Svizzera

Coronavirus, 'In Svizzera si può pensare ad allentare le misure'

Per Patrick Mathys, responsabile della sezione di crisi dell'Ufficio federale di sanità, il picco potrebbe essere superato anche a livello nazionale

Patrick Mathys (Keystone9
14 aprile 2020
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«Siamo giunti alla conclusione che si possa già parlare, in prospettiva, di misure di allentamento». A dirlo è Patrick Mathys, responsabile della sezione di crisi e della collaborazione internazionale presso l'Ufficio federale della sanità pubblica. Precisando però che «sarà comunque il Consiglio federale a discuterne giovedì». Se allentamento sarà, allora «tutti coloro che lo hanno chiesto in queste settimane dovranno però fare in modo che non si abbassi la guardia e che le misure di prevenzione siano mantenute». A permettere uno sguardo tutto sommato positivo al prossimo futuro sono le cifre del contagio in Svizzera, che sembrerebbero mostrare una certa diminuzione. Questo, ben inteso, tenendo in considerazione che  «durante il weekend di Pasqua sono stati condotti pochi test». Il numero di ospedalizzazioni e di morti sono comunque stabili e i contagi sembrano calare: «È incoraggiante». Pur non potendo dirlo con certezza, Mathys, a domanda, ha risposto di credere che il picco sia ormai passato anche a livello federale: «A partire da settimana prossima capiremo a che punto siamo nell'andamento epidemiologico». Un'analisi importante, anche e soprattutto perché «il presupposto per l'allentamento delle misure di chiusura è comunque che vi sia una diminuzione chiara nel numero di contagi».

Rimane tuttavia il dubbio di cosa succederà con la riapertura dal punto di vista sanitario: «Sappiamo che la chiusura ha contenuto la diffusione del virus, ma abbiamo pochi esempi internazionali che ci dicono cosa può succedere quando questa viene allentata. Se aprendo dovesse tornare un picco, dovremo essere pronti a intervenire per ri-appiattire la curva. Purtroppo non abbiamo dati scientifici che ci possono guidare in questo processo».

'Grazie alla popolazione che ha capito' 

Mathys ha voluto ringraziare «tutta la popolazione svizzera perché ha dimostrato di aver capito che bisogna stare a casa. E questo anche e soprattutto durante questo fine settimana pasquale». 

Riaprire le scuole?

Per quanto riguarda la ripresa delle lezioni in classe, Mathys ha fatto notare come non esistano dati concreti «che permettono di dire quando riaprire. Su questo tema anche gli esperti non sono concordi. Alcuni paesi lo fanno prima altri dopo: si saprà solo in futuro chi avrà avuto ragione».

Mancano farmaci in terapia intensiva

Intanto si starebbe sempre più delineando un problema di reperibilità di alcuni farmaci utilizzati nelle cure intense, ha confermato Mathys. Se per il momento la situazione sembrerebbe sotto controllo, a lungo termine la scarsità di questi medicinali potrebbe diventare un «grosso problema», anche perché la richiesta è molto alta e non è facile reperirne sul mercato internazionale.

Testare?

Sull'estensione atappeto dei test, Mathys ha chiarito: «È sicuro che per sapere di certo a che punto siamo davvero in Svizzera bisognerebbe testare tutta la popolazione. Ciò non toglie che possiamo comunque pensare che la situazione è in fase di stabilizzazione. Perché è verro che durante i fine settimana le cifre dei contagi sembrano diminuire, ed è possibile che domani ci sia un nuovo aumento,ma la tendenza è sicuramente al ribasso. E questo tenendo in considerazione il volume di tamponi. Inoltre le ospedalizzazioni e le vittime mostrano una stabilità, e questi sono dati sicuri».

Chi è guarito può ammalarsi di nuovo?

In Corea del Sud sembra che chi pareva guarito, ora risulti di nuovo positivo... «È una questione che stiamo seguendo – ha chiosato Mathys –. Per il momento non ci sono certezze: potrebbe essere che abbiano di nuovo contratto la malattia, ma potrebbe anche essere che il test post-malattia sia risultato negativo semplicemente perché la carica virale era bassa al momento del secondo tampone e poi è di nuovo aumentata. In generale si crede che buona parte delle persone che guariscono, non si ammalino di nuovo».

Immunità di gregge

L'immunità di gregge «non è il nostro obiettivo primario raggiungere – ha precisato Mathys –. La nostra speranza è che, prima di aver raggiunto il livello di immunizzazione necessario tramite contagi spontanei , vi sia un vaccino per proteggere la popolazione. La Svezia ha tentato la strada dell'immunità di gregge. Da noi non credo sia possibile, perché un contagio controllato è impossibile e una diffusione incontrollata farebbe esplodere il sistema sanitario. Difatti la Svezia ora sta già cambiando».

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