Svizzera

Tragedia di Montreux, la polizia ipotizza il suicidio collettivo

La polizia vodese privilegia l’ipotesi del gesto volontario per il caso della famiglia precipitata dal balcone giovedì scorso.

(Keystone)

Le cinque persone che giovedì scorso si sono gettate dal settimo piano di un edificio nel centro di Montreux (VD) hanno probabilmente scelto di suicidarsi insieme. La polizia vodese privilegia questa ipotesi.

Dai primi riscontri dell’indagine, i cinque membri della famiglia francese sono precipitati dal balcone uno dopo l’altro nello spazio di cinque minuti. L’intervento di una terza persona è escluso.

Prima e durante il dramma, nessun testimone ha udito rumori o grida in provenienza dal balcone, ha sottolineato la polizia. Neppure i due agenti di polizia presenti sul posto dalle 06.15 e i passanti che si trovavano ai piedi dell’edificio, situato vicino al casinò di Montreux. Sul balcone la polizia scoperto una scaletta e non ha trovato nessuna traccia di lotta.

Le quattro vittime sono state formalmente identificate: si tratta del padre 40enne, della madre 41enne e della sorella gemella di quest’ultima, oltre alla figlia di otto anni della coppia. Il figlio di 15 anni, ricoverato in gravi condizioni giovedì, si trova ancora in ospedale. Attualmente è in coma e le sue condizioni sono stabili. Sono state disposte le autopsie dei corpi. I risultati dettagliati delle analisi tossicologiche non sono ancora noti, ha detto all’agenzia Keystone-ATS il portavoce della polizia vodese Jean-Christophe Sauterel.

Teorie cospirazioniste e survivaliste

Allo stadio attuale dell’inchiesta, non vi sono indizi che lascino intuire il passaggio all’atto. Dall’inizio della pandemia, la famiglia si era molto interessata alle teorie cospirazioniste e survivaliste. Aveva accumulato una scorta impressionante di alimentari, che occupavano la maggior parte delle stanze dell’appartamento. Lo stock era destinato a far fronte a una crisi, secondo le autorità. Non ci sono elementi che indichino la vicinanza a una setta, ha aggiunto il portavoce.

La famiglia viveva in virtuale autarchia, ritirata dalla società, e temeva che l’autorità interferisse con il suo stile di vita, secondo gli investigatori. Solo la sorella gemella della madre lavorava fuori casa. Né la madre né la figlia erano ufficialmente registrate presso l’ufficio di controllo degli abitanti e questo spiega l’assenza di scolarizzazione della bambina. Entrambe erano annunciate in partenza per il Marocco nell’aprile 2016 e non avrebbero dovuto risiedere a Montreux, hanno notato gli investigatori.

Istruzione a domicilio

Il figlio maggiore è stato scolarizzato a domicilio. La mattina del dramma, due gendarmi si sono presentati all’appartamento con un mandato emesso dalla prefettura per il padre, che non aveva risposto alle convocazioni in merito alla scolarizzazione del ragazzo. Gli agenti hanno suonato il campanello e si sono identificati, ma nessuno ha aperto la porta. Non potendo entrare, se ne sono andati dopo qualche minuto e senza aver potuto compiere la loro missione, precisano le autorità.

La tragedia è avvenuta verso le 7 del mattino. L’allarme è stato lanciato da un testimone che si trovava ai piedi dell’edificio. "La nostra ipotesi è che erano estremamente spaventati da qualsiasi autorità. Il padre doveva fornire spiegazioni sull’istruzione a domicilio, ma non aveva risposto alle citazioni che aveva ricevuto. Ecco perché la polizia è dovuta intervenire", ha spiegato Sauterel.

Ambiente benestante

Secondo il settimanale francese Le Journal du dimanche il padre, cresciuto in una famiglia benestante a Marsiglia, aveva lavorato come direttore informatico in tre ministeri francesi. Nel 2013 è stato assunto da una società di vendita di biglietti online di Losanna, prima di fondare una sua attività nel 2016. L’uomo lavorava praticamente sempre da casa, secondo un vicino.

Anche la madre e la gemella, nipoti di un noto scrittore algerino, sono cresciute in un ambiente erudito e benestante, nel quinto arrondissement di Parigi. Dopo gli studi in campo medico, hanno lavorato in Francia e poi in Svizzera. La prima ha aperto uno studio ortodontico a Friburgo, poi chiuso per "motivi amministrativi" nel 2014. Sua sorella era oculista e, stando alle ultime informazioni disponibili, lavorava a tempo parziale in una clinica di Sion.

Leggi anche:
Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE