Svizzera

Clima e diritti umani, a Strasburgo una sentenza storica

La Cedu annuncia martedì il verdetto nella causa intentata contro la Svizzera dalle Anziane per il clima. Risposte alle principali domande

Prima dell’udienza pubblica del 29 marzo 2023 davanti alla Grande Camera della Cedu
(Keystone)
8 aprile 2024
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Chi ha avviato l’azione legale? Chi decide?

L’associazione Anziane per il clima Svizzera, con il sostegno della sezione elvetica di Greenpeace. Conta quasi 2’500 membri, l’età media è di 73 anni. Anche quattro private cittadine svizzere si sono rivolte a Strasburgo. Una di loro nel frattempo è deceduta, è il figlio ad andare avanti per lei. La causa legale trae spunto da una storica sentenza emessa in Olanda nel 2015, quando la giustizia ha ordinato allo Stato di ridurre le emissioni di gas serra del 25% anziché del 17%. A decidere è la Grande Camera della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu), alla quale il caso è stato attribuito nel 2022. I 17 giudici che la compongono trattano casi che sollevano importanti questioni di interpretazione o di applicazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Oltre cento socie dell’associazione sono attese domani a Strasburgo per l’annuncio della sentenza, si legge sul sito web delle Anziane per il clima.

Cosa dicono le ricorrenti?

Chiunque abbia un interesse meritevole di tutela può chiedere all’autorità competente di astenersi da atti illegali: facendo leva su questo articolo della Legge federale sulla procedura amministrativa, le ricorrenti chiedono che il Consiglio federale metta fine alle sue omissioni in materia di protezione del clima. In altre parole: la Confederazione deve adottare misure sufficienti a garantire che la Svizzera dia il suo contributo all’attuazione dell’Accordo di Parigi sul clima del 2015, affinché la temperatura globale non cresca di oltre 1,5 gradi. Lo Stato federale – questa l’argomentazione delle Anziane per il clima e delle quattro ricorrenti – deve adempiere al suo dovere di proteggerle dalle conseguenze dei cambiamenti climatici (in particolare le ondate di calore più frequenti, lunghe e intense); altrimenti, violerebbe i loro diritti fondamentali, nella fattispecie il diritto alla vita (articolo 2 Cedu) e al rispetto della vita privata e familiare (articolo 8). Le donne rivendicano inoltre il diritto a un procedimento equo (articoli 6 e 13).

Perché si è arrivati fino a Strasburgo?

Perché le autorità e i tribunali svizzeri non hanno dato seguito all’azione legale. Nell’ottobre del 2016 il Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (Datec) non era entrato nel merito, sostenendo che l’associazione e le quattro private cittadine non avessero la facoltà di presentare una simile denuncia. Successivamente, sia il Tribunale amministrativo federale (Taf) che il Tribunale federale (Tf) hanno confermato la decisione. Secondo il Taf, per poter agire i cittadini devono essere sufficientemente colpiti nei loro diritti dalle azioni o dalle omissioni delle autorità; inoltre, le donne anziane non sono l’unico gruppo della popolazione a patire gli effetti del cambiamento climatico. Il Tf nel maggio del 2020 ha seguito il parere dei giudici sangallesi. Le ricorrenti si sono dunque rivolte alla Cedu, ultima istanza per quanto attiene le questioni legate al rispetto dei diritti umani.

Quali quesiti si pongono?

Sono molteplici, e sono emersi nel corso dell’udienza pubblica che ha avuto luogo poco più di un anno fa. Tra i principali quesiti: possono le donne anziane essere ritenute una categoria più a rischio di altre? La canicola aumenta il rischio di problemi renali, attacchi d’asma, disturbi cardiovascolari e provoca sintomi particolarmente acuti negli anziani di entrambi i sessi, ma soprattutto fra le donne, ha sostenuto Jessica Simor, avvocata delle ricorrenti, durante l’udienza pubblica svoltasi il 29 marzo 2023 davanti alla Grande Camera della Cedu.

Perché la sentenza è rilevante?

Perché è la prima volta che la Cedu tratta la responsabilità degli Stati nella protezione del clima. Il verdetto perciò ha una portata che va ben al di là del caso specifico e della Svizzera. Servirà a capire fino a che punto si estende la giurisdizione della giustizia in materia di questioni climatiche e quali conseguenze avrà per la politica. Favorevole o no – in toto o in parte – alle ricorrenti, la sentenza fungerà da punto di riferimento per la Svizzera e gli altri 45 Paesi che rientrano nella giurisdizione della Cedu. “Se questo caso avrà successo, sarebbe un punto di svolta assoluto per i processi sul clima nell’intero continente”, ha dichiarato alla ‘Nzz am Sonntag’ Vesselina Newman di Client Earth, associazione specializzata in giustizia climatica.

Quali implicazioni avrà la sentenza?

Queste dipenderanno da quali delle richieste saranno eventualmente accolte e da come verrà motivata la sentenza nello specifico. Se verranno riconosciute violazioni a livello procedurale (insufficiente accesso alla giustizia, insufficiente possibilità di ricorso effettivo), la causa sarebbe rinviata, dopo una richiesta di revisione al Tribunale federale e su ordine dello stesso Tf, al Datec. A più lungo termine, è probabile che il ruolo dei tribunali nazionali – e non solo di quelli elvetici – ne esca rafforzato. Se invece la Grande Camera della Cedu dovesse dare ragione alle ricorrenti anche sul nocciolo della questione (violazione del diritto alla vita e/o di quello al rispetto della vita privata e familiare), la Svizzera potrebbe essere obbligata ad adeguare le proprie leggi in materia di protezione del clima. Il precedente creato dalla Cedu non potrebbe essere ignorato nemmeno negli altri Stati membri del Consiglio d’Europa: i loro tribunali dovrebbero tenerne conto in casi analoghi. Le sentenze della Cedu sono vincolanti per gli Stati firmatari della Convenzione. La Corte di Strasburgo non può però ordinare sanzioni in caso di non applicazione.

Altri casi simili sono pendenti alla Cedu?

Sì, sono diversi. Sempre domani sono attese altre due sentenze della Corte: la prima riguarda la causa intentata da sei giovani portoghesi di età compresa fra gli 11 e i 24 anni nei confronti di 32 governi per il presunto mancato rispetto degli impegni assunti nel quadro dell’Accordo di Parigi sul clima: la seconda ha per oggetto la causa intentata dall’ex sindaco di un Comune nel Nord della Francia, che accusa le autorità nazionali di non aver adottato misure sufficienti a contenere il riscaldamento globale.

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