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Aggregazioni: Locarno e Lavertezzo promessi sposi

A buon punto l'elaborazione del dossier per l'inoltro di un'istanza al Cantone. Ma sul Piano il futuro matrimonio non piace a tutti (anzi)

In sintesi:
  • Fa discutere la scelta di Lavertezzo, che aveva lungamente ‘flirtato’ con Gordola
  • Oltremodo critico l'ex sindaco Bacciarini: ‘La Città non ci ha mai difesi’ 
Contro montagna, una ‘fetta’ di Lavertezzo
(Ti-Press)
25 ottobre 2023
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Locarno con Lavertezzo si può fare. Innanzitutto: si vuole fare. Dai due Comuni sta infatti per partire alla volta del Cantone un’istanza per l’aggregazione che «è il frutto di una proposta avanzata da Lavertezzo, risalente a circa un anno fa. I lavori di allestimento del dossier sono in una fase molto avanzata».

A ‘laRegione’ lo conferma il sindaco Alain Scherrer, notoriamente un fautore delle aggregazioni. «Ammetto che le mie mire in qualità di sindaco erano più ampie, e infatti in tutti i modi abbiamo provato a lavorarci, incontrandoci per lo più informalmente con diversi altri Comuni. A sorpresa, è poi arrivata questa suggestione da parte di Lavertezzo, che sul Piano, con Riazzino, confina con la Città. Il Municipio guidato dalla sindaca Tamara Bettazza aveva condotto un approfondimento in Comune che riguardava tre diversi scenari aggregativi, giungendo infine alla conclusione che quello più concreto e sostenuto coinvolge proprio Locarno».

Geograficamente parlando, per intenderci, Lavertezzo copre tutta la fascia contro montagna a nord della strada cantonale – dalla zona dell’Otto’s (che è ancora in territorio di Gordola) all’ex Posta di Gerra Piano – più Montedato (dove c’è la casa comunale) e dispone anche di una zona artigianale.

Scherrer: ‘Che sia una scintilla decisiva’

Giunta la proposta, aggiunge Scherrer, «con molto piacere l’abbiamo accolta, anche perché con Lavertezzo già collaboriamo ad esempio in ambito idrico, e vediamo molto bene la possibilità di stringere nuove sinergie per migliorare i servizi alla cittadinanza». L’augurio del sindaco è «che questa possa essere la scintilla da cui riavviare un discorso aggregativo più ampio nel Locarnese. In questo senso posso dire che già vi sono stati incontri con i rappresentanti di altri Comuni – cito Cugnasco-Gerra, Orselina, Brione s/Minusio e Losone, con cui già collaboriamo – che non chiudono il discorso in divenire, anche se preferiscono rimandare alla prossima legislatura. Con Lavertezzo un progetto concreto ha invece già potuto venire lanciato, come abbiamo anche già detto al Cantone, durante il Film Festival, annunciando l’arrivo dell’istanza».

Tamara Bettazza conferma che in Comune «è stato svolto un lavoro di analisi su tre scenari aggregativi. Ciò è stato fatto con i consiglieri comunali, che riteniamo essere le “antenne” del Comune. Dai risultati emersi il nostro Municipio, a larga maggioranza, ha deciso di intraprendere un processo aggregativo con Locarno. E la Città ha accolto molto favorevolmente questa proposta. Nel processo di avvicinamento alla preparazione dell’istanza, che verrà consegnata a breve in Cantone, il nostro Municipio ha trovato nell’omologo di Palazzo Marcacci un consesso formato da interlocutori seri, preparati e molto disponibili nei nostri confronti».

I contrari

‘Non svendiamo il nostro Comune’

Peraltro, va anche sottolineato che a Lavertezzo non tutti sono pronti a sventolare il vessillo con il Pardo rampante. Andrea Berri, municipale del Centro e Indipendenti, ed esponente di minoranza nell’esecutivo, parla senza mezzi termini di una possibile «svendita del Comune» alla Città da parte della maggioranza di Per Lavertezzo (la lista civica della sindaca), che avrebbe «utilizzato due serate informative, denominate “Visione aggregativa”, in cui una persona incaricata dal Municipio aveva cercato di mostrare i possibili scenari, non spiegando in maniera sufficientemente chiara che quanto emerso sarebbe poi stato utilizzato per intraprendere una strada aggregativa con Locarno».

Secondo il municipale del Centro e Indipendenti «diversi consiglieri comunali non avevano capito l’esercizio, rispondendo in modo casuale. La cosa grave è che sulla base di quella sorta di “workshop” era stato “costruito” uno scenario da cui risultava che la maggioranza della popolazione di Lavertezzo fosse favorevole a un’aggregazione con la Città. Cosa che ovviamente non corrisponde al vero. Faccio altresì notare che gli stessi Enti locali non vedono di buon occhio uno scenario simile».

