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Nolde-Beck, il colore dell’incontro

‘La forza del colore’ è sintesi del tendere dell’artista tedesco verso il maestro danese. A Lugano, Fondazione Braglia, dal 21 settembre

Emil Nolde, Dschunke und kleines Schiff - 1913
(Stiftung Seebüll Ada und Emil Nolde)
18 settembre 2023
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A ogni nuova mostra, si entra alla Fondazione Braglia per questioni di arte, certo, ma un po’ anche per gli aneddoti di Gabriele Braglia. «“Papà, voglio vedere il quadro con la papera”, dice questa bimba di quattro anni senza reti o preconcetti»; il suo papà non si ricorda di quadri di Emil Nolde (1867-1956) con dentro una papera e si lascia guidare dalla figlia fino a ‘Landschaft (Mit Hof und Mühle)’, uno dei paesaggi al piano terra, dove tra nuvole scure uno sprazzo di cielo infuocato pare davvero un oca finita nell’inquadratura per sbaglio, o un improvviso, ulteriore slancio rurale del pittore danese. «Quando vengono le scuole – chiude Braglia, e l’aneddoto è completo – succede sempre che i bambini vedano cose che gli adulti non riescono a notare».

Per dire di quanto Emil Nolde possa essere influente sulle giovani generazioni si potrebbe chiamare in causa la 23enne cantautrice Emma Nolde, che al pittore ha rubato il cognome per farsene uno suo, d’arte. Fu il babbo a far conoscere Nolde a Emma, e per quanto intensi siano i colori della sua musica, restiamo in ambiti pittorici e limitiamoci alla sola papera arancione, minima parte de ‘La forza del colore’, mostra che porta l’uno di fronte all’altro uno dei più grandi acquerellisti del XX secolo e il tedesco Herbert Beck (1920-2010), per mostrare le influenze del primo sulla tecnica pittorica del secondo.

L’esposizione che si apre il 21 settembre a Lugano fa perno sul nucleo di opere di proprietà della Fondazione Gabriele e Anna Braglia, composto da esemplari di entrambi gli artisti, per una nuova prova d’affetto dei Braglia (di Gabriele e di Anna che non c’è più) per l’Espressionismo tedesco – sono dieci i Nolde collezionati, per uno sguardo che va dal 1909 al 1950 – che si apre a collaborazioni con la Stiftung Seebüll Ada und Emil Nolde, il Nachlass Herbert Beck, la Renate und Friedrich Johenning Stifung, la Olbricht Collection e al prestito di privati.


Beck & Eggeling International Fine Art Düsseldorf
Herbert Beck, ‘Expressive Landschaft’ - 2009

Percorsi

Sono due gli incontri che portano a ‘La forza del colore’. Il primo risale a quasi vent’anni fa a Montecarlo, quando un gruppo di miniature in un corridoio attirano l’attenzione dei Braglia, che si chiedono cosa ci facciano, appesi in verticale, tutti quei Nolde non firmati. «Non sono dei Nolde, è mio padre», racconta Michael Beck, che nell’incontro di presentazione, a proposito della mostra che lo vede coinvolto tanto in qualità di gallerista che di figlio, parla di «momento importante per la famiglia Beck».

Il secondo incontro che porta a Lugano risale al 1952, quando il 32enne Herbert ha già ‘ripudiato’ l’attività di gioielliere o di orefice, tradizioni di famiglia «senza gioia», per dedicarsi in pieno all’arte. In quell’anno, ad Amburgo, Beck incrocia Emil Nolde alla Galerie Commeter. “Quale giovane artista non desidera l’attenzione di un collega famoso dopo l’inaugurazione della prima mostra”, scrive il tedesco, parole riportate da Sören Gross, curatore della Stiftung Seebüll Ada un Emil Nolde, sul volume che accompagna la mostra, edito in italiano e tedesco. Beck s’imbatte in Nolde il giorno dopo il vernissage, lo identifica come “visitatore interessato per le sale della Galleria”. È la direttrice della stessa a presentarglielo. “Nolde mi mostrò alcuni acquerelli magistrali dalla cartellina che aveva con sé. Raggiungere una tale ardente intensità cromatica era stato l’obiettivo di innumerevoli studi”. Beck dice ancora di essere riuscito a dipingere i motivi che aveva in mente “in modo espressivo, con colori decisi, senza scadere nel variopinto”.


Roberto Pellegrini / © Stiftung Seebüll Ada und Emil Nolde
Emil Nolde, Waldrand - 1909

Convergenze

Non vi sono documenti che certifichino un eventuale incontro organizzato, dunque Gross archivia l’accaduto con la migliore delle casualità, quella per la quale “le persone giuste si siano trovate nel posto giusto al momento giusto”. Nasce in ogni casi qui l’impatto “forte e duraturo” del maestro sull’allievo, figura – la seconda – che non è mai esistita nella storia di Nolde, ma che nel caso di Beck è quanto di più vicino si possa intendere. «L’incontro sarà durato forse un’ora», spiega Michael Beck, «quanto basta perché mio padre s’immergesse nel cosiddetto “segreto del colore” di Nolde», l’esplosione di luce «non mediterranea» con la quale il più giovane artista prova a illuminare anche la propria arte. Allievo oppure no, la fondazione Nolde parla di Beck come di «colui che ha portato avanti l’eredità», garantisce Michael. Con alcune distinzioni. «Nolde ha sempre dipinto di fronte alla natura, mio padre sempre in studio». Anche nei giorni di Laigueglia, in Liguria, dove la vista dalla finestra poteva consentire l’avvicinarsi a quell’orizzonte infinito che il padre non ha mai smesso di scrutare. Tra le altre distinzioni, la sottile carta giapponese utilizzata da Nolde e quella assai più spessa preferita dal tedesco, «per dipingere formati più grandi e per la maggiore espressività». E i contenuti, non di meno: «Molti lavori sono indipendenti storicamente e artisticamente, dalle tematiche legate alla crudeltà umana, la guerra, l’ingiustizia». In testa, ‘Apocalypse II (Dresden)’, acquarello del 1988 che campeggia al piano superiore della Fondazione Braglia come un monito.

Tra citazioni e rimandi, accennati o palesi, nelle sezioni della mostra – ‘Fiori e infiorescenze’, ‘Paesaggi’, ‘Volti espressivi’, ‘Coppie, gruppi, mascheramento’, la suddetta ‘Crudeltà dell’uomo’ e l’accattivante parete di ‘Schizzi e miniature’ (con estratti dalla pulizia dei pennelli, ritagliati nel punto di massima espressività) – scorre ‘La forza del colore’, esplosiva nel blu della ‘Phantasie’ di Nolde e nel rosso di ‘Kopf vor violettem Grund’ di Beck, tre volti non troppo distanti tra loro. Nelle gocce di sudore cadute su uno dei ‘Meditative Landschaft’ di Beck, al piano terra, pare il materializzarsi del congedo dell’allievo-non-allievo, forse soddisfatto del proprio tendere. Fino al 16 dicembre di questo 2023 che sta per imboccare l’uscita, il risultato di quello sforzo è lì da vedersi (www.fondazionebraglia.ch).


Beck & Eggeling International Fine Art, Düsseldorf
Herbert Beck, Italienischer See - 1982

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