Commento

Fulvio Pelli ha fatto bene a ripresentarsi?

Le giovani leve, quando si trovano continuamente stoppate o sorpassate dai grandi vecchi, prima o poi fanno altro...

9 gennaio 2020
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Oggi alla penna di Lulo Tognola non è sfuggito il neocandidato Plr al Consiglio comunale di Lugano Fulvio Pelli. Il vignettista ironizza con un ‘largo ai giovani’ sotto la caricatura del Fulvio nazionale pronto a dar battaglia. I social, a dire il vero, sono stati molto meno simpatici a chiosare le notizie sulla novità del Pelli candidato al CC di Lugano: non sono mancati il disappunto e la satira al vetriolo. Si è passati dal ‘lulesco’ ‘largo ai giovani’ a ‘un dinosauro al posto di un giovane’ (Michele Bertini, ndr). Qualcuno si è anche chiesto se non fosse il caso che andasse in pensione, mentre un altro rispondeva ‘che la pensione la beccava già’ (ha 69 anni, ndr). Un altro blogger sceso nell’arena digital si è poi chiesto se il neocandidato non avesse altro da fare nella vita. Invero, una domanda molto privata: se uno desidera fare politica attiva tutta la vita – e ci mancherebbe – è certamente libero di farlo.

Il ritorno in pista non è una rarità

Noi osserviamo come il ritorno in pista di Fulvio Pelli non sia una rarità nella storia politica della Repubblica e Cantone del Ticino. Negli scorsi anni, in diverse formazioni, politici di primo piano (consiglieri di Stato non appena divenuti ex) si sono ripresentati alle urne occupando anche per svariati anni seggi nel parlamento cantonale o nei Consigli comunali. Ricordiamo ad esempio Argante Righetti in casa Plr, che continuò a fare il parlamentare cantonale dopo una quindicina d’anni di esecutivo; o, in casa Ppd, Alex Pedrazzini che, dopo aver trascorso due quadrienni a Palazzo delle Orsoline, venne eletto in Gran Consiglio e in Consiglio comunale a Giubiasco. Ma forse la carriera politica più eclatante (perché avvenne in senso inverso rispetto al solito) la fece Marco Borradori: da municipale di Lugano e consigliere nazionale, passò pure lui (per un ventennio) al governo cantonale, per poi approdare al sindacato di Lugano ‘scippando’ la corona a Giorgio Giudici.

Spia di una crisi?

La questione è però un’altra: quanto questi ritorni sono in realtà spia della crisi di un partito? Anni fa due successioni a sé stessi alla testa dei due partiti storici furono il manifesto segno di un problema che poi si confermò anche alle urne. Fu quando Fulvio Pelli successe a sé medesimo alla testa dei liberali radicali e quando Luigi Pedrazzini fece lo stesso alla testa del Ppd. Bis evidenti cartine di tornasole del disagio interno: già, perché, se mancava il ricambio ai vertici, significava che non si era preparato un potenziale successore al timone. Oggi, è vero, è molto diverso. È un dato di fatto che, sempre in seno al Plr e al Ppd (in particolare dopo certi patatrac avvenuti alle recenti federali), c’è chi vorrebbe che ci fosse un ricambio. Ma parliamoci chiaro: non c’è di certo fuori la fila a voler sostituire Fiorenzo Dadò (orfano di Filippo Lombardi), o Bixio Caprara (orfano di Giovanni Merlini) e, tutto sommato, si preferisce tirare diritto senza ulteriori scosse fino a dopo le comunali.

Giovani leve stoppate...

E allora, in definitiva, ha fatto bene o male Fulvio Pelli a ripresentarsi? Se a spingerlo è la voglia di mettere le sue competenze a disposizione del suo partito e della sua città è un bene. Anzianità, lo dimentichiamo spesso nella nostra frettolosa epoca, significa anche esperienza e forse persino saggezza e capacità di farsi ascoltare. Dove invece i problemi potrebbero sorgere per il Plr è che, permettendo il suo come back, si va in senso opposto al rinnovamento, che da sempre è la premessa per poter continuare ad avere un ricco vivaio e a guardare quindi avanti con fiducia. Le giovani leve, quando si trovano continuamente stoppate o sorpassate dai grandi vecchi, prima o poi fanno altro. Cosa che per un partito può diventare un cruccio molto serio.

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