Luganese

Lugano torna a parlare di energia, attorno a un tavolo

Discussione riavviata. Nominato un caposezione. La Città punta a concludere il Peco, al rinnovo ‘ecologico’ degli immobili e a un calendario di interventi

Filippo Lombardi, titolare del Dicastero sviluppo territoriale di Lugano
(Ti-Press/Archivio)
7 giugno 2022
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«Se mi metto nei panni del cittadino-consumatore, sarà una catastrofe: bisogna attendersi un aumento consistente delle fatture dell’energia. Per nostra fortuna, le Aziende industriali di Lugano (Ail Sa) hanno abbastanza contratti a lungo termine e così saranno in grado di attenuare un po’ questa impennata dei prezzi che si prospetta come una vera e propria mazzata». Filippo Lombardi, titolare del Dicastero sviluppo territoriale di Lugano, non usa mezzi termini. Nel frattempo, la Città si è rimboccata le maniche e, dopo un paio di anni di pausa, ha riattivato il tavolo dell’energia. D’altro canto, la prospettiva di un balzo in avanti significativo dei costi del settore sta accelerando l’interesse sull’efficienza energetica e dei modelli alternativi di produzione. Un discorso che per decenni le autorità hanno forse sottovalutato, ma che le ripercussioni della guerra in Ucraina stanno riportando d’attualità, pure con una certa urgenza.

‘Tradurre in fatti le buone intenzioni’

Dal canto suo, Lugano sta rimettendo in moto il Peco (Piano energetico comunale), che rappresenta la strategia energetica della Città. «La riattivazione del tavolo dell’energia è anche legata alla recente nomina di Jody Trinkler, nuovo caposezione ambiente ed energia della Città di Lugano – spiega il titolare del Dicastero sviluppo territoriale –. È appena entrato in carica, con il compito primario di concludere i lavori di preparazione del Peco. Si è reso necessario mettere attorno a un tavolo alcuni attori che operano concretamente sul territorio, affinché le dichiarazioni e le buone intenzioni annunciate dai politici possano essere messe in atto da chi è attivo nel settore». Il Peco, il cui lavoro preparatorio era già stato avviato negli anni scorsi, ha quale obiettivo principale quello di fotografare la situazione della Città e, continua Lombardi, «permetterà di disporre di un’analisi dei consumi e delle emissioni di CO2, ma anche di fornire le linee guida e le misure per indirizzare negli anni futuri la politica energetica di Lugano». Lo strumento è chiamato a delineare la strategia energetica 2050 di Lugano, con l’integrazione con alcune misure della certificazione Città dell’energia.

Ampio il margine di manovra

Quali sono gli interlocutori al tavolo? «In primis le Ail Sa, poi il Dicastero immobili siccome nell’edilizia pubblica ci sarebbe molto da fare in occasione delle riattazioni di edifici vetusti, per renderli più efficienti con la riduzione dei consumi energetici – risponde Lombardi –. Il terzo interlocutore è l’edilizia privata del dicastero che dirigo che rilascia le licenze edilizie (migliaia ogni anno) e che non riguardano soltanto le nuove costruzioni bensì le richieste di ristrutturazioni. Ogni tanto eroghiamo o trasferiamo sussidi per trasformare gli immobili ecologicamente più sostenibili. Attorno al tavolo c’è anche la Cassa pensioni dei dipendenti della Città. Anche dopo la cessione degli stabili di via Beltramina e del rione Madonnetta, la Cpdc resta proprietaria di undici immobili e su questo vorremmo lavorare». Oltre ai quattro interlocutori principali, negli incontri che si tengono ogni 4-6 settimane, il municipale auspica la partecipazione di promotori privati e magari di qualche azienda con buone idee. Nell’edilizia privata, continua Lombardi, «ogni tanto si creano inghippi, come è giusto che sia in una logica dinamica, ma si rischia di perdere occasioni». Quali? «Ad esempio le direttive concernenti le zone di nucleo, con tanti vincoli che ostacolano la ristrutturazione delle case come il divieto di posare pannelli fotovoltaici, neppure quelli di nuova generazione più facilmente integrabili nei tetti». Nell’ultima discussione, tenutasi nei giorni scorsi, si è parlato di licenze di costruzione per certe operazioni di risanamento energetico e di un catasto dei beni immobiliari comunali, per valutare in quali edifici gli interventi sono possibili e praticabili o combinabili con altri lavori non procrastinabili. L’idea è di preparare un calendario.

Tutti possono contribuire

La riattivazione del tavolo sull’energia, fra gli altri temi, affronterà anche e soprattutto una questione particolarmente spinosa sia per i borselli dei cittadini sia per gli imprenditori, quella dell’inevitabile aumento dei costi all’orizzonte. Dal punto di vista politico, la prospettata impennata dei prezzi è e dovrebbe essere un’occasione: l’energia per tanto tempo è stata forse troppo a buon mercato e questo ha alimentato lo spreco e penalizzato il risparmio. Solo negli ultimi anni è stato registrato un balzo in avanti nell’incentivare le produzioni rinnovabili e le tecnologie d’avanguardia. Tra le ragioni di una lenta crescita del consumo a basso impatto ambientale, figura proprio il basso costo delle tradizionali fonti di approvvigionamento. Peraltro, tutti hanno (o dovrebbero avere) un ruolo nel risparmio energetico, senza necessariamente dover rinunciare al proprio tenore di vita. Come? Grazie a piccoli cambiamenti alle proprie abitudini quotidiane si può ridurre il consumo di energia, una vera e propria risorsa. Chiudere il rubinetto mentre si lavano i denti, ricordarsi di spegnere la luce quando non serve, usare lampadine a basso consumo: sono alcuni piccoli gesti che permettono di ottenere buoni risultati. Varie tecniche e accorgimenti, come detto, consentono di intervenire anche nell’edilizia, sia per quanto concerne i nuovi edifici, sia per quelli esistenti. Sempre in ambito edilizio ricercare l’autoproduzione di energia (solare, solare-termica, geotermica ecc.) ed evitare la dispersione attraverso cappotti, muri e tetti isolanti, costituiscono comportamenti che riducono i consumi energetici e che portano a risultati tangibili a livello ambientale.

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