Luganese

Andava a 106 km/h su 50, condannato. Ma si andrà in Appello

La giudice Frequin Taminelli ha respinto l'istanza di sospendere il processo in attesa che le Camere federali votino il messaggio che limerebbe Via Sicura

Ti-Press
7 febbraio 2019
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«È un concreto caso di pirateria». Condannando l'imputato a dodici mesi sospesi per due anni – il minimo previsto dalla legge –, la giudice Manuela Frequin Taminelli non ha riscontrato eccezioni di alcun genere nel caso approdato oggi alle Assise correzionali di Lugano: il 31enne che è stato pizzicato a 106 km/h in un tratto con limite a 50 è stato giudicato 'pirata della strada'. Proprio su quest'ultimo aspetto si è concentrata la maggior parte del dibattimento in aula. «Via Sicura sta creando una serie di problemi pratici a seguito dell'eccessiva rigidità delle norme – ha sostenuto l'avvocato Rossano Guggiari –, è una persona che ha fatto un errore ma non un pirata. È un automatismo che non lascia margini di manovra al giudice, ed è ingiusto perché non crea distinzione fra chi delinque eccezionalmente e un pirata vero e proprio».

I fatti sono avvenuti ad Agno nell'agosto del 2016, su un tratto distante di un centinaio di metri da un passaggio pedonale e altrettanto dall'inizio del limite di velocità di 60 km/h. Il centauro stava dirigendosi al lavoro. «Di solito prendo il treno, ma quel giorno ero in ritardo – si è giustificato in aula –, sono cosciente di aver sbagliato e mi dispiace. Ma non mi ero accorto di aver raggiunto quella velocità». Proprio sulla mancata intenzionalità ha insistito il legale, «ma non basta dire 'io non volevo' per smentire l'intenzione» ha sottolineato il procuratore pubblico Moreno Capella. «Aveva visto il cartello col limite dei 50 all'ora (come ammesso dall'imputato stesso, ndr) e aveva inoltre l'obbligo di controllare il contachilometri – ha detto la giudice –. Conosceva inoltre bene la propria moto, sapeva quale era la potenza d'accelerazione e di certo non potevano sfuggirgli le case vicino alla strada. Una velocità così eccessiva infine implica l'impossibilità di evitare un ostacolo e quindi un incidente».

A seguito della lettura della sentenza, Guggiari ha immediatemente svelato che si andrà in Appello. L'intento iniziale (cfr. articoli suggeriti) era infatti quello di sospendere il processo, in attesa che le Camere federali si esprimano sul messaggio che il Consiglio federale sta preparando su una revisione di Via Sicura. Sempre le Camere hanno infatti accettato una mozione (targata Regazzi) che chiede di rivedere alcuni principi cardine della legge. In particolare, oltre alla pena minima di un anno, anche la revoca della patente per almeno due anni. «È la stessa pena che ha avuto pochi giorni fa l'uomo che in un incidente stradale in Leventina ha ucciso due donne – ha detto l'avvocato durante l'arringa –, non c'è alcuna proporzionalità». Pur evidenziando che talvolta vi sia un disagio in casi come questo anche da parte degli inquirenti, Capella è stato di parere opposto: «Bisogna attenersi alle norme in vigore. Non è un pirata, ma non ci sono gli estremi per staccarsi dall'automatismo e riconoscere l'eccezionalità del caso».

«Ogni considerazione di carattere politico esula dalle aule penali» ha tuttavia infine sentenziato la giudice, accogliendo la richiesta della pena minima formulata dalla pubblica accusa.

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