Svizzera

Libera circolazione, incontro tra Svizzera e Ue

Al centro della discussione c'erano le assicurazioni sociali: in futuro potrebbe essere la Confederazione a versare la disoccupazione ai frontalieri

Ti-Press
19 giugno 2018
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Oggi le delegazioni di Svizzera e Unione europea (Ue) si sono riunite a Bruxelles per il quindicesimo incontro del Comitato misto per l'Accordo sulla libera circolazione delle persone. La delegazione svizzera ha illustrato i lavori svolti per l'introduzione dell'obbligo di comunicare i posti vacanti. Dal canto loro gli Stati europei hanno informato la Svizzera sulle nuove norme riguardanti il coordinamento di sistemi delle assicurazioni sociali.

Queste ultime modifiche potrebbero avere conseguenze anche nella Confederazione: al momento è il Paese di domicilio a pagare le prestazioni di disoccupazione, mentre in futuro potrebbe diventare lo Stato in cui un frontaliere ha lavorato. Considerando i 320mila frontalieri che lavorano in Svizzera si tratta di una cifra multimilionaria, ha detto a Bruxelles la vicedirettrice della Segreteria di Stato della migrazione (Sem) Cornelia Lüthy.

Non essendo ancora stata presa alcune decisione definitiva, è però impossibile prevedere le effettive conseguenze per la Svizzera, ha detto ancora la Lüthy. Inoltre, la Confederazione non è obbligata ad accettare le nuove regole, anche se un rifiuto potrebbe complicare la libera circolazione.

Più in generale, entrambe le parti hanno constatato che l'Accordo di libera circolazione continua a funzionare bene sullo sfondo di un saldo migratorio in calo verso la Svizzera. La delegazione elvetica ha informato in merito alla proroga della clausola di salvaguardia nei riguardi della manodopera proveniente da Romania e Bulgaria.

È anche stata discussa la possibilità di prolungare le disposizioni transitorie per l'accesso completo al mercato del lavoro dei cittadini croati alla fine del 2018. Il Consiglio federale deve decidere in via definitiva alla fine dell'anno corrente.

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