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‘Autorità di protezione, i costi non blocchino la riforma’

Mazzoleni: ‘Il lavoro della sottocommissione prosegua con la stessa volontà di ora’. Piattini: ‘Quest’anno la consultazione sulle norme procedurali’

Addio alle Arp: in futuro ci saranno le Preture di protezione
(Ti-Press)
25 aprile 2024
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«Spero che gli aspetti finanziari non rallentino o non blocchino addirittura l’esame in sottocommissione degli altri elementi, pure importanti, di questa riforma delle autorità di protezione, che sono la nuova organizzazione incentrata sulle Preture di protezione – le quali subentreranno alle Autorità regionali di protezione – e le norme di procedura che in sostanza disciplineranno l’attività delle future autorità giudiziarie. Il mio auspicio quindi è che il lavoro della sottocommissione prosegua con la stessa volontà manifestata fino a oggi e che, quando prenderemo una decisione sugli elementi ai quali ho accennato prima, venga contestualmente sciolto dal Consiglio di Stato il nodo finanziario. In modo che si possa andare in Gran Consiglio con il dossier completo, pronto per essere approvato». Parole del deputato leghista Alessandro Mazzoleni, incaricato dalla commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’, per la precisione dalla sottocommissione ‘Protezione’ coordinata dalla centrista Sabrina Gendotti, di redigere il rapporto sulla riorganizzazione/cantonalizzazione in Ticino del settore tutele e curatele, dopo il voto popolare del 30 ottobre 2022, quando ben il 77,5 per cento dei cittadini che si sono espressi ha ancorato alla Costituzione cantonale il modello giudiziario, aderendo alla proposta di Consiglio di Stato e Gran Consiglio. Sì quindi al passaggio dall’attuale sistema amministrativo – basato sulle Arp, le Autorità regionali di protezione, del cui funzionamento e relativi costi sono responsabili i Comuni – a quello che vedrà delle Preture ad hoc, le Preture di protezione, adottare le misure appropriate per proteggere gli interessi e il bene di adulti e minori vulnerabili. È un ambito sensibile, delicato, perché in ballo sono i diritti e le libertà fondamentali delle persone. Si parla infatti di curatele, tutele, privazione dell’autorità parentale, collocamenti, regolamentazione dei diritti di visita, ricoveri a scopo di assistenza… Nelle Preture di protezione i giudici, ovvero i pretori di protezione e i loro aggiunti, saranno affiancati da specialisti (in psicologia/pedagogia, lavoro sociale eccetera): sia i primi che i secondi verranno nominati dal Gran Consiglio.

‘Il settore non è comunque scoperto’

Intanto è trascorso un anno e mezzo dal verdetto delle urne. Da quell’invito popolare, chiaro e vincolante, a Esecutivo e Legislativo ad andare avanti con la riforma e dunque a implementarla. «In questo lasso di tempo non siamo stati però con le mani in mano come sottocommissione – tiene a puntualizzare Mazzoleni –. Negli approfondimenti sin qui fatti abbiamo coinvolto pure la Divisione giustizia del Dipartimento istituzioni e il governo. Si è discusso ovviamente anche delle questioni finanziarie legate alla riorganizzazione e delle norme procedurali, regole che saranno oggetto di un messaggio del Consiglio di Stato. Sarà un disegno di legge con un centinaio di norme, ci è stato anticipato». Il settore, precisa il relatore, «oggi non è comunque scoperto, nel senso che le sedici Autorità regionali di protezione sono operative, e lo saranno fino all’introduzione delle Preture di protezione. Certo, ci sono Arp che potrebbero lavorare meglio. Ma, ripeto, il settore non è scoperto».

Il capitolo finanziario della riforma è tutt’altro che secondario. Stando al messaggio governativo del dicembre 2021 – parzialmente evaso anche e soprattutto con la decisione popolare dell’ottobre dell’anno seguente di fissare il principio del modello giudiziario nella Costituzione ticinese –, si prevede un onere supplementare di una ventina di milioni di franchi per il Cantone. Un importo inserito in ‘Ticino 2020’, il progetto del Consiglio di Stato per una nuova ripartizione dei compiti e una revisione dei flussi finanziari tra Cantone e Comuni. Non sta avendo vita facile. «Se ‘Ticino 2020’ non dovesse per un motivo o per l’altro entrare in vigore, avremmo ovviamente un problema, dato che la cantonalizzazione delle autorità di protezione presuppone, per definizione, l’intervento finanziario unicamente del Cantone – rileva Mazzoleni –. Aggiungo però che i lavori commissionali non si prospettano brevi: mi riferisco in particolare all’esame delle norme procedurali e alla decisione sul numero di Preture di protezione da istituire e sulla loro dislocazione. Nel frattempo mi auguro che la politica cantonale trovi la o le soluzioni per garantire i necessari mezzi finanziari all’applicazione di questa importante e necessaria riforma. Voglio essere fiducioso». A quando l’entrata in funzione delle Preture di protezione? La domanda è prematura.

‘Alcuni tempi tecnici non si possono eludere’

Lo scorso 11 marzo la sottocommissione parlamentare ha sentito il capo del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi, la direttrice della Divisione giustizia Frida Andreotti, il responsabile della Sezione enti locali Marzio Della Santa e il capo progetto, in seno alla Divisione, della riorganizzazione delle autorità di protezione Cristoforo Piattini. Il quale, da noi contattato, spiega: «Abbiamo confermato che durante l’anno in corso ci sarà la consultazione sul secondo messaggio governativo atteso e che verterà sulle norme di procedura, vale a dire su come funzioneranno le future autorità. Sarà un disegno di legge molto tecnico e, nonostante il cantiere sia unico, ci sono diversi tasselli che lo compongono». Per Piattini, le successive tappe sono chiare. «L’auspicio formulato dal governo alla commissione ‘Giustizia e diritti’ – sostiene il capo progetto – è di una decisione del parlamento a corto termine sulla parte non ancora evasa del messaggio del dicembre 2021, segnatamente sulla proposta di modifica della Legge sull’organizzazione giudiziaria. Una decisione importante che ci permetterà di continuare i lavori di implementazione. È un passo fondamentale perché ci sono, appunto, dei tempi tecnici che non si possono eludere. Penso alle discussioni con i Comuni sul personale, alla pubblicazione dei concorsi per i magistrati e agli aspetti logistici e informatici». Come Divisione giustizia, osserva Piattini, «abbiamo constatato una convergenza della sottocommissione ‘Protezione’ sulla necessità di procedere con questa riforma. E ciò è assai positivo. La riforma, non va dimenticato, è molto importante perché tocca un settore sensibile della società».

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