laR+ I dibattiti

È necessario un atto di buona volontà

1 febbraio 2022
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Sgombriamo da subito un equivoco: i livelli nella Scuola media, così come sono stati implementati nel corso degli anni, anche in forma differenziata a seconda delle sedi, hanno fatto il loro tempo. Tecnicamente essi hanno conferito a due materie, il tedesco e la matematica, una preminenza discutibile sulle altre materie e hanno introdotto un requisito unilaterale per l’iscrizione al medio superiore. Pedagogicamente essi hanno sancito e obbligato le scelte postobbligatorie al termine della seconda classe (addirittura con una nota minima di entrata) e hanno veicolato una direzione del sapere privilegiata verso gli studi preaccademici. Esattamente in contrasto con quanto prevedeva la Commissione, che negli anni Novanta ebbi l’onore di presiedere. Il Decs vuole superare questa situazione che si configura anche come discriminatoria e induce un’interpretazione fuorviante nel mondo del lavoro.

Al di là dei toni accesi suscitati dalla proposta dipartimentale (che sfuggono alla logica dell’argomentazione), rimane il dato di fatto che non c’è stata convergenza su di essa, e che forse è stato fatto poco per cercare un’intesa fra opposte visioni, peraltro legittime.

Le divergenze di opinioni riguardano la finalità della scuola dell’obbligo: c’è chi punta l’attenzione sul recupero dell’ipotetico svantaggio socio-culturale degli allievi; c’è chi mette l’accento sulle differenze genetiche degli allievi, alcuni dei quali ritenuti più dotati di intelligenza; infine c’è chi, appoggiandosi sulle moderne concezioni neurologiche (varie forme di intelligenza), psicologiche (l’importanza della motivazione) ed epistemologiche (diverse forme di sapere all’interno di ogni disciplina), ritiene importante offrire agli allievi percorsi diversi di formazione a seconda delle loro caratteristiche. È ormai assai scontato che porre la questione sui concetti di “più dotato” e “meno dotato”, o su un’ipotesi di esclusivo contenimento delle differenze, finisce per riproporre l’attuale contrapposizione di vedute. Meglio quindi abbandonare i concetti di differenziazione e di inclusione perché arrischiano di veicolare opzioni ideologiche.

È la stessa Legge della scuola del 1990, voluta dal compianto Giuseppe Buffi, a chiarire quale dev’essere la direzione da seguire, invocando i “Diritti degli allievi”: Gli allievi hanno il diritto di ricevere un insegnamento conforme alle finalità della scuola e alle loro caratteristiche individuali (Art. 58). Quindi, a meno di contravvenire alle indicazioni della Legge, la scuola deve far di tutto affinché gli allievi apprendano le basi del sapere e nel contempo sviluppino la loro sete di sapere. Con l’introduzione dei laboratori nel primo biennio, il Decs ha fatto un passo innanzi affinché tutti possano assicurarsi le basi delle discipline considerate. La qual cosa può ancora avvenire nel secondo biennio mediante opportune forme didattiche (magari anche laboratori), intese a una migliore acquisizione delle conoscenze trattate nel tronco comune.

Ma non è opportuno fermarsi qui. Occorre dare agli allievi l’opportunità di sviluppare le loro attitudini e i loro interessi in percorsi opzionali differenziati, a effettivi ridotti e possibilmente in più materie (aggiungerei l’italiano). Percorsi in terza e quarta impostati su approfondimenti disciplinari e percorsi orientati su aspetti più applicativi, a libera scelta dagli allievi, e non come adesso sulla base del 4,5 ottenuto nelle rispettive discipline e con un programma unico impostato sui due anni.

Ma questo non basta ancora: occorre ridefinire i criteri di accesso alle scuole postobbligatorie, anche perché esse si differenziano assai. E qui la scuola dev’essere in grado di certificare il profilo generale di un allievo a seconda delle sue potenzialità e motivazioni, indipendentemente dal fatto che abbia seguito questa o quell’opzione, a differenza della situazione attuale che richiede all’allievo di aver seguito i due corsi attitudinali di matematica e tedesco, appositamente confezionati per chi sceglie il medio superiore.

Chiedo quindi al Decs di non fissarsi su un unico modello o, quel che è peggio, di non rinunciare a trovare al più presto una soluzione condivisa.

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