Tokyo 2020

Il sorriso di Masomah. ‘Ultima come 82 milioni di rifugiati’

La storia di una ragazza che mai aveva corso una cronometro, fuggita da un Paese 'dove c'è gente che pensa che solo gli uomini dovrebbero andare in bici'

'Ho sempre corso sulle lunghe distanze, ma all'ultimo abbiamo deciso che avrei fatto la cronometro' (Keystone)
29 luglio 2021
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Si può gioire anche quando si è ultimi tra gli ultimi. È il caso di Masomah Ali Zada, venticinquenne ciclista afgana fuggita dal suo Paese nel 2016, e che quest'anno è riuscita a coronare il sogno di volare alle Olimpiadi di Tokyo. Dove è andata a infoltire il gruppo dei cosiddetti Rifugiati olimpici, iscritto per la prima volta ai Giochi all'edizione di Rio, cinque anni fa. E dove ieri, nella cronometro femminile in cui la Svizzera ha salutato con entusiasmo la medaglia d'argento di Marlen Reusser, che aveva coperto la distanza di 22 chilometri in 31'09''96, Masomah si è piazzata al venticinquesimo e ultimo posto (in 44'04''31), staccata di oltre nove minuti dal colei che la precedeva, la polacca Anna Plichta.

Eppure, nonostante tutto, la ragazza afgana, che nel suo paese d'origine in passato era stata oggetto più volte del lancio di frutta o addirittura sassi, per il solo fatto di scendere per strada in sella a una bici, quando è arrivata al traguardo si è detta felice. In quella che, tra l'altro, era la primissima cronometro della sua vita. «Infatti – ammette – mi sono sempre preparata per le lunghe distanze, poi però, all'ultimo, qui a Tokyo abbiamo deciso che avrei fatto la cronometro. E per me, e per tutti i rifugiati, è stata un'esperienza indimenticabile». 

Cresciuta da bambina in esilio in Iran, dove aveva imparato ad andare in bici, Masomah sa di essere una ragazza fortunata, nonostante dopo essere tornata con la famiglia in Afganistan, cinque anni dopo si vide costretta nuovamente a fuggire, siccome la situazione andava via via peggiorando per gli attacchi ai civili da parte dei combattenti talebani. Arrivata in Francia dove aveva chiesto asilo, per lei la carriera ciclistica non era più una priorità. Invece il destino ha voluto che la ragazza trapiantata a Lilla dovesse vincere una borsa di studio che ha contribuito a finanziare la sua preparazione ai Giochi, prima di venir scelta dal Cio per correre alle Olimpiadi con gli atleti rifugiati. «È una grande responsabilità – spiega Masomah all'emittente inglese Bbc –, perché qui rappresento 82 milioni di rifugiati, e tutte le donne che vivono in Afghanistan e in altri paesi in cui c'è ancora gente pensa che solo gli uomini dovrebbero andare in bicicletta. Sono molto orgogliosa di rappresentare i rifugiati e poter inviare un messaggio di speranza e pace».

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