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‘Qui si rischia di decimare le aziende agricole in Ticino’

Omar Pedrini ha appena investito oltre un milione nella sua fattoria bio, se l'iniziativa sull’acqua dovesse passare, dovrà ridurre le mucche

(Ti-Press)
1 giugno 2021
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Il cane Ben ci accoglie festoso all’azienda agricola ‘Da l’Omar’, a Chiggiogna (Faido), mentre Ido (3 anni) sfreccia col suo trattore giocattolo, rincorso dal fratellino Zeno (2 anni), sotto lo sguardo vigile di mamma Joyce e quello più placido di una dozzina di mucche, che attendono di uscire al pascolo. In bella vista sulla fattoria a conduzione familiare, sventola un ampio striscione “2xNo alle iniziative agricole estreme”, chiarisce da subito la posizione di Omar Pedrini, agricoltore per vocazione (“è da quando ho sei anni che voglio fare il contadino”), è anche presidente dell’Unione contadini ticinese. Nel 2013 ha rilevato l’azienda, da poco ha ristrutturato e ampliato la stalla. “Ora posso tenere una cinquantina di animali, tra cui 24 mucche da latte, vitelli e manzi”, ci spiega. In estate le mucche sono all’alpe (sopra Anzonico e nella zona di Campo Tencia), nel resto dell’anno pascolano nei prati attorno all’azienda. “Una parte del latte viene venduto al caseificio di Airolo, il resto viene usato per i prodotti freschi, dalla formagella ai büscion, tutti bio”.


Joyce segue la passione del marito e vende i prodotti al mercato di Bellinzona (Ti-Press)

Joyce, la moglie di Omar ci racconta che ogni sabato si reca al mercato di Bellinzona per vendere i prodotti, oltre a gestire contabilità e fatturazione. “Ho seguito la passione di mio marito. È una sfida entusiasmante, una vita piena, l’agricoltura ha ritmi pesanti. Abbiamo tre figli, Nicla (7), Ido (4), Zeno (2) che cerchiamo di non trascurare, ci ritagliamo spazi per stare tutti insieme, anche i nonni ci danno una mano”. Si lavora 7 giorni su 7 e la giornata inizia con la prima mungitura (automatizzata) alle 6 del mattino. “Amo stare con i miei animali”. Ad aiutare in stalla ci sono anche l’operaio Stefano e il giovane apprendista Andrea. 


La famiglia al completo con mamma Joyce ed i tre figli Nicla (7), Ido (4) e Zeno (2) (Ti-Press)

‘Noi contadini manteniamo il paesaggio, ora rischia di peggiorare’

Nell’azienda non si usano pesticidi, eppure Omar Pedrini è contrario alle due iniziative. “Se saranno accolte, avranno l’unico effetto di decimare le aziende agricole con un conseguente calo di produzione, andando a favorire ancora di più l’importazione di prodotti dall’estero, dove le regole non sono severe come in Svizzera. Inoltre assisteremmo ad un notevole cambiamento del nostro prezioso paesaggio, con l’imboschimento di determinate zone”. La sua azienda ha 40 ettari di superficie, con vari terreni sparsi tutt’attorno. “Realizziamo prodotti del territorio e contribuiamo a mantenere in ordine il paesaggio. Vorremmo che questo la gente lo capisse”.
Infatti, se dovesse passare l’iniziativa sull’acqua potabile potranno ricevere i pagamenti diretti solo quei contadini che possono nutrire i loro animali col foraggio prodotto dall’azienda (benché i promotori ora affermino che sarà sempre possibile acquistarlo in Svizzera). Un requisito impossibile da soddisfare per molti agricoltori. Anche per Omar Pedrini. Osserviamo il nuovo fienile, è davvero grande. “Siamo in una zona di montagna, lo spazio è quello che è, ed il periodo vegetativo è più limitato. Se non potrò più acquistare il foraggio dovrò ridurre il numero di animali e tenere solo vacche da latte, eliminando il bestiame giovane, quello che sta meno in stalla e tiene puliti i pascoli. Di conseguenza ci saranno meno mucche sugli alpeggi che in Svizzera già rischiano l’abbandono, produrremo meno formaggio dell’alpe e avremo un maggiore imboschimento con una relativa perdita di territorio curato”, precisa.


Nella nuova stalla c'è posto per tutte (Ti-Press)

‘Si dovrà avere meno vacche o trovare nuovi terreni per nutrirle’

Entriamo nel nuovo caseificio e ci spingiamo fino all’attiguo locale di maturazione dei formaggi, dove ci sono formagelle e formaggini, c’è anche un locale che sarà adibito alla vendita. “Ho appena investito un milione e mezzo per modernizzare e ingrandire l’azienda. Se dovessero passare le iniziative, nei prossimi 10 anni dovrò ridurre il numero di vacche o trovare nuovi terreni per nutrirle. Ci vorranno 20 anni per ammortizzare l’investimento. Come me, altri giovani colleghi hanno fatto investimenti e si troverebbero in una situazione molto difficile”, commenta.
Mentre guardiamo i maiali e gli asini, sbuca il piccolo Ido, alla guida del suo mini trattore, intento a spalare letame, o almeno a provarci, mentre mamma Joyce cerca di convincerlo a lasciare stare.
La passione del padre sembra averlo contagiato. “Qui di prodotti fitosanitari non ne usiamo, se passa l’iniziativa non cambia nulla per la mia azienda. Sono contrario perché mi piace fare l’interesse di tutti”, ragiona Omar Pedrini.

L'agricoltore non vuole inquinare ma semmai salvare le sue colture

Cerchiamo di capire meglio: “Molte persone dicono di essere ecologiste e condivido il principio, ma poi quando fanno la spesa, acquistano i prodotti meno cari: c’è poca richiesta di prodotti Bio, rappresentano l’11% del mercato. È un controsenso. L’agricoltore non vuole inquinare, ma quando la sua coltura è in pericolo vuole poterla salvare, usando prodotti fitosanitari, così da garantire derrate alimentari di qualità”. Eppure lo stesso Consiglio federale riconosce che le concentrazioni di pesticidi e fertilizzanti nelle acque sotterranee è troppo elevata e va ridotta. “In Svizzera l’acqua potabile è di ottima qualità, lo dicono tutti i chimici cantonali. Certo si può sempre
migliorare”, conclude.


(Ti-Press)

Mentre ci salutiamo, le mucche escono placide al pascolo, passando sotto lo striscione sulla votazione che pone tre quesiti: “Rinunciare ai prodotti regionali? Perdere migliaia di posti di lavoro? Più importazioni di generi alimentari?”.

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