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Alleanza per salvare gli elefanti asiatici

Giganti pacifici e sociali, a rischio la loro esistenza

Un gruppo di elefanti che proteggono i piccoli
(© Christy Williams/WWF Myanmar)
12 agosto 2023
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In occasione della Giornata mondiale degli elefanti, il WWF lancia l’Alleanza degli elefanti asiatici (AEA) per garantire un futuro in cui la perdita e la frammentazione degli habitat siano ridotte, le persone e gli elefanti vivano fianco a fianco in modo sostenibile e le popolazioni di questi animali selvatici siano stabili. La Giornata mondiale dell’elefante è stata istituita in Thailandia poco più di dieci anni fa per far conoscere questi pachidermi a livello globale e per raccogliere il sostegno necessario a risolvere i problemi che devono affrontare. Con la filosofia dello sforzo collettivo al centro, questa giornata intende galvanizzare una potente partnership tra governi, settore privato, società civile e cittadini per sostenere gli sforzi di conservazione. “L’Asian Elephant Alliance è stata fondata nello spirito della Giornata mondiale dell’elefante, che è quello della partnership e dell’azione collettiva”, ha dichiarato Natalie Phaholyothin, Ceo del WWF Thailandia. “Questa alleanza riconosce che le sfide affrontate dagli elefanti nella nostra regione non possono essere risolte in modo isolato, ma che serve una strategia lungimirante, che coinvolga il più alto numero di persone ed esperti”.

Pachiderma a rischio

Gli elefanti asiatici sono minacciati a livello globale, ma soprattutto nel Sud-est asiatico e in Cina, con solo circa 8’000-11’000 elefanti asiatici selvatici distribuiti in otto Paesi dell’areale: Cambogia, Cina meridionale, Indonesia, Laos, Malesia, Myanmar, Thailandia e Vietnam. La perdita e la frammentazione dell’habitat, il conflitto uomo-elefante, il bracconaggio e l’isolamento delle piccole popolazioni hanno provocato un forte declino in tutta la regione, con alcune popolazioni nazionali che oggi sono stimate in poche centinaia. Non solo: in alcuni casi parliamo persino di pochi individui isolati da tutti gli altri che non hanno la possibilità di formare un gruppo coeso che li protegga. “Gli elefanti asiatici sono fisicamente grandi e occupano uno spazio enorme nell’immaginario culturale e nell’identità della regione”, ha dichiarato Lan Mercado, direttore regionale del WWF Asia-Pacifico. “Dobbiamo lavorare per invertire la tendenza al declino, gestendo al contempo la loro interazione con le persone, in modo che le comunità locali che hanno vissuto al loro fianco non soffrano in modo sproporzionato. Abbiamo bisogno di alleati”. Per arrestare questo allarmante declino della popolazione regionale e creare un ambiente di coesistenza sostenibile con l’uomo, il WWF intende collaborare con i principali attori che possono influenzare positivamente il futuro degli elefanti nel Sud-est asiatico e in Cina. L’obiettivo dell’iniziativa regionale è quello di collaborare per replicare modelli di conservazione di successo a beneficio sia degli elefanti che delle persone.

Il modello della Malesia

Sono diversi i modelli che verranno usati e replicati dall’alleanza e che si sono dimostrati ottimi per la conservazione degli elefanti. Un esempio è l’approccio dei “paesaggi viventi” sperimentato nel Sabah, in Malesia, dove un’azienda agricola privata collabora con il WWF e il governo locale per garantire la connettività degli habitat e ampie fonti di cibo per gli elefanti nativi del Borneo. Ciò si traduce in una minore perdita di raccolti per le comunità locali e per l’azienda, e in un miglioramento degli habitat per gli elefanti e gli altri animali selvatici. “Gli elefanti fanno parte del paesaggio asiatico da millenni e hanno il diritto innato di esistere”, ha dichiarato Nilanga Jayasinghe, Focal Point del WWF per gli elefanti asiatici. “Sono una maestosa specie chiave che porta benefici alle persone e alla fauna selvatica nei loro habitat, ma soprattutto hanno un valore intrinseco in quanto sono i più grandi mammiferi terrestri dell’Asia. Conservare gli elefanti non significa solo mantenere l’equilibrio dei loro ecosistemi e preservare i valori culturali, ma anche dare loro la possibilità di sopravvivere e prosperare in natura”. Il WWF lavora da molti anni alla conservazione degli elefanti selvatici nel sud-est asiatico e in Cina, in particolare attraverso il programma Asian Rhino and Elephant Action Strategy (AREAS) dal 2000 al 2015. L’Alleanza per l’elefante asiatico si baserà su questo lavoro, sul lavoro in corso nei Paesi dell’area di distribuzione e sul lavoro di innumerevoli altri attori, per mettere in sicurezza gli habitat degli elefanti, migliorare la gestione dei conflitti uomo-elefante, combattere il bracconaggio e migliorare la nostra comprensione dello stato attuale degli elefanti nel Sud-est asiatico e in Cina. Nei prossimi anni si andrà a sostenere le comunità locali.

Giganti sociali nel mirino

Gli elefanti sono i più grandi mammiferi che popolano la terraferma e possono pesare fino a sei tonnellate. Le imponenti dimensioni, la proboscide, le ampie orecchie e le zanne ne caratterizzano l’aspetto. Ma il commercio dell’avorio, l’“oro biancoP tanto ambito in molti Paesi asiatici, ha reso incerto il destino di questi enormi pachidermi. La famiglia degli elefanti si suddivide in due generi, l’elefante africano e quello asiatico, separatisi l’uno dall’altro fra i 3 e i 5 milioni di anni fa. L’elefante asiatico è di dimensioni inferiori rispetto al suo parente africano e ha le orecchie più piccole. La femmina ha zanne molto ridotte o ne è priva. Inoltre, gli elefanti africani si dividono in due specie, gli elefanti della savana e quelli della foresta. Ad accomunare entrambe le specie, tuttavia, è la minaccia rappresentata dall’uomo. All’inizio del XX secolo, questi imponenti pachidermi erano presenti nelle savane, nei deserti e nei boschi africani, nelle foreste monsoniche e di latifoglie e nelle aree cespugliose dell’Asia. Da allora, la loro popolazione è calata sensibilmente. Il loro habitat si è ristretto e oggi si presenta molto frammentato. Gli elefanti sono animali marcatamente sociali e formano stretti gruppi familiari che possono comprendere fino a dieci esemplari femmina con i relativi cuccioli, tutti guidati da una matriarca. A volte questi gruppi si riuniscono in mandrie più numerose. I maschi rimangono nel gruppo familiare soltanto da piccoli, mentre in seguito vivono in piccoli gruppi senza legami forti.

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