paesi bassi

Ultradestra beffata, Wilders non sarà premier

Non c'è accordo tra i 4 leader della coalizione, si va verso un governo tecnico

Geert Wilders
(Keystone)

È il parlamentarismo, bellezza. Chi vince le elezioni non necessariamente governa. Il calice amaro è toccato questa volta al leader dell'ultradestra olandese Geert Wilders, che su X ha messo la parola fine al suo tentativo di succedere a Mark Rutte alla guida dei Paesi Bassi. "Posso diventare premier solo se tutti i partiti della coalizione mi sostengono: non è stato così", ha annunciato ribadendo la sua volontà di formare "un governo di destra". I negoziati ora continueranno ma su una base diversa, con l'accordo (pare) che tutti e quattro i leader dei partiti compiranno un passo indietro.

L'esito delle elezioni

Per capirci qualcosa occorre riavvolgere il nastro. Le elezioni dello scorso 22 novembre non hanno prodotto una maggioranza chiara alle urne. Il Pvv di Wilders, i liberali di destra (Vvd) di Dilan Yeşilgöz, il Nuovo Movimento Sociale (Nsc) dell'outsider Pieter Omtzigt e il Movimento dei contadini (Bbb) guidato da Caroline van der Plas hanno allora deciso di provare a trovare un'intesa fra loro per esprimere una coalizione di governo.

Circa quattro mesi dopo, arriva l'harakiri dei leader. Si prevede ora che i quattro partiti cominceranno a negoziare i termini di un gabinetto extraparlamentare. I loro leader dovranno poi decidere come definirlo e in che misura i ministri e i segretari di Stato saranno esterni alla politica: l'aspettativa - riportano diversi media olandesi - è che lavorino insieme per assemblare un accordo di coalizione conciso, a differenza del passato.

La situazione

Kim Putters, il laburista proposto dallo stesso Wilders come mediatore tra i partiti e capo dei negoziatori, rivelerà tutti i dettagli sullo stato attuale dei colloqui in una relazione al Parlamento, prevista per domani. Siccome però quando c‘è grossa crisi è un attimo che il ’king maker' diventa king e basta, già circolano le voci che possa essere proprio Putters la figura terza (quasi un tecnico) a cui si affiderebbero i quattro partiti per formare il governo. Il che sarebbe un paradosso.

Il toto-nomi non si ferma ad ogni modo qui. Alcuni menzionano, come papabile successore di Rutte, Ronald Plasterk, l'ex politico laburista che ha guidato l'ultima tornata di colloqui; altri preferirebbero Johan Remkes, il pontiere che ha reso possibile la nascita del Rutte quater. Si vedrà. Di sicuro ci ha rimesso l'ultradestra, la stessa che festeggiava pochi mesi fa.

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