Il Municipio risponde alla polemica nata attorno agli allestimenti di alcune rotatorie stradali cittadine. E' il caso della scultura alla Tana, spiegata dagli autori
A Mendrisio ogni rondò ha la sua storia (e le sue ragioni). Gli arredi delle rotatorie fanno discutere? A motivare le scelte operate dai proprietari (Ustra, Cantone e Comune) c'è la volontà di “dare spazio a tradizioni, materiali, prodotti, filiere e artisti della regione”. Quanto agli obiettivi, spiega lo stesso Municipio, sono “molteplici”, a cominciare dalla possibilità di “abbellire il territorio e caratterizzare la Città, suscitare senso di identificazione e appartenenza, lanciare messaggi educativi, culturali, ambientali, promuovere enti-istituti-attività economiche locali, incuriosire il turista”.
In realtà, alcuni allestimenti – tra l'ex osteria del Ponte e il crocevia per Rancate e Ligornetto – hanno attirato, innanzitutto, l'attenzione dei politici locali. A spiazzare (in particolare i Verdi) è stata la fontana scultorea sistemata alla rotonda della Tana. Una soluzione, fa sapere l'autorità, ideata e progettata dallo scultore Gianni Rödenhäuser e da Judith Holstein, architetto. L'effetto? Discutibile secondo Daniela Carrara (Verdi). “Nell'ambito dell'arredo, dell'arte o della decorazione in generale – scrive l'esecutivo –, è noto che nessuna realizzazione raccoglie il consenso unanime; ogni opera si presta a tanti giudizi quanti sono i punti di vista di coloro che ne fruiscono. La prova è che, mentre lei esprime il suo malcontento, altri cittadini apprezzano questa opera”.
Quanto agli autori, il loro intento era quello, putualizzano, di mostrare “due coppie di mani: una di anziano e l'altra di un infante. Dalle mani dell'adulto partono degli zampilli d'acqua in direzione delle mani del bimbo o della bimba. L'insieme è una metafora della vita...”. A far dibattere era stato anche il colore delle mani: bianche quelle grandi, nere quelle minute. La spiegazione? "Il nero, in contrasto al bianco, funge anche da ombra, come già nei dipinti, dove il suo compito è quello di dare profondità alla composizione”, precisano ancora i realizzatori.
Un punto, in ogni caso, è netto: il conto dell'allestimento, conferma il Municipio, è stato pagato dagli autori delle singole proposte. Nel caso della Tana dallo scultore e dell'architetto.