Ticino

L’accusa: ‘Erano mossi da intenti egoistici e avidità di denaro’

Caso Fec-Hottinger, chiesti quattro anni di reclusione per Rocco Zullino e due anni e nove mesi per Alfonso Mattei. Venti mesi per Tartaglia

La presidente della Corte, la giudice Fiorenza Bergomi
(Ti-Press)
18 gennaio 2022
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In totale sono stati chiesti più di otto anni di reclusione per i tre imputati nel processo al Tribunale penale federale per reati finanziari. Sul banco degli accusati gli ex gestori patrimoniali Rocco Zullino, Alfonso Mattei ed Eduardo Tartaglia (contumace). In particolare l’accusa, rappresentata dai procuratori federali Stefano Herold e Alessandro Bernasconi, ha chiesto una pena detentiva di quattro anni per Zullino perché colpevole dei reati di ripetuta amministrazione infedele qualificata; ripetuta truffa e ripetuta falsità in documenti. Per Alfonso Mattei la richiesta di pena è di 2 anni e nove mesi con eventuale sospensione condizionale della pena, mentre per Tartaglia sono stati chiesti un anno e otto mesi di reclusione perché colpevole del reato di ripetuta falsità in documenti. Anche in questo caso non ci si oppone alla sospensione condizionale della pena. Secondo Herold la colpa dei tre imputati è estremamente grave, perché mossi da avidità di denaro e intenti egoistici. In particolare Zullino, ha ricordato Herold al termine di una lunga requisitoria durata più di otto ore durante la quale si è alternato con il collega Alessandro Bernasconi, aveva uno stipendio di tutto rispetto visto che era arrivato a guadagnare alla fine del 2012 uno stipendio netto annuale pari a 394 mila franchi. In pratica 35 mila franchi al mese. «Il lauto stipendio non gli bastava e si è appropriato anche del denaro dei suoi clienti», ha affermato il procuratore Herold. La vicenda è quella della Hottinger et Associés Lugano Sa diventata nel frattempo RZ et Associés Sa società posseduta, amministrata e diretta dal solo Zullino. Entità che ruotavano in qualche modo attorno alla ex Banca Hottinger & Cie, nel frattempo fallita. Tra i clienti truffati anche il Fondo edifici di culto (Fec) del Ministero italiano dell’interno. Quest’ultima vicenda ha già visto celebrare due processi in Italia: uno a Roma e l’altro a Napoli che si sono conclusi entrambi con la condanna di Zullino e Tartaglia per il reato di truffa. Proprio queste due sentenze risalenti al 21 giugno 2017 (Roma) e al 18 dicembre 2019 (Napoli) sono state usate dal Ministero pubblico della Confederazione come mezzi di prova per dimostrare il reato di truffa in Svizzera. Tartaglia e Zullino per queste vicende hanno patito carcerazione preventiva in Italia che però non può essere scontata da un’eventuale pena detentiva svizzera.

Avidità e motivi egoistici – per l’accusa – sono alla base anche dell’agire criminale di Alfonso Mattei. «Una condotta criminale grave e reiterata nel tempo senza nessun riguardo per i suoi clienti di cui gestiva i patrimoni», ha ricordato Herold. Per Mattei, come per Zullino, l’unica attenuante è il lungo tempo trascorso dai fatti. Ricordiamo che si parla di vicende risalenti a oltre un decennio fa.

Anche per Eduardo Tartaglia - ritenuto contumace, fin dall’inizio del dibattimento, dalla Corte presieduta dalla giudice Fiorenza Bergomi - l’accusa ha usato parole dure. «Mosso dalla brama di denaro, Tartaglia non si è fatto scrupoli di depredare conti di persone anziane ridotte in miseria e anche il Fec, un ente dello Stato italiano», ha sottolineato il procuratore Herold nella sua requisitoria. Ancora ieri, per giustificare la sua assenza, Eduardo Tartaglia ha fatto sapere - tramite il suo legale - di aver contratto il Covid. Un mal di schiena improvviso (rachide lombare acuta secondo il suo medico, ndr) lo aveva bloccato a letto a Napoli impedendogli di partire per Bellinzona. L’accusa lo ritiene colpevole di ripetuta falsità in documenti. Venivano da lui, infatti, gli ordini di bonifico firmati in bianco e inviati via Dhl a Lugano al suo socio di fatto Zullino. Su questi documenti c’era la firma contraffatta di due alti dirigenti del Ministero dell’interno rappresentanti legali del Fec: un prefetto e una viceprefetto poi risultati estranei ai fatti.

Domani parleranno le difese rappresentate dagli avvocati Carlo Borradori (Zullino); Matteo Galante (Mattei) e Nadir Guglielmoni (Tartaglia). La sentenza è attesa per il 4 febbraio.

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