Locarno Film Festival

‘Il cinema dell’oggi in tutta la sua ricchezza’

È stato presentato oggi il programma ufficiale dei dieci giorni di Festival (2-12 agosto), con la proiezione di 214 film, di cui 110 prime mondiali

Nella foto la direzione del Festival riunita a Castegrande, da sinistra: Raphaël Brunschwig, Fabienne Merlet, Simona Gamba, Giona A. Nazzaro e Marco Solari
(Ti-Press)
5 luglio 2023
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Esplorare è la parola chiave della 76a edizione del Locarno Film Festival, che si svolgerà dal 2 al 12 agosto prossimi. Almeno, secondo il parere di chi scrive. Se la 75a edizione della manifestazione si muoveva in particolare nella dimensione temporale – con i piedi ben piantati nella sua storia e con la testa al futuro –, il Festival di quest’anno si propone come un viaggio di perlustrazione nei vasti territori del cinema, per (ri)scoprirne le diverse possibilità di linguaggi (dai canonici agli anticonvenzionali e sperimentali), con l’intento di «incontrarsi» (altra Stichwort di quest’anno) e cogliere «il senso di questo nostro presente». Sempre con lo sguardo proiettato avanti, verso un ampio orizzonte geografico, con il bagaglio del proprio passato sulle spalle e l’autonomia artistica come stella polare.

La programmazione ufficiale 2023 è stata presentata alla stampa questa mattina al Kino Rex di Berna e, contrariamente alla consuetudine, il presidente del Festival Marco Solari, il managing director Raphaël Brunschwig e il direttore artistico Giona A. Nazzaro non hanno tenuto una seconda conferenza stampa alla Biblioteca cantonale di Bellinzona, ma un incontro a Castelgrande, come a corte. Questo articolo riferisce, per la chiarezza di chi legge, delle dichiarazioni raccolte durante la presentazione bernese in streaming, durante l’incontro a Bellinzona e gli estratti dal comunicato stampa.

‘Audace e aperta alle contaminazioni’

L’edizione che si aprirà fra poco meno di un mese è stata descritta come “audace e aperta alle contaminazioni”, con un programma “che metterà il cinema in dialogo con la sua storia, il suo futuro e le altre forme artistiche e comunicative”. Durante le dieci giornate di cinema con la maiuscola, sugli schermi locarnesi passeranno 214 film (selezionati da un totale di oltre cinquemila iscrizioni fra corto e lungometraggi), di cui 110 prime mondiali, sei prime internazionali e ventuno opere prime.

Dopo aver dato alcuni numeri dell’edizione alle porte, – che sono la cartina tornasole della forza della rassegna capace di superare molte crisi –, non si può sorvolare il tema della successione alla presidenza di Marco Solari. Nella cornice di Castelgrande, il presidente non ha mancato di ringraziare gli sponsor, piccoli e grandi, che sostengono una manifestazione che sempre più si propone di essere «una piattaforma d’incontro, con un peso culturale, economico e politico».

Continua trasformazione

Il tempo dei bilanci, forse, non è ancora maturo per il presidente che però, facendo qualche passo indietro, è tornato al Duemila, anno in cui ha assunto la carica. Allora, ha ricordato nel suo contributo, “la manifestazione era una rassegna di piccole dimensioni” giunta a un punto cruciale, perché in quegli anni la politica cantonale aveva chiaramente preso posizione sulla natura della rassegna che doveva continuare a essere “un evento culturale di altissimo livello”. Il compito “era tutt’altro che semplice”, ma Solari, sin dai primi tempi, animato da entusiasmo e passione, si è impegnato alacremente affinché la manifestazione potesse crescere, “mantenendola tra i dieci festival mondiali più rilevanti”, ha rammentato.

E in ventitré anni, “il Festival è cresciuto come un organismo irrequieto, in continua trasformazione, capace di assorbire, con eccezionale apertura e attenzione allo spirito del tempo, le innovazioni più virtuose”. Sì perché in questo importante lasso di tempo, i cambiamenti nel mondo e nel cinema sono stati tanti, a partire dalle nuove tecnologie che “si sono imposte, mettendo in crisi i modelli del passato e diffondendo nuove abitudini di consumo culturale”. Per questi motivi, Solari è sempre stato fermamente convinto che “sarebbe stato fatale fermarsi e crogiolarsi nell’immobilismo”.

Un punto fermo però c’è, fin dal 1946: “L’essere un Festival libero, che difende i valori del Secolo dei Lumi, come la dignità dell’uomo, la sua libertà di espressione e il rispetto per l’individuo”. Ma per garantire l’autonomia artistica, in riferimento alle scelte operate dalla direzione preposta, Solari ha ribadito che è stata essenziale “l’introduzione di una direzione operativa, impegnata sugli altri fondamentali aspetti relativi all’organizzazione”.

Infine, non ha potuto non dirsi fiducioso circa il futuro e “felice di adempiere al motto dei patrizi bernesi, ‘Servir et disparaître’, sapendo di lasciare un Festival dall’immenso potenziale di sviluppo”.

