. Lee


Gala Hernández López


Shane Denson


Laura Papke

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