I dibattiti

Forzare la mano non serve. Fare le giravolte neppure

Aggregazioni: Gordola, Lavertezzo Piano e Cugnasco-Gerra, sorte a seguito del nomadismo dalla Verzasca, condividono da sempre il loro destino

Damiano Vignuta
(Ti-Press)

Terricciuole. Chi conosce Gordola, Lavertezzo Piano e Cugnasco-Gerra sa che questo termine accomuna. Si tratta di terreni che si estendevano tra il riale Carcale a Gordola e il riale Riarena a Cugnasco-Gerra. Terre un tempo sotto la giurisdizione dei Borghesi di Locarno e che sono poi state attribuite alle popolazioni locali.

I Comuni ai piedi della Verzasca condividono da sempre il loro destino. Gordola, Lavertezzo Piano e Cugnasco-Gerra sono comunità sorte a seguito del nomadismo dei vallerani al piano durante i mesi invernali, quando la vita in Valle era particolarmente difficoltosa e gravosa.

Questi Comuni negli anni hanno saputo sviluppare, attorno a questa storia comune, una solida comunità. Gli scambi sociali, economici e culturali sono solidi, vivaci e spontanei. Chi percorre le strade del Piano fatica a individuare il confine di queste realtà, che hanno le stesse caratteristiche e la stessa vocazione: quella di essere dei Comuni residenziali. I giovani frequentano le stesse associazioni sportive, la scuola media – con sede a Gordola e tra le più grandi del Cantone – riunisce tutti questi ragazzi; addirittura la Parrocchia di Gordola e la rettoria di Montedato sono storicamente unite.

Tante sono poi le collaborazioni istituzionali, che si sviluppano attorno all'Associazione Comuni Valle Verzasca e Piano. Oggi, per taluni, sembra quasi che tutto questo non conti più nulla. Decenni di discussioni, sostegni reciproci e di solidarietà – forte – con la Valle Verzasca sembrano poter essere cancellati con un colpo di spugna, chissà poi per quale motivo. Il futuro della nostra regione parte dalla volontà di ascoltare il passato e di rispettare le peculiarità di ogni realtà locale, riunendo in un progetto di sviluppo comunità che hanno le stesse aspettative e le stesse prospettive. Forzare la mano non serve, tantomeno fare le giravolte. Sediamoci al tavolo per costruire un progetto di sviluppo comune che sia concertato e motivato; le aggregazioni non debbono lanciare segnali, ma dare risposte.

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