Basket

A Massagno il potenziale c'è, la testa non ancora

La Sam e il peso di tre sconfitte in otto partite, cosa che non succedeva da quattro stagioni. Quelle del Lugano invece sono sei, ma hanno tutt'altro peso

Alexander Martino cerca di liberarsi dalla marcatura di Nottage
(Ti-Press/Piccoli)

La Spinelli è reduce da tre sconfitte nelle prime giornate, cosa mai successa negli ultimi quattro anni, mentre il Lugano è a due vittorie e sei sconfitte. La stagione della Sam era iniziata con una campagna acquisti che le ha permesso di avere un roster con almeno due giocatori per ruolo, cosa mai successa prima, e un pivot finalmente tale, dopo stagioni a patire sotto le plance. Lasciamo pur perdere la prima sfida di campionato a Ginevra, con l’amalgama ancora approssimativo e un gioco di sperpero come il 3/21 da 3 e il 9/17 nei liberi. Una partita persa nel secondo tempo (49-25) dopo aver dominato il primo: un calo più mentale che fisico, e una mancanza di reattività alla base della sconfitta. Il k.o. di Vevey è invece nato da una percentuale al tiro assurda: 17% da 3, e troppi errori banali, mentre contro l’Olympic la squadra ha perso perché non ha saputo giocare di… squadra e, soprattutto – si fa per dire – ha lasciato la bellezza di 17 rimbalzi offensivi ai burgundi. Ora: si sa della capacità dei vari Jurkevitz e Cotture, ma anche di Martin, di penetrare senza palla per esser poi pronti ai rimbalzi, e lo sanno anche a Massagno per aver perso due Finali con i tap-in di Cotture allo scadere. Ma la lezione non è servita, e l’Olympic ha fatto ciò che ha voluto. Purtroppo, quando ha trovato un bandolo della matassa efficace, dando palla a Clanton in post basso che ha portato punti e falli dei lunghi ospiti, Massagno non ha saputo continuare a sfruttare quel pertugio nella difesa ospite, visto che gli esterni erano con le mani fredde. Inoltre, la difesa a zona impostata in vari momenti non ha fatto altro che mettere in risalto la scarsa mobilità sul perimetro, dove Williams e compagni hanno colpito nell’ultimo quarto in maniera determinante. Se ci mettiamo una scarsa velocità di movimento della palla in attacco, per trovare buoni tiri, ecco che la frittata è fatta. Tre sconfitte tutte ampiamente evitabili a dimostrazione che il potenziale c’è, ma l’insieme e la testa non ancora. Il fatto di non lottare a rimbalzo, sia con la montagna Clanton sia con i vari lunghi e con i tagliafuori dei “piccoli” è un male che si ripercuote forte in questo contesto. O la Spinelli torna a difendere come sa fare, o di partite come queste ne perderà ancora. Ma il tempo è poco in proiezione Final Four e quindi meglio non rischiare.

Le sconfitte del Lugano invece sono sei, ma hanno un peso diverso. La squalifica prima e l’infortunio di Williams poi, unitamente a quelli di Bernardinello e Alì, hanno pesato non poco sull’economia di gioco dei bianconeri che, anche contro le squadre più forti, hanno giocato bene. Monini ha trovato quel Bracelli cercato per anni, capace di uno contro uno, arresto e tiro, assist e difesa che ha fatto la differenza nel reparto guardie. Il tiro di Dell’Acqua, la verve di Donnelly e il ritrovato, a volte, Warden possono garantire una seconda parte di stagione decisamente favorevole. Bisogna solo capire se Williams farà parte del gruppo o se si troverà un sostituto che abbia la stessa voglia, la disponibilità e lo stesso amalgama dei ragazzi sinora visti in campo: anche queste sono armi fondamentali per andare oltre l’ostacolo, come è stato il caso contro il Neuchatel. Perché questo Lugano può ancora fare molto bene e risalire la china e lo si è visto anche nelle sconfitte contro l’Olympic per quasi metà gara e contro la Spinelli fino a inizio ultimo quarto, con due soli stranieri contro i quattro delle avversarie, cosa certamente molto significativa nel nostro contesto.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