laR+ L'intervista

Gian Marco Griffi, scritture pantagrueliche

Candidato allo Strega 2023, Libro dell'anno di Fahrenheit, ‘Ferrovie del Messico’ è un caso letterario. Oggi, 16 marzo, l'autore a Mendrisio

Alle 18.30, ospite dell’assemblea annuale dei soci dell’associazione ChiassoLetteraria
16 marzo 2024
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Non tutti gli scrittori fanno gli scrittori. O, meglio, non tutti lo fanno di mestiere. C’è chi con tenacia approfitta delle ore libere dal lavoro che gli dà da mangiare per poter cedere a quell’esigenza, spesso insopprimibile, di raccontare storie. Gian Marco Griffi, piemontese classe 1976, è uno di questi. Nonostante si occupi a tempo pieno di un Golf Club, Griffi ha sempre portato avanti la sua attività di scrittura pubblicando inizialmente racconti su diverse riviste, per poi esordire con opere di più ampio respiro, che hanno visto la luce dopo tante peripezie editoriali. ‘Più segreti degli angeli sono i suicidi’ esce nel 2017 con Bookebook, originale casa editrice fondata sul principio del crowdfunding, dove i lettori partecipano alla creazione di un libro fin dalla sua genesi. Il titolo, che prende in prestito un verso di Milo De Angelis, suggerisce il contenuto di quella che si rivela essere una raccolta di racconti affascinante e pantagruelica: i protagonisti sono gli abitanti di un paese in cui si parla solo Esperanto, si venera un Dio suicida, poeti sciamannati scrivono pessime poesie, ci si diverte decapitando tacchini e così via.

Ma è con il suo romanzo d’esordio ‘Ferrovie del Messico’ (Laurana editore 2022) che Griffi riesce a creare un piccolo caso letterario, entrando nella rosa di candidati allo Strega 2023 e vincendo il Premio per il Libro dell'anno di Fahrenheit. Il testo è un grande romanzo corale, un’epica avventurosa tragicomica e grottesca, popolata da una miriade di personaggi che si incontrano in un ricchissimo intreccio di storie. Siamo ad Asti nel 1944 quando a Cesco Magetti, milite della guardia nazionale repubblicana, viene ordinato di disegnare una mappa delle ferrovie messicane. Questo, in breve, l’incipit. Ci penserà l’autore a raccontare qualcosa in più durante l’appuntamento di oggi alle 18.30 a Mendrisio dove Griffi, ospite dell’assemblea annuale dei soci dell’associazione ChiassoLetteraria, dialogherà con lo scrittore e giornalista Mario Casella.

Una delle peculiarità dei suoi romanzi è la lingua. Nella sua scrittura si possono riconoscere diverse contaminazioni letterarie, da Foster Wallace a Gadda, eppure il risultato è sorprendentemente originale. Come è riuscito ad assimilare e rielaborare così tanti linguaggi creandone uno totalmente nuovo? Come nasce uno stile?

La bellezza della scrittura risiede proprio nel riuscire a creare una voce originale, perché è la lingua, più di qualsiasi altro elemento, a connotare sia l’autore sia i personaggi. Un romanzo è tanto più memorabile e gustoso quanto più è ricco dal punto di vista linguistico. Prima di diventare uno scrittore sono stato, e sono tuttora, un grandissimo lettore. Per creare un’opera non si possono ignorare quelle composte dagli altri. Funziona come per la musica: si può avere un orecchio naturale per le melodie ma poi per comporre una nuova partitura bisogna partire da qualcosa di già dato, conoscere chi si è cimentato prima di noi. Foster Wallace è senza dubbio uno dei miei autori del cuore, ma mi sento più vicino a Gadda, perché con lui condivido la stessa lingua, mi è più congeniale accostarmi al suo stile. Ho amato moltissimo anche Manganelli, D’Arrigo e Fenoglio, naturalmente. Solo dopo aver prima assimilato e interiorizzato le diverse tipologie di linguaggio si può provare a creare qualcosa di originale.

Un’altra singolarità è l’ampiezza. Due delle sue opere constano di oltre 800 pagine.

‘Ferrovie del Messico’ era molto più lungo di così e forse lo sarà. Quella che è stata pubblicata è in realtà solo una prima parte, anche se a sé stante. La raccolta di racconti ‘Più segreti degli angeli sono i suicidi’ è il frutto di anni e anni di rifiuti editoriali, per questo è diventato così corposo. La prima stesura, che risale ormai a 15 anni fa, era più esile, ma dopo ogni tentativo fallito di pubblicazione continuavo ad aggiungere, modificare, riscrivere.

Da dove attinge il materiale per delle storie così articolate?

Un po’ dappertutto: da quello che vedo, che faccio, dalle persone che incontro e che ascolto parlare. È determinante studiare gli accenti, i dialetti e il modo in cui gli altri costruiscono le frasi. Se voglio scrivere restituendo una sorta di coralità di linguaggi è indispensabile cercare di conservare sulla carta uno stile parlato, pur nella sua rielaborazione letteraria. E poi leggo romanzi, ascolto canzoni, vivo. Tutto questo concorre a costruire un immaginario da cui poter attingere.

Da quale idea nasce Ferrovie del Messico? si è ispirato a fonti storiche?

Non credo di poterlo definire un romanzo storico, ci ho messo dentro molti elementi fantastici e fantascientifici. Anche se il contesto in cui si sviluppano le vicende, quello della Repubblica di Salò, è assolutamente reale, la mia intenzione era quella di occuparmi di un aspetto marginale di quel periodo. Nello specifico, volevo prendere un essere umano e porlo di fronte a una situazione che stesse in equilibrio tra il realismo della guerra e un evento totalmente kafkiano, assurdo. Come quando Gregor Samsa si sveglia una mattina trasformato in scarafaggio. In mezzo ai due poli volevo creare un’opera ironica, in grado di sviluppare tutte le categorie del comico. Questo innesco l’ho trovato nella richiesta di disegnare una mappa della rete ferroviaria del Messico. Il protagonista si trova così a dover obbedire a un ordine insensato che lo costringerà a cambiare completamente vita. In fondo il mio è un romanzo che indaga su quanto ognuno di noi sia in balìa delle forze del destino, del tempo della storia.

La maggior parte del suo tempo lo passa sui campi da golf, che rapporto c’è tra questo sport e la scrittura?

Sono due binari che corrono paralleli. Purtroppo ho un lavoro molto impegnativo, passo gran parte del mio tempo in ufficio perché, oltre ai due campi da golf, devo gestire un hotel da 40 stanze, un bar, un ristorante e una piscina. La verità è che non è facile conciliare le cose. ‘Ferrovie del Messico’ l’ho scritto durante il Covid, quando ho avuto a disposizione moltissimo tempo libero. Adesso dedicarmi ai miei libri è complicato, devo farlo nei ritagli. In Ferrovie del Messico ho però inserito un capitolo sul mondo del golf e anche nel mio prossimo romanzo uno dei personaggi sarà un golfista.

Di cosa tratterà il suo prossimo libro?

Non me la sento ancora di parlarne anche se posso dirle che ho firmato con Einaudi per i prossimi due romanzi. Chi, come me, scrive per passione deve essere veramente convinto di ciò che sta creando, avere qualcosa che valga la pena raccontare, sennò si rischia di mancare di rispetto sia ai lettori sia a se stessi. Ho passato una vita a cercare editori e a non trovarli, per poi pubblicare con una piccola realtà che mi ha portato moltissima fortuna. La verità è che devo aver la certezza di riuscire a scrivere ciò che voglio raccontare.

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