Culture

L’errante romanzo di Alexandre Lecoultre

Il premio svizzero di letteratura 2021 racconta il suo romanzo, la storia sospesa, anche linguisticamente, del vagabondo Peter

Alexandre Lecoultre (BAK / Julien Chavaillaz)

Un romanzo, un duo, uno spettacolo. ‘Peter und so weiter’ di Alexandre Lecoultre è questo e altro: è un mondo sospeso, non descrivibile a parole, ma percepibile dietro di esse. Vincitore di uno dei premi svizzeri di letteratura 2021, il libro racconta la storia, il viaggio, il vagabondare di Peter, giovane senza età, alla ricerca di un senso della vita. Pubblicato nel 2020 dalle Edizioni l’Âge d’Homme di Losanna, è il primo romanzo di Lecoultre, autore, poeta e traduttore romando che oggi vive a Berna.

Una sorta di ode alla flânerie, scritta con uno stile sorprendentemente poetico, che fluttua, come fanno i suoi personaggi del resto, da un idioma all’altro, rendendo la storia, l’ambientazione, i protagonisti, particolarmente vicini al lettore.

Peter vive nella città di Z., il Dorf. In realtà metonimicamente, perché quello che percepiamo noi è un quartiere periferico, con il Café du nord, le fermate del bus, il piccolo emporio e il ‘terrain vague’ – spazio che oscilla poeticamente tra terra desolata e discarica. I riferimenti che l’autore ci fornisce nel testo sono tutti tipicamente elvetici: in prima istanza per la questione linguistica poiché è scritto in una sorta di neolingua svizzera, che vede fondersi espressioni idiomatiche in Schwiizerdütsch (tra le quali l’Und so weiter del titolo appunto) con un francese spesso rimodellato, ma anche perché a volte risulta uno spaccato corale della nostra società visto dagli occhi di un bambino. Ma Peter chi è? Un giovane uomo, un osservatore senza pretese, che ascolta gli altri senza impegnarsi, inconsapevole e conscio al contempo del mondo che lo circonda, libero di scegliere e imprigionato dall’attesa.

Per conoscerlo meglio, sono andata alla ricerca del suo autore, Alexandre Lecoultre. «Questo romanzo è particolare, quasi un incidente di percorso, perché molto diverso da quanto scrivo di solito. È come un mosaico i cui molteplici pezzetti sono a volte uniti in maniera felice e a volte maldestra. Io scrivo a frammenti: come può vedere le pareti del mio studio sono piene di fogli e versi sparsi, note. Il mio lavoro si costruisce al quotidiano».

Come è nato ‘Peter und so Weiter’?

Sono approdato, francofono e senza una precisa occupazione lavorativa, a Zurigo. Città che ho percorso e vissuto intensamente e al contempo ho creato attraverso la scrittura del testo stesso. A tal punto che non so se è la città che ha scritto la storia o io che ho scritto la città. Ho l’impressione di aver composto tutto il tempo, percorrendola. Ho errato tantissimo, ascoltando, prendendo molte note in giro, nei tram, nei caffè. Io lavoro così: c’è una canzone, un’espressione che mi entra in testa, e questo è l’inizio. Ma è come un filo… non sappiamo mai se siamo noi che tiriamo la frase o se è lei che ci tira.

Peter le assomiglia un po’. Erra, come lei. Ma non solo, io ci vedo personalmente anche un po’ del Bartleby di Herman Melville, e un po’ di Simon Tanner di Robert Walser. Chi è Peter in realtà?

Troverà questi riferimenti letterari nella mia biblioteca, ma è importante sottolineare che non è nato da nessuna tesi sottostante. Certo, sono sensibilità a me vicine, come il voler essere e al contempo non voler essere. Tutti i personaggi del libro vogliono che Peter diventi qualcuno, che inizi la ricerca, lui non sa bene cosa fare. Ma è un po’ come uno specchio all’incontrario, perché attraverso la sua ricerca noi scopriamo quelle degli altri. Ognuno approccia Peter per dargli consigli, per fornirgli la sua visione della vita, del lavoro e dell’amore, ma in realtà lo utilizza come supporto per poter raccontare la propria storia.

E che rapporto ha lui con gli altri personaggi?

È diverso con ognuno di loro, infatti il suo nome cambia da persona a persona e anche il modo di esprimersi. Questa è una forza del libro: i livelli di discorso che si alternano in diverse maniere, senza segni di punteggiatura per i dialoghi. A volte si fa fatica a capire chi è il narratore, anche perché Peter parla sempre alla terza persona. Ognuno ha la sua voce propria, e questo è interessante dal punto di vista della scrittura, ma anche per il lavoro di scena, quello che abbiamo fatto insieme a Julien Paillard. 

Parliamone: l’oralità in questa scrittura è particolarmente importante, è per questo che ‘Peter und so weiter’ è diventato anche uno spettacolo e poi un disco?

È un testo concepito anche grazie alle letture ad alta voce. Ho capito immediatamente che sarebbe diventato uno spettacolo. E ho pensato che sarebbe stato bellissimo essere accompagnato da una fisarmonica, uno strumento straordinario, che respira, è simile all’essere umano. Con Julien (con il quale formo il duo Und so weiter) l’abbiamo costruito insieme sin dall’inizio: la scelta dei testi da leggere, come farli muovere dalla musica, è tutto molto organico.

Cosa significa Und so weiter nel testo?

È come l’öppis, possiamo dargli molteplici significati, è il contenitore di una parte di discorso che si vuole aggiungere, un surplus del quotidiano che non si riesce a verbalizzare. Qualcosa di più insomma, una sorta di polpa sottostante, che c’è sempre. 

Il materiale che soggiace sotto le parole e che vorrebbe raccontare di più viene proposto in maniera convincente anche dalla musica della fisarmonica di Julien Paillard. Il duo, oltre allo spettacolo ha creato un disco con estratti di letture e composizioni originali, scaricabile da bandcamp (und-so-weiter.bandcamp.com).

Sul sito della confederazione svizzera è inoltre possibile ascoltare il podcast dedicato a Alexandre Lecoultre in occasione della vincita del premio (www.schweizerkulturpreise.ch).

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