Svizzera

Koch: 'Bar con assembramenti? Bisognerà chiuderli'

La situazione epidemica in Svizzera è 'rincuorante' per il delegato federale per il Covid-19, ma bisogna mantenere la guardia alta

Daniel Koch eMarie-Gabrielle Ineichen-Fleisch (Keystone)
18 maggio 2020
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Continua a diminuire in Svizzera il contagio da coronavirus. E questo mentre si sta entrando nella seconda settimana di riaperture. «La situazione attuale vede solo 10 nuovi casi positivi da ieri su 2'401 test effettuati – ha commentato il delegato dell'Ufficio federale della sanità pubblica per il Covid-19 Daniel Koch –. Siamo contenti che non si siano registrati altri morti o altre ospedalizzazioni. Le cifre stanno quindi effettivamente diminuendo, nonostante vi sono comunque delle variazioni giornaliere. Ci auguriamo che la tendenza possa proseguire così in modo da poter procedere con ulteriori riaperture». Un dato positivo quello dei contagi, dunque, anche perché «i test sono comunque molti. Ciò significa che la percentuale dei positivi è molto bassa e questo è rincuorante. È comunque troppo presto per tirare un bilancio definitivo, ma sicuramente si può dire che la situazione è molto buona».

Negli ultimi giorni si è infatti assistito a una diminuzione netta nei nuovi contagi, spiegabile secondo Koch, con «numerosi fattori» tra cui «in parte» forse anche alla stagionalità del virus. «A influire è però sicuramente il rispetto delle misure di distanziamento».

Per ora la mobilità degli svizzeri «rimane contenuta», ha rilevato Koch presentando alcuni dati relativi all'analisi sulla concentrazione della popolazione.

'Godetevi il ponte, ma evitate che diventi un boomerang'

Che le cose vadano comunque meglio è evidente anche dall'approccio delle autorità al prossimo ponte festivo: «La situazione non è più drammatica come a Pasqua, quindi godetevi questi giorni – ha detto Koch –. Tuttavia si rispettino sempre le misure di distanza e igiene, per evitare che questi giorni diventino un boomerang e si finisca per dover ancora intervenire».

La registrazione dei clienti? 'Se non si fa, il rischio è per il ristorante'

Per quanto riguarda i ristoranti, la registrazione dei clienti «è nell'interesse dello stesso esercizio pubblico e questo deve essere detto chiaramente ai diretti interessati», ha aggiunto il delegato per il Covid-19. Tenere traccia dei clienti permette infatti di evitare che il locale diventi un focolaio d'infezione senza possibilità di rintracciare tutti i possibili contagiati: «Se un cameriere o un membro del personale si ammala e nessuno ha annotano chi erano i clienti che sono entrati in contatto con lui, non sarà possibile avvertirli» nell'ambito del 'contact tracing'. I dati «servono quindi a loro. Noi non li vogliamo e non ci servono», ha aggiunto Koch.

Gente ammassata fuori dai bar

Sulle immagini in provenienza da grandi città elvetiche che mostravano molte persone ammassate al di fuori di alcuni esercizi pubblici durante il sabato sera, Koch è stato perentorio: «È un rischio per chi non manteiene le distanze ed è un pericolo anche per i proprietari dei bar». Questo perché, di nuovo, grossi gruppi di persone rendono impossibile il tracciamento. «C'è stato un caso in Corea del Sud dove una sola persona (frequentatrice di alcune discoteche, ndr) ha generato 1'500 contatti». Se assembramenti del genere dovessero ripetersi in maniera regolare «le autorità cantonali dovranno chiudere questi ritrovi».

Trasporti pubblici e mascherine

Sui trasporti pubblici «se non è possibile mantenere i 2 metri di distanza è fortemente raccomandato portare le maschere – rileva Koch rispondendo a una domanda diretta –. Ma ancora più importante è disinfettare le mani».

Le manifestazioni politiche permesse, ma fino a 5 persone

Intanto, anche sull'onda delle manifestazioni di piazza di chi è convinto che bisognerebbe riaprire la società più rapidamente rispettando i diritti fondamentali, l'Ufficio federale della sanità pubblica ha cambiato l'interpretazione giuridica del divieto di manifestazione: saranno possibili raduni politici fino a 5 persone a patto che i partecipanti mantengano le distanze sociali. Cinuqe e non più di cinque però, perché, ha aggiunto Koch, «la regola esiste ed esiste per tutti». A stabilire altrimenti dovrà quindi essere il Consiglio federale.

Per la Svizzera la globalizzazione è cosa buona

«Nell'ultimo mese abbiamo capito quanto è grande la nostra dipendenza dall'estero per il nostro approvvigionamento – ha fatto notare dal conto suo la segretaria di stato dell'economia Marie-Gabrielle Ineichen-Fleisch –. Ciò è vero anche per il settore farmaceutico, molto presente in Svizzera e che dipende dall'import per le materie prime». L'evoluzione della situazione nel prossimo futuro «non dipenderà solo dalle misure prese da noi e ma anche da quelle introdotte dagli altri paesi». Insomma, la disponibilità o meno di alcuni materiali varierà anche a dipendenza della situazione epidemiologica mondiale. «Si è parlato di fine della globalizzazione. Ma per il nostro Paese la globalizzazione è piuttosto un vantaggio». 

Per il futuro, comunque, sarà necessario prendere misure per evitare alcuni dei problemi di approvvigionamento verificatesi durante la pandemia. «Certo – ha rilevato Ineichen-Fleisch –, abbiamo superato rapidamente ogni ostacolo grazie a una buona cooperazione tra Stati, sia attraverso telefonate dirette tra ministri o sia appoggiandoci sulle ambasciate. Sarà comunque importante per lo meno assicurarsi uno stock sufficiente di prodotti essenziali e capire come si riorganizzeranno le catene di produzione di valore nel post-pandemia».

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