Al servizio dello sviluppo

E di sviluppo ha parlato a Berna anche il managing director Raphaël Brunschwig, ricordando come l’organizzazione della rassegna ponga “la cultura al servizio di uno sviluppo generale della società”, sia dal punto di vista dei linguaggi e delle sensibilità, sia sul piano gestionale, “lavorando con attori pubblici e privati, che costituiscono le forze motrici della manifestazione”. Una pianificazione che, ha affermato questa sera a Bellinzona, «guarda ai pubblici, che caratterizzano un panorama molto articolato». Insomma, «si fa tutto il possibile per essere un festival il più aperto e inclusivo possibile».

L’evento, lo testimoniano gli anni, crea poi “benefici tanto alle sue comunità quanto al territorio e alle aziende che hanno scelto di legare il loro nome ai suoi valori”. Di là dell’incisivo sostegno pubblico, Brunschwig non ha mancato di ricordare i cinque partner principali del Festival – Swatch (dal 2022), Ubs (dal 1981), Swisscom (dal 1997), la Mobiliare (dal 2017), Ascona-Locarno Turismo (dal 1981) – che, insieme alle oltre duecento realtà coinvolte nei progetti strategici, “ci permettono di meglio adempiere alla nostra missione”, ha chiosato.

I contenuti

‘Non ci siamo posti limiti’

“Il cinema ci aiuta a immaginare – letteralmente a ‘mettere in immagini’ – una possibilità di mondo” ed è quanto si prefigge il programma di quest’anno, concepito come un mosaico dove ogni tessera (cioè i film) seppur diversa è parte di un’opera unica che si prova a restituire, appunto, “un’immagine possibile di mondo”, seppur il nostro momento storico sia caratterizzato da crisi e conflitti. Il direttore artistico Giona A. Nazzaro, in carica dal 2020, ha così definito la sua terza edizione che “rappresenta tutti i colori del cinema”, frutto di un lavoro corale svolto con grande impegno da tutti i collaboratori coinvolti.

A Berna, il direttore artistico ha quindi passato in rassegna le sezioni competitive e non di questo Festival. Mentre a Bellinzona, in serata, Nazzaro si è detto contento del lavoro svolto dalla squadra di selezionatori, che ha operato tenendo presente quanto il dialogo con i numerosi pubblici sia fondamentale. In ragione di ciò, nella concezione dell’edizione e del suo programma «abbiamo cercato di essere il più liberi possibile, senza porci limiti esplorando tutto quanto avevamo a disposizione», ha illustrato a laRegione, a margine dell’incontro. Sugli schermi si potranno allora vedere «sia film estremamente cinefili, sia film “diversamente accessibili”, permettendomi una formulazione un po’ bizzarra». A Locarno, in sostanza, «il cinema dell’oggi è rappresentato in tutta la sua ricchezza. In questo senso non ci siamo “limitati”», ha evidenziato. Le ragioni di questo operare son presto dette: «Mi piace l’idea di un Concorso aperto che permetta allo spettatore di non avere mai l’impressione di vivere due volte la medesima esperienza; che gli impedisca di cadere nel sospetto del déjà vu».

Nazzaro si è soffermato ancora – prima di annunciare il Premio Cinema Ticino al direttore della fotografia, regista cinematografico e sceneggiatore Mohammed Soudani – sulla Retrospettiva dedicata quest’anno al cinema messicano (come già nel 1957) con ben trentasei pellicole, fra cui alcune mai uscite dai confini messicani.

Sul tappeto rosso

Ammiccando al côté patinato del cinema, sul tappeto rosso passeranno tra gli altri Lambert Wilson (presidente di giuria del Concorso internazionale, che non è ancora stata annunciata, ma c’è), Cate Blanchett, Deva Cassel, Leonardo Di Costanzo, Lav Diaz, Quentin Dupieux, Noah Galvin, Molly Gordon, Ted Hope, Sandra Hüller, Radu Jude, David Krumholtz, Edoardo Leo, Nick Lieberman, Ken Loach, Joe Lovano, Bertrand Mandico, Ben Platt, Barbet Schroeder (regista di ‘More’ del 1969, con la colonna sonora dei Pink Floyd) e Istvan Szabó.

E la galleria che porta alla Piazza Grande sarà attraversata anche dall’attore britannico Riz Ahmed, che verrà celebrato con la consegna dell’Excellence Award Davide Campari, mercoledì 2 agosto.

Trasporto pubblico gratuito

Il programma completo è consultabile sul sito www.locarnofestival.ch, oppure scaricando l’app ufficiale, grazie alla quale è possibile organizzare le proiezioni cui si vuole partecipare e restare informati. Fra le novità di quest’anno c’è il trasporto pubblico gratuito in tutto il Ticino cui dà diritto ogni titolo d’accesso (dal biglietto singolo all’abbonamento o accredito) per la durata dello stesso. Questa agevolazione è possibile grazie al partenariato con le Ffs, come presentato da Roberta Cattaneo, direttrice regionale delle Ferrovie federali.

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