Quella mozione pendente

Berri ricorda anche la mozione elaborata, presentata nel novembre del 2022, che parlava proprio di questo, e cioè dell’esigenza di “trovare delle soluzioni” ai ben noti problemi finanziari di Lavertezzo, partendo da alcune collaborazioni intercomunali “atte a un avvicinamento aggregativo possibile con Gordola e Cugnasco-Gerra”. Ciò che avrebbe dato seguito al Piano cantonale delle aggregazioni (documento della Sezione enti locali, approvato dal Consiglio di Stato ma non ancora dal parlamento ticinese).

L’altro scenario

La proposta di Cugnasco-Gerra

Cugnasco-Gerra e Gordola rientrano infatti in un’altra consultazione, avviata dal primo Comune nel febbraio di quest’anno con una lettera esplorativa inviata appunto a Gordola, nonché a Tenero-Contra e a Lavertezzo, per coprire un comprensorio di circa 12mila abitanti sul Piano di Magadino. Ebbene, Gordola aveva subito reagito positivamente, Tenero negativamente e Lavertezzo non aveva reagito per niente (a dire di Bettazza «per approfondimenti interni»). Fatto sta che settimana scorsa Cugnasco-Gerra è tornato alla carica proprio con Lavertezzo per avere un riscontro formale. Che a questo punto, con ogni evidenza, non servirà.

Con la lettera di febbraio Cugnasco-Gerra sondava la disponibilità a valutare “un’entrata in materia in merito a possibili scenari aggregativi”; questo, visto che il mittente diceva di aver finalmente “consolidato in maniera ottimale l’organizzazione e l’identità del relativamente giovane Comune”. L’esecutivo del sindaco Gianni Nicoli esprimeva “la convinzione che l’approfondimento di uno scenario aggregativo che coinvolga i Comuni di Cugnasco-Gerra, Gordola, Lavertezzo e Tenero-Contra possa gettare le basi per una progettualità nuova, coesa, forte e autonoma su una realtà territoriale di più di 12mila abitanti lungo la sponda destra del Ticino”.

Vignuta: ‘Non l’abbiamo capita’

Come detto, solo Gordola ha aperto in modo chiaro a un approfondimento. Lo conferma il sindaco Damiano Vignuta: «Abbiamo risposto “presente” a patto che chi si siederà attorno al tavolo lo faccia con convinzione». Parallelamente, Gordola ha dovuto registrare un netto cambio di rotta di Lavertezzo, dopo il lavoro condiviso portato avanti nella scorsa legislatura: «Sì, siamo rimasti sorpresi dal dietrofront. Con loro era stato istituito un gruppo di lavoro con sindaci e vicesindaci. Poi – considera Vignuta – con il cambio di legislatura, della prima composizione sono rimasto solo io. Comunque, con Lavertezzo c’è sempre stata unità d’intenti nel percorrere strade convergenti tramite collaborazioni in diversi ambiti, che hanno sempre soddisfatto la cittadinanza. Un discorso aggregativo ci sembrava un’evoluzione naturale – come indica lo stesso Piano cantonale delle aggregazioni – ma così non è più e ce ne rammarichiamo. Ricordando, per altro, che per Gordola l’aggregazione non è un urgenza, mentre per Lavertezzo, in difficoltà con le sue finanze, lo è».

Lavertezzo che, con un piede già all’altare, non rinnega la vicinanza storica a Gordola, ma, con la sua sindaca, rileva come «il gruppo di lavoro nel quadriennio passato non era riuscito ad approfondire vari temi del progetto aggregativo. Un conto sono le ottime collaborazioni sui fronti scolastico, energetico, idrico, di polizia e non solo; un altro il discorso aggregativo».

L’ex sindaco Bacciarini: ‘Non si fa così’

Indispettito (eufemismo) per il cambio d’orientamento di Lavertezzo, l’ex sindaco di lungo corso, Roberto Bacciarini, esprime tutto il suo disagio: «Ricordo che la commissione di lavoro per l’aggregazione fra il nostro Comune e Gordola era stata istituita nel 2019. Già a quel tempo, prima del Covid, eravamo pronti a uscire con tre newsletter fra la popolazione. Nella prima venivano sottolineate le collaborazioni intercomunali fra Lavertezzo e Gordola; nella seconda si sensibilizzava la popolazione sul tema di una futura aggregazione; e nella terza, prevista nella primavera del 2020, c’era un sondaggio che intendeva verificare la fattibilità dell’operazione. Poi è arrivata la pandemia. A monte, va sottolineato, i due Comuni già collaborano a più livelli (scuola, polizia, acqua potabile eccetera)».

Per Bacciarini, insomma, «andare oggi a stravolgere completamente quello che indica il Piano cantonale delle aggregazioni – che parla di un’unione fra Gordola, Lavertezzo e Cugnasco-Gerra, per un Comune del Piano – significa non tenere minimamente conto della volontà della popolazione. Questo, anche considerando che la Città non ha nulla a che fare con Lavertezzo e che sempre in passato si era chiamata fuori quando si trattava di difendere il nostro territorio da insediamenti indesiderati come ad esempio il postribolo o l’azienda di betonaggio nella zona industriale di pregio».

